Poche ore fa – alle nove del mattino di domenica 2 agosto! – la polizia ha sgomberato la INNSE Presse di Milano.
La fabbrica era stata chiusa dal suo padrone, Silvano Genta, alla fine di maggio del 2008. Per 3 mesi, fino a settembre 2008, operai e quadri dello stabilimento, una cinquantina di lavoratori in tutto, hanno continuato a produrre e a soddisfare le commesse che ancora arrivavano, nonostante gli innumerevoli tentativi di sgombero e di sabotaggio. Hanno perfino trovato un acquirente che avrebbe potuto rilevare l’impresa per proseguire la produzione. Ma non erano queste le intenzioni del padrone: il 17 settembre 2008 Genta ha ottenuto il sequestro del capannone e l’intervento della forza pubblica che ha obbligato i lavoratori a lasciare le macchine. Gli operai si sono spostati fuori dai cancelli ed è iniziato così un presidio durato fino a stamattina.
Per oltre un anno, i lavoratori che percepivano soltanto la mobilità hanno impedito al padrone di portare via o perfino sabotare i macchinari: la tattica di Genta era infatti dimostrare che la fabbrica non avrebbe più potuto produrre per la mancanza o l’inefficienza delle macchine, e così poterle rottamare ricavandoci qualche milione di euro. Una operazione di pura e semplice speculazione, se si pensa che Genta aveva comprato l’impresa pochi anni fa per 750.000 euro, usufruendo dei benefici stanziati dal governo Prodi: quanto un appartamento in centro a Milano.
Non si contano i tentativi del padrone di cacciare i lavoratori con la forza pubblica, o di danneggiare di nascosto i macchinari: ad esempio, lo scorso 27 febbraio il figlio di Genta è stato sorpreso insieme ad alcuni collaboratori mentre stavano iniziando a danneggiare i quadri elettrici di alcune macchine, dopo che si erano introdotti come dei ladri all’interno della fabbrica: sono stati scoperti appena prima che il danno diventasse irreparabile.
Oggi si è consumato l’ennesimo atto di questa vicenda: da vigliacchi, la mattina della prima domenica di agosto, quando la capacità di reazione è al minimo. C’è appena bisogno di commentare il disgustoso paradosso di questa società e sulla natura di questo Stato, in cui la polizia viene utilizzata per consentire a uno sciacallo di speculare su un’azienda perfettamente produttiva, sulla pelle di 50 lavoratori e delle loro famiglie.
Ma di certo non finisce qui: già adesso si stanno radunando gli operai e hanno occupato la tangenziale, proprio di fianco alla fabbrica, si preparano a difendersi dalle prevedibili cariche della polizia in quella che sarà una giornata campale. A breve l’assemblea dei lavoratori deciderà quali misure prendere per resistere all’attacco e difendere, ancora una volta, la fabbrica. Qui potrete trovare gli aggiornamenti.
Tutti quelli che possono facciano girare la voce, e se ne hanno modo vadano al presidio: c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile.
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