Super Sabina


Al servile Aldo Grasso non sarà di certo piaciuta, ma il pezzo di Sabina Guzzanti in coda all’ultima puntata di Annozero per me è stato uno dei momenti di satira più alti visti negli ultimi anni. La vicenda è nota: dopo la puntata precedente Vauro era stato ostracizzato per aver osato mettere a nudo, nel momento della tragedia e dell’unità nazionale per il terremoto in Abruzzo, ipocrisie e responsabilità. Michele Santoro ha chiamato a sostituirlo Sabina, che munita di toga d’ordinanza ha inscenato una requisitoria di dieci minuti contro il vignettista.

Non faceva ridere – ha criticato più di qualcuno, e non necessariamente persone di destra. Vero, almeno in parte. In realtà un paio di battute memorabili c’erano (la migliore: “E questa la chiamate satira? Io la chiamo *spia*!”), ma certamente il tono generale non era affatto comico. Del resto, aveva premesso che “questa sera non sono qui per fare parodie, non è il momento di ridere, e probabilmente non lo sarà mai“. Avrebbe dovuto? Io credo di no.

Gli autori di satira non sono comici, nonostante i tentativi dei media più asserviti di confondere i ruoli. I comici devono far ridere, la satira deve squarciare il velo di ipocrisia che copre la realtà a uso e consumo dei potenti, deve mostrare il re nudo. Spesso denudare il re fa ridere, ma si tratta di un accessorio, non dello scopo principale.

La risata è uno strumento dell’autore di satira, uno strumento potente, certo, ma non l’unico a sua disposizione. In un momento in cui l’informazione di massa è controllata strettamente e deformata, in cui certe cose semplicemente “non si dicono”, la missione della satira è mostrare la realtà come è, denunciare non solo i crimini ma anche il silenzio sui crimini, ed esporne i responsabili. Qui non si tratta più di mettere alla berlina potenti già poco credibili, ma di smascherare governanti e loro protetti che, a dispetto dei disastri che combinano, appaiono forti e affidabili.

Forse allora in questo caso un pezzo che “non fa ridere” è stato il più efficace. Del resto qui da ridere c’è ben poco…

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