Mentre il ragù che rosola a fuoco lento – e continuerà a farlo per la prossima oretta – spande in tutta la stanza un goloso profumo (antipasto delle lasagne per la cena condominiale di domani), mi sento in dovere di un post che spieghi natura e regole del Padrone e Sotto.
E’ un gioco di carte e bevuta che, nel mio giro di amici, è stato importato anni fa da Pietro e Peppe. A loro lascio il compito di leggere e correggere questo post. Rispetto alla versione originale, diamo più spazio alla bevuta che alle carte, e per sommi capi giochiamo così:
1) si stabilisce la posta per ogni mano (di solito, facciamo mezza birra da 66 cc)
2) scelto il seme che conta in quella mano, si distribuiscono le carte a tutti i giocatori
3) i giocatori che hanno ricevuto in sorte asso e due del seme designato si dichiarano, e sono rispettivamente il Padrone e il Sotto (“Sotto” sta per “vice”, “luogotenente”)
4) il Padrone e il Sotto (ferma restando la gerarchia tra i due) dividono la posta prevista per quella mano invitando chi preferiscono (e, ovviamente, in primo luogo se stessi), con la possibilità di porre il veto ciascuno agli inviti dell’altro
5) fatti gli inviti, chi può beve quanto gli spetta, a meno che…
6) … il giocatore che ha ricevuto in sorte il tre del seme designato, prima che si sia iniziato a bere, fermi il gioco “bussando” (anzi, senza virgolette: bussa proprio)
7) il tre può togliere il bicchiere a chiunque desideri, senza alcun limite: chiaramente, tutti i bicchieri vengono bevuti da chi li ha tolti (questo vale anche nel caso dei veti incrociati di Padrone e Sotto)
8 ) avanti così finché non finisce la posta, e poi un’altra mano, e così via a oltranza.
Queste le regole, fatte salve alcune particolarità che non vale la pena descrivere qui. Ne derivano alcuni corollari.
Innanzitutto, gli “urmi”. Il divertimento principale, più ancora che nel bere, risiede nel non far bere alcune categorie di soggetti, i cosiddetti “urmi”. Esistono due tipi di urmanza, che si potrebbero definire, rispettivamente, collettiva e individuale; sono urmi collettivi coloro che, dall’inizio del gioco, non hanno ancora mai bevuto. C’è un notevole quanto crudele divertimento nel vedere qualcuno che non beve mai mentre gli altri collezionano bicchieri, e il gioco non guarda in faccia a nessuno: mi è capitato di restare urmo per tutta la sera di un mio compleanno… Dunque, il buon giocatore di Padrone e Sotto non inviterà mai qualcuno che ancora non abbia bevuto, per non “liberarlo”. I liberatori di urmi sono solitamente assai mal visti dagli altri giocatori: dunque, l’unico modo di liberarsi senza fare affidamento sulla pietà (e la scarsa dimestichezza col gioco) di altri giocatori è pescare il Tre. Ci sono poi gli urmi individuali: nel corso del gioco si stringono “alleanze” e si creano inimicizie-urmanze, legate ovviamente alla gestione della birra. Attenzione: i giocatori di Padrone e Sotto sono estremamente suscettibili, per cui è facilissimo diventare urmi di qualcuno, e capita che le urmanze si estendano oltre la singola partita (vero, Peppe?)!
Uno dei principali “sgarbi” che possono essere fatti anche inavvertitamente è non offire da bere al Tre, seppure ancora ignoto. In effetti, poiché egli, chiunque sia, ha diritto di vita e di morte sul bicchiere degli stessi Padrone e Sotto, è cosa buona e giusta che questi cerchino di ingraziarselo riservandogli una bevuta (e brindando pure con lui, o perlomeno con il suo bicchiere).
Più si va avanti, comunque, e più le occasioni di discussione si moltiplicano: sarebbe divertente raccontarne qualcuna, ma percepisco che il ragù necessita delle mie cure…
sono commosso.
giuro.
aggiungerei solo una cosa, la dinamica della doppia carta: 25 (tre e due) e 29 (tre e asso). La saggezza popolare è piena di aneddoti e di giocate specifiche per queste situazioni. Non c’è niente di più straziante infatti di un bicchiere offerto all’urmo e subito dopo bussato!
Una sola piccola postilla va aggiunta a quanto egregiamente esposto dall’autore del post (nonché il mio urmo preferito) ed è quella riguardante la pratica del ‘trombettiere’.
Questo tipo di giocata richiede, da parte di chi la attua, notevole esperienza e rapidità di esecuzione per cui si sconsiglia ai meno esperti di effettuare velleitari tentativi fin qunado non si dispone di una buona padronanza (o sottanza) del gioco.
Il ‘trombettiere’ si attua solitamente nella situazione in cui il padrone (che è il solo che può eseguirlo) si trovi come sotto un suo urmo o, a seconda delle situaizoni, un urmo collettivo e consiste nel tentare di bere da solo tutta la birra in palio in quella mano portando urmi tutti gli altri giocatori, compreso il tre. l’esecuzione del trombettiere è accompagnata dalla dichiarazione fatta a voce alta e non fraintendibile “PER TE NON CE N’E'” (riferito ovviamente al sotto). Immediatamente dopo la formulaizone della frase dichiaratoria il padrone porterà la bottiglia alla bocca e berrà tutta la birra senza staccare le labbra dalla bottiglia stessa in un unico sorso come fosse appunto un ‘assolo di tromba’.
L’unica figura che può interrompere tale giocata è il TRE che come nelle altre situazioni di gioco può bussare e quindi usufruire lui stesso della birra in questione.