«La rottura di un asse di un carrello del vagone merci è un incidente tipico che non è stato mai tenuto nella giusta considerazione nonostante l’elevatissimo rischio connesso. Esso si è ripetuto innumerevoli volte, sempre fortunatamente con conseguenze meno gravi, da ultimo nei giorni scorsi sempre in Toscana, a Pisa S. Rossore ed a Prato».
«Rinnoviamo la più ferma critica al gruppo dirigente delle Ferrovie che ha dirottato risorse e tecnologia sul servizio ‘luccicante’ dell’alta velocità lasciando che il resto del servizio ferroviario, in particolare merci e pendolari, deperisse sia in termini di qualità che di sicurezza».
Questa la denuncia dei delegati RSU / RSL dell’Assemblea Nazionale dei Ferrovieri dopo il tragico incidente che provocato una strage a Viareggio, la notte scorsa. Non posso che sottoscriverle, e c’è poco da aggiungere.
Adesso, oltre al dolore per le vittime e alla solidarietà per chi ha perso parenti e amici, c’è il disgusto per il patetico e oltraggioso scarica-barile di queste ore: le Ferrovie dello Stato incolpano la Gatx, società austriaca proprietaria dei vagoni, che accusa il proprio cliente, beneficiario del trasporto, per l’omessa manutenzione. Non sa però indicare chi sia questo cliente: “ne abbiamo migliaia”.
E la verità è che 13 persone (per il momento) sono morte in fondo perché tutti gli attori di questa squallida rappresentazione hanno voluto guadagnarci un po’ di più, per risparmiare a ogni passaggio sul costo di controlli che sarebbero stati doverosi. Del resto non mi aspetto niente di meno da un’azienda come le Ferrovie, capace lo scorso anno di licenziare il RSL Dante De Angelis, reo di aver denunciato le responsabilità dell’azienda dopo una serie di incidenti ferroviari. Per legge o per contratto i controlli erano responsabilità del vettore, come afferma l’A.D. delle Ferrovie, Mauro Moretti? In questo caso, a essere sotto accusa non è soltanto un’azienda, ma l’intero sistema che rinvia all’ultimo e meno controllabile passaggio la verifica della sicurezza, considerata un fastidioso orpello e non il primissimo bene da garantire.
Questo è il vero significato della privatizzazione dei servizi pubblici, in fondo. Spostare l’obiettivo, non più il servizio in sè ma il tornaconto economico di chi investe (poco). Spostare l’obiettivo significa trasferire i fondi da ciò che servirebbe ma non rende, come la sicurezza o la vivibilità dei treni per i pendolari, a ciò che assicura profitti senza avere alcuna tangibile utilità, in primis alle speculazioni intorno all’Alta Velocità.
Finché la logica che guida gli investimenti sarà questa, è inutile sperare che per magia cessino gli incidenti. Tragedie come quella di Viareggio continueranno a capitare fino a quando i servizi pubblici non saranno gestiti secondo le esigenze degli utenti e dei lavoratori, per fornire un servizio e non per ottenerne un profitto.