Stamattina uno dei miei primi pensieri dopo “Figa, è tardissimo!” è stato “Figa, devo comprare Liberazione!” (i miei pensieri protomattutini sono tutti esclamazioni, quasi tutte in questa forma). Sull’autobus ho letto l’editoriale del nuovo Direttore Dino Greco, ex segretario della Camera del Lavoro di Brescia, che ho particolarmente apprezzato:
Una cosa non potrà aver luogo: che il giornale persegua con metodo lo scioglimento del suo editore perché con tutta evidenza questo genererebbe un cortocircuito letale. Una cosa è la dialettica, la polemica ruvida; una cosa è la difesa della libertà di espressione di cui si nutre ogni vitale processo creativo, un’altra è l’attacco frontale alla stessa ragione di esistenza del partito, dipinto come un’accolita di nostalgici adoratori di icone ideologiche, orfani di pensiero critico, “orticello avvizzito” che fa strame del “grande sogno di Rifondazione Comunista”.
Le orecchie del vecchio Direttore e di alcuni suoi collaboratori devono aver cominciato a fischiare: è difficile descrivere con maggiore concisione (e allo stesso tempo con pregevole eleganza) la natura dell’operazione portata avanti da Sansonetti & Co. Da anni docile portavoce della linea bertinottiana liquidazionista del partito e delle idee comuniste, in nome di una malintesa “modernità”, Liberazione si è distinta dopo il congresso e la sconfitta di quella linea per essere, come è stata brillantemente definita, l’unico giornale comunista anti-comunista del mondo. Per mesi, il tentativo di sanare questa evidente anomalia (il quotidiano di un partito che si schiera apertamente e offensivamente contro la maggioranza dei militanti di quel partito!) è stato dipinto come un attentato alla libertà di pensiero e di stampa, da parte di dirigenti “stalinisti”, “incapaci”, “omofobi”.
In pratica, questa indecente campagna per la “indipendenza” dal partito del giornale del partito ha fatto da volano per il vero e proprio sabotaggio messo in atto a ogni livello dalla minoranza di Chianciano nei confronti della maggioranza, ed è stata utilizzata strumentalmente per preparare il terreno alla scissione, messa in atto proprio in questi giorni da una parte dell’area bertinottiana. Non è certo un caso se la scissione è stata annunciata proprio in occasione della destituzione di Sansonetti! (che poi, diciamocelo, fa un po’ ridere che un gruppo provochi una scissione allo scopo di perseguire “l’unità della sinistra”, no?).
Bene, finalmente oggi il nuovo corso del giornale è iniziato. Ci vorrà del tempo per verificare che la nuova Liberazione sia effettivamente uno strumento utile al radicamento delle idee comuniste, ma intanto oggi (ho avuto tempo di leggerne solo metà finora) ho letto un buon articolo sulla Palestina (vedrò di scrivere qualcosina anche quassù, sperando che nel frattempo sia cessato l’attacco) e un altro interessante e originale su Obama (oh no, di nuovo quel motivetto!). Soprattutto – sempre che la seconda metà del giornale non mi riservi brutte sorprese – non ho trovato invettive contro la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela, o a favore della restaurazione del capitalismo a Cuba. Per adesso mi accontento, e continuerò nei prossimi giorni ad esclamare, sceso dal letto: “Figa, devo comprare Liberazione!”
Bell’inizio. Una sola nota stonata. Come mai tutto quel Figa? Sarai mica omofobo?
Anche il mio primo pensiero la mattina è “Figa!”
E basta…