L’avevamo lasciata, circa un mese fa, con 7 operai sul tetto e un presidio davanti alla fabbrica per difendere il posto di lavoro di 174 persone e la vita delle loro famiglie. Sono passate le settimane, sui giornali non c’è traccia di questa lotta, figurarsi in televisione, e anche google news è avaro di notizie.
Ma la lotta è tutt’altro che terminata: vediamo di fare il punto della situazione.
Il 28 agosto i lavoratori accorrono in massa all’incontro convocato dalla prefettura di Potenza negli uffici di Confindustria. La loro determinazione è tale che, senza temere il blocco della polizia (ci saranno anche degli scontri e qualche contuso), ottengono dalla famiglia Pellegri, proprietaria dell’azienda, la sospensione della mobilità. In cambio i lavoratori si impegnano a far scendere dal tetto i loro 7 compagni.
Siccome qua nessuno è scemo, viene mantenuto il presidio nel piazzale davanti ai cancelli: dei padroni non ci si fida più. Giustamente, dal momento che, appreso che il presidio non viene sciolto, e in barba agli accordi presi davanti al Prefetto di Potenza, il 30 agosto la proprietà dichiara che “non sussistono le condizioni per la sospensione della procedura di mobilità“, proprio a causa del “mancato sgombero di tutte le aree interne al perimetro aziendale“, e quindi del “mancato ripristino della legalità“. C’è poco da fare ironia, purtroppo, sul bizzarro concetto di legalità a cui si riferiscono i padroni, in questo come in molti altri casi…
Per il 4 settembre viene convocato presso il Ministero dello Sviluppo economico un incontro tra i lavoratori, la proprietà e la FIAT, principale committente della LASME. Un centinaio di operai raggiunge la capitale per manifestare la propria rabbia, rabbia che cresce quando si scopre che la “proposta” del Governo si riduce alla concessione di due anni di cassa integrazione straordinaria.
In assenza di un accordo, l’incontro viene aggiornato a una data successiva, inizialmente indicata nel 16 settembre. Forse allo scopo di rendere impossibile un’altra mobilitazione come quelle che hanno avuto luogo a Potenza e nella stessa Roma in occasione dell’incontro precedente, l’appuntamento slitta prima al 21, poi al 23 settembre.
Finalmente l’incontro ha luogo, e si intravede per la prima volta la possibilità di una soluzione che non implichi la chiusura dello stabilimento. La proposta è però ancora irricevibile: la produzione riprenderebbe soltanto per una parte della commessa, e sarebbero mantenuti in servizio soltanto 40 lavoratori su 174. I padroni cercano così di dividere i lavoratori, tra quelli che avrebbero (almeno temporaneamente) il posto, e quelli che dovrebbero rinunciarvi: è la tattica più vecchia del mondo, quella del divide et impera. Solo la determinazione e l’unità dei lavoratori possono consentire di vincere la lotta!
Informazioni aggiornate sulla vicenda, nel silenzio degli organi di informazione, si possono trovare sul sito del presidio LASME, dove è indicato anche il modo per contribuire alla cassa di autofinanziamento aperta dai lavoratori in lotta (IBAN IT15D0525642100000000914202, conto intestato a Comitato Lavoratori in lotta LASME 2).
Sul sito di FalceMartello, invece la condivisibile analisi di Jacopo Renda.
Avanti con la lotta, fino alla vittoria!