Mercoledì sera un nuovo giornale vedrà la luce a Pavia: si chiama Bonarda, e non poteva esserci luogo migliore per inaugurarlo che l’Osteria Sottovento. Non è e non sarà giornale di questo o quel partito, ma è connotato chiaramente a sinistra: i suoi contenuti, tra il serio e il faceto, saranno dunque improntati all’antirazzismo e antifascismo, alle lotte per i diritti (dall’acqua al lavoro) che si combattono anche nella nostra città, magari lontano dai riflettori della Provincia Pavese.
Mentre altri giornalini a Pavia possono contare sul più o meno cospicuo finanziamento dell’Università, il nostro dovrà arrangiarsi da solo: la festa di inaugurazione servirà anche a questo.
L’Avvocato Laser contribuisce al giornale in veste di sponsor, e anche scrivendo qualche articolo. Sul primo numero potrete leggere ad esempio questo, in forma di lettera.
COMMENTO A UN ARTICOLO APPARSO SU KRONSTADT
Per i non-pavesi, Kronstadt è un mensile universitario (o meglio: stampato con il contributo dell’Università) nato come giornale di sinistra, e con questa fama conosciuto ancor oggi tra gli studenti e i giovani di Pavia.
Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani il numero di luglio, sul quale in prima pagina compare un articolo dal titolo accattivante: “L’era del Diritto & l’Immane Immonda Immigrazione Imminente”, firmato da Matteo Bertani.
Affascinato dall’arguzia del gioco di parole e interessato all’argomento, non ho esitato a leggerlo e credo, dopo averlo letto, che valga la pena commentarne il contenuto con qualche nota a margine.
“Primariamente esiste una domanda: può considerarsi diritto fondamentale dell’uomo lo spostarsi liberamente sulla superficie terrestre?”
Io e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non abbiamo dubbi: la risposta è “sì” (art. 13: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”). Ci confondiamo dunque, io e la Dichiarazione, nella massa di quanti hanno “un approccio minimamente libertario” alla questione.
Al contrario, ci illustra Bertani, “una risposta coerente con il mondo tangibile sarebbe: proprio no“. Di fronte al nostro stupore, l’Autore cita un esempio: “Provate a presentarvi alla dogana elvetica sprovvisti di documenti idonei. Dubito vi farebbero passare senza battere ciglio“. Dunque – è il ragionamento – se in Svizzera non si può entrare senza passaporto, questo non può che implicare che non si può considerare un diritto fondamentale dell’uomo lo spostarsi liberamente ovunque preferisca. E soprattutto, parrebbe di leggere tra le righe, significa che è *giusto* che non sia un diritto fondamentale…
Chiusa con questo esempio inattaccabile la prima questione, si può passare alla seconda domanda: “L’immigrazione è un problema?” La retorica si spreca: “gli esseri viventi si spostano alla ricerca di risorse … questo accomuna gli uomini di ogni razza [brutta espressione, credevo che gli uomini fossero di una sola razza, quella umana…] ai batteri di ogni forma. Se si pensa poi che l’immigrazione genera cronicamente mandrie di uomini costretti ad affrontare le asperità di un viaggio colmo di interrogativi … la risposta non può esser più scontata: è un problema e basta“.
La tentazione di riprodurre l’intero articolo è forte. La “cosa” viene “classicamente affrontata in termini ideologici, peggio ancora: politici, economici ed infine populisti (notare la sapiente disposizione degli aggettivi) … senza cogliere il nocciolo della questione. Senza dire ciò che andrebbe veramente detto. Senza rischiare di scandalizzare per far ragionare tutti“.
Meno male che c’è Matteo Bertani, che ha pronte per noi “le eventuali proposte risolutive, o quantomeno migliorative, di una condizione sociale oggettivamente intollerabile“: leggiamole a pagina 6.
“1) Siamo anti-militaristi. Ma gli eserciti ci sono. Usiamoli al meglio.” E come? – si chiede il lettore un po’ preoccupato. E forse il motivo per qualche preoccupazione c’è: “potremmo piazzare qualche migliaio di volonterosi a guadagnarsi la pagnotta tra il sud Africa e il Sahara, monitorando le rotte migratorie, con regole di ingaggio piuttosto ampie, non per sparare ai migranti, certo, ma ai trafficanti di uomini, sì!”
Non sto inventando, giuro, c’è scritto così. E così, nel giro di poche righe, il buon Bertani dimostra che:
a) non ha un’idea neppure vaga di come sia fatta e quando sia grande l’Africa (ve l’immaginate, uno sbarramento di soldati che controlla la zona “tra il sud Africa e il Sahara”? Altro che Afghanistan…)
b) non ha un’idea neppure vaga di quali siano “le rotte migratorie” (nemmeno stesse parlando di cicogne che vanno a nidificare) E più importante ancora, per uno che sta scrivendo un articolo sull’immigrazione,
c) non ha un’idea neppure vaga di quali siano le ragioni fondamentali che spingono milioni di persone dai Paesi poveri a quelli ricchi: parla della cosa letteralmente come se fosse la tratta degli schiavi, come se i migranti che arrivano in Italia e nel resto d’Europa fossero costretti da “trafficanti di uomini”, frusta alla mano, a lasciare la loro terra, e non cercassero invece disperatamente di sfuggire a miseria e guerre.
Ma passiamo oltre, e leggiamo la seconda proposta:
“2) La nostra patria è il mondo. Ma gli accordi internazionali esistono.” E quindi? “L’ultimo anello forte non preserva una catena debole e, giacché Gheddafi regna parecchio più a nord del Congo, vedrei molto più utilmente quei soldi [oggi spesi per sovvenzionare Gheddafi e la Libia] spesi per sovvenzionare stati da cui i flussi migratori partono, impiegati affinché questi flussi si regolarizzino alla fonte“. Aiutiamoli a casa loro, insomma. E “se si dovesse appurare che il gestire un signorotto della guerra a caso possa risultare molto più difficile che non un presidente monarca come colui citato prima [Gheddafi], si ricordi il punto sopra esposto“: cioè, mandiamogli i soldati così imparano a comportarsi bene.
Superate le difficoltà della sintassi non proprio ciceroniana (“ma da che pulpito…” dirà qualcuno) vediamo un po’ se abbiamo capito bene: i flussi migratori vanno “regolarizzati” alla fonte, sì, ma come? Sovvenzionando lautamente i signori della guerra locali affinché “convincano” i migranti a restarsene lì. E se non li convincono? Mandiamo la cavalleria. D’altra parte, se non si può entrare in Svizzera senza un documento idoneo, perché si dovrebbe poter uscire dal Congo senza l’autorizzazione dei governi europei?
“E siamo a posto“, conclude Bertani. Se lo dice lui, possiamo stare tranquilli, e leggere la terza proposta:
“3) Il capitalismo è una schifezza. Ma possiamo agire col senno di poi. Lo sviluppo sostenibile è realtà e può non essere neo colonialismo. Basterebbe tentare di esportare, con investimenti mirati e controllati, quel poco di produttività e ricchezza di cui questa gente necessita, tenendo alla larga le storture del nostro mostro primo mondo. Già li metteremmo nelle condizioni di trovar vicino casa ciò che invano cercano qui. Sopravvivenza e giusto compenso al loro valore umano.”
Ora, a parte che non si comprende esattamente che cosa c’entri con questo discorso il “senno di poi”, e detto che lo sviluppo sostenibile non sembra affatto essere realtà al momento, questa proposta ha proprio il sapore amarognolo del neo colonialismo, se non addirittura del colonialismo vecchio stampo. Anche nei toni: perché mai ad esempio “quella gente” necessita soltanto di “quel poco di produttività e ricchezza”? E quale sarebbe il “giusto compenso al loro valore umano?” Sono espressioni quantomeno infelici – e non sono le prime che incontriamo in questo articolo. Ma non temete, non sono neppure le ultime. Infatti…
“4) Nessun uomo è bestia“. Ma… “Ma ci sono culture che difficilmente si integrerebbero direttamente con la nostra. Educare alla convivenza è doveroso. Significherebbe anche non costringere un immigrato a dividere un bilocale con dieci suoi connazionali, istruendolo a parlare una lingua comprensibile, convincendolo che sarebbe consono mantenere l’igiene personale su livelli adeguati“. Ecco, si vedeva che ce l’aveva sulla punta della lingua. Alla fine non ce l’ha fatta a tenersi: “gli immigrati non si capisce che cosa dicono quando parlano, e poi puzzano”, questo è il risultato della profonda riflessione di Matteo Bertani sul fenomeno immigrazione. Che sottolinea il concetto con una simpatiaca freddura: “Certo ormai avrò parecchia puzza sotto il naso, ma anche quella del vicino multietnico non scherza…“.
Ora, si potrebbe tranquillamente ridere di un articolo così. Gli spunti non mancano, dallo stile saccente alle vere e proprie idiozie che vi sono contenute: le due cose combinate formano un mix di comicità involontaria davvero irresistibile. Ridiamone pure, dunque. Ma la risata non copra l’indignazione e il disgusto per un’apologia delle più becere idee razziste che si nascondono maldestramente sotto una patina di ipocrita “apoliticismo” e di gratuita provocazione.
Trasuda da ogni riga dell’articolo di Kronstadt l’idea arrogante della superiorità della cultura occidentale, il disprezzo e perfino il materiale disgusto per quella che è descritta senza nemmeno tanti giri di parole come una “razza” inferiore.
A ripugnare più di ogni altra cosa, forse, è l’ipocrisia di questo tipo di argomentazioni e dei suoi portabandiera, di cui in fondo il povero Bertani non è che un misero epigono. Perché, in fondo, gli unici per i quali l’immigrazione *non* è un problema sono piccoli e grandi imprenditori che approfittano dell’enorme ricattabilità di immigrati regolari e irregolari per sfruttarli a piacimento – loro sì quasi con la frusta in mano! Ma di questo non c’è traccia nell’articolo di Kronstadt, così come non ve n’è traccia del resto nei giornali e in televisione.
E sì, idee come quelle di Bertani sono diffuse nella nostra società contemporanea, spesso con altrettanta confusione e ignoranza, alimentate dai decreti sicurezza e dalle leggi contro gli immigrati. Ma questo non è un buon motivo per accodarsi all’andazzo: anzi, è ancora più fondamentale levare alta la voce contro questo tipo di idee, per evitare che diventino luogo comune più ancora di adesso.
Kronstadt mi piaceva di più quando era un giornale di sinistra.
Gentile Avvocato Laser,
la ringrazio per l’attenzione e il tempo dedicatomi.
Gradirei, per pura verità giornalistica, riportare integralmente l’articolo da lei brutalmente smembrato e snaturato nella sua volontariamente ironica esposizione (l’uso della parola razza, ad esempio, e l’accostare immigrati a colonie di batteri, erano fronzoli stilistici).
Se non mi crede sarà presto mia premura invierle ulteriori personali articoli, più o meno recenti, dai quali, una persona della sua cultura, potrà certamente comprendere la reale natura dello scrivere.
Non entro nel merito delle critiche che lei mi muove, nemmeno in quello delle infamanti e ingiustificate accuse. Non è necessario, non cambierebbe di una virgola quanto scritto da entrambi.
Solo la pregherei di essere più leale e non utilizzare metodi tipici della disinformazione, riportando solo le frasi funzionali alla sua tesi.
Perché vede: le lettere dell’alfabeto sona al più 26, e credo anche lei abbia usato, e più di una volta, quelle che compongono la frase davvero ignobile e impronunciabile:
“l’avvocato laser odia i negri”
Con (non) doveroso rispetto,
Matteo Bertani
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L’Era del Diritto & l’Immane Immonda Immigrazione Imminente
Primariamente esiste una domanda: ‘può considerarsi diritto fondamentale dell’uomo lo spostarsi liberamente sulla superficie terreste?’.
Un approccio minimamente libertario direbbe: ovviamente sì.
Una risposta coerente con il mondo tangibile sarebbe: proprio no.
Provate a presentarvi alla dogana elvetica sprovvisti di documenti idonei. Dubito vi farebbero passare senza battere ciglio.
Di domanda ne esiste conseguentemente un’altra: ‘L’immigrazione è un problema?’.
Qui una risposta diretta sarebbe davvero azzardata. Che sia un processo naturale non ci sono dubbi: fino a prova contraria gli esseri viventi si spostano alla ricerca di risorse, verso le zone maggiormente ricche delle stesse. Questo accomuna gli uomini di ogni razza ai batteri di ogni forma. Se si pensa poi che l’immigrazione di cui si parla genera cronicamente mandrie di uomini costretti ad affrontare le asperità di un viaggio colmo di interrogativi, pieno di barbarie, che li costringe sistematicamente a subire violenze e soprusi di ogni genere, la risposta non può esser più scontata: è’ un problema e basta.
Ovvio che da più parti la cosa venga classicamente affrontata in termini ideologici, peggio ancora: politici, economici ed infine populisti. Tutti gli schieramenti si esprimono sulla base del loro humus elettorale, attenti a rinforzare i favori dei loro potenziali o concreti elettori. Senza cogliere il nocciolo della questione. Senza dire ciò che andrebbe veramente detto. Senza rischiare di scandalizzare per far ragionare tutti. Al massimo ci si sbilancia, con dichiarazioni lontane dall’ovvietà un delta piccolo a piacere, nel solo tentativo di spuntare qualche punto percentuale dei consensi, statisticamente appannaggio degli avversari.
Sarebbe inutile, tedioso e sperpero d’inchiostro passare in rassegna tutte le contraddizioni che da questo scenario scaturiscono. Andremo quindi diretti verso le eventuali proposte risolutive, o quantomeno migliorative di una condizione sociale oggettivamente intollerabile, sperando sia il lettore ad incontrare di volta in volta i paradossi insiti nell’inaccettabile condizione attuale, capendo che non sempre è assoluto male ciò che non sia il sommo astratto bene.
1) Siamo anti-militaristi. Ma gli eserciti ci sono. Usiamoli al meglio.
Invece che contingenti pseudo super partes, (es. caschi blu dell’ONU) disseminati quasi ovunque inutilmente a spese dei contribuenti del globo, potremmo piazzare qualche migliaio di volenterosi a guadagnarsi la pagnotta tra il sud africa e il sahara, monitorando le rotte migratorie, con regole di ingaggio piuttosto ampie, non per sparare ai migranti certo, ma ai trafficanti di uomini, sì!
2) La nostra patria è il mondo. Ma gli accordi internazionali esistono. Fa specie si sovvenzioni le barbarie libiche (per chi non lo sapesse è comprovato come i militari libici schiavizzino per mesi coloro i quali arrivano nei loro territori per far loro riscattare un illecito pedaggio), trascurando le vere sorgenti del fenomeno. L’ultimo anello forte non preserva una catena debole e giacché Gheddafi regna parecchio più a nord del Congo, vedrei molto più utilmente certi soldi spesi, per sovvenzionar gli stati da cui i flussi migratori partono, affinché questi flussi si regolarizzino alla fonte. Se si dovesse appuntare che il gestire un signorotto della guerra a caso possa risultare molto più difficile che non un presidente monarca come colui citato prima, si ricordi il primo punto sopra esposto. E siamo a posto.
3) Il capitalismo è una schifezza. Ma possiamo agire col senno di poi. Lo sviluppo sostenibile è realtà e può non essere neo colonialismo. Basterebbe tentare di esportare, con investimenti mirati e controllati, quel poco di produttività e ricchezza di cui questa gente necessita, tenendo alla larga le storture del nostro mostro primo mondo. Già li metteremmo nelle condizioni di trovar vicino casa, ciò che invano cercano qui. Sopravvivenza e giusto compenso al loro valore umano.
4) Nessun uomo è bestia. Ma ci sono culture che difficilmente si integrerebbero direttamente con la nostra. Educare alla convivenza è doveroso. Significherebbe anche non costringere un immigrato a dividere un bilocale con dieci suoi connazionali, istruendolo a parlare una lingua comprensibile, convincendolo che sarebbe consono mantenere l’igiene personale su livelli adeguati. Certo ormai avrò parecchia puzza sotto il naso, ma anche quella del vicino multi-etnico a volte non scherza.
Chi invece trascuri tutto questo, considerando sognante le invasioni barbariche che fecero crollare il fu glorioso romano impero, come un fatto storico ripetibile oggi giorno, forse fa male i suoi conti. Allo stesso modo di chi crede che con la sola forza si possa fermare semplicemente il fenomeno, con qualche relitto sul fondo del mare, lager di accoglienza temporanea sulle isole, fosse comuni fuori patria.
L’impero siamo noi. L’impero siete voi. Io ci sogno tutti sotto un unico cielo.
Matteo Bertani
Grazie per il commento (ci diamo veramente del Lei? non fa un po’ ridere?)
Ho riletto il tuo articolo nella versione integrale che hai riportato sopra. Resto totalmente convinto che si tratti di un articolo sostanzialmente razzista (nella sua oggettività, a prescindere dal fatto che tu sia razzista o meno e a prescindere anche dalle tue intenzioni mentre lo scrivevi), e non credo di averne fatto una caricatura particolarmente deformata.
Quanto all’ironia, se c’è mi sembra male indirizzata: a sentirsi presi in giro credo sarebbero gli immigrati, non certo i razzisti.
A ogni modo, ai lettori – i pochi di questo sito, i molti di più (spero) di Bonarda – il giudizio.
Mi spiace se ti sei offeso, la mia critica era all’articolo (e, se vuoi, a te in quanto autore di quell’articolo), non alla tua persona in quanto tale, che del resto nemmeno conosco.
Ricambio il rispetto.
A me sembra piuttosto chiaro, nonostante la prosa un po’ contorta, quel che l’articolo di Matteo vuole dire. Riassuntino per come l’ho capito io?
“La sinistra è troppo idealista sulla questione immigrazione. Bisogna: (1) mandare gli eserciti europei in Africa a fermare le emigrazioni; (2) rovesciare i governi africani se non collaborano con i governi europei; (3) mandare le imprese multinazionali europee in Africa ad utilizzare la manodopera locale così quelli non vengono qui; (4) obbligare gli immigrati a non fare le bestie, a parlare correttamente e a non puzzare.”
Insomma, la solita predicozza “pragmatica” che dice che la sinistra dovrebbe essere più di destra (ricordo discorsi simili di Bertani su “Inchiostro” anche su altri temi, tipo il numero chiuso). Non capisco perché uno voglia fare il “provocatore” scrivendo cose così gravi (dire che gli immigrati puzzano a me sembra gravissimo, roba da Borghezio) e poi si prenda male se qualcuno raccoglie la provocazione e risponde per le rime. La polemica è da sempre una parte integrante del giornalismo e non c’è da offendersi. Tra l’altro se fossi un immigrato accusato di essere puzzone avrei risposto in modo molto meno educato di come ha fatto Laser.
Piuttosto il mistero per me resta come un articolo simile sia riuscito a finire sulle pagine di Kronstadt, che tempo fa fece per esempio lo speciale antirazzista sul caso dei rom della SNIA dicendo cose molto più coraggiose e controcorrente di questa raccolta di pregiudizi da bar.
mia opinione personale:
– mi sembra che l’interpretazione dell’avvocato laser sia legittima. Poi magari e’ un po’ forzata a tratti, ma evidenzia effettive “vulnerabilita’” dell’articolo.
– matteo, perdona se ti do del tu, il tuo commento suona come “non avete capito niente, non e’ un articolo razzista”. Mi fa piacere, ma forse l’articolo e’ fraintendibile a tratti. Il fatto che Laser abbia sottolineato alcuni punti deboli e’ parte del gioco cui hai deciso di partecipare nel momento in cui hai scritto l’articolo.
Mauro Vanetti, mi ero ripromesso di non intervenire più per non provocare chissà quale moto intestinale/mentale (nel tuo caso sembra lo stesso) nelle vostre anime (in)coscienti.
Mi ero anche ripromesso di mantenermi calmo e pacato, come sempre vorrei essere e come raramente mi capita.
Diciamo che al momento siamo nel mezzo (prima frase vs seconda per farti capire che posso mimare il tuo modo di esprimerti, forse con un po’ di stile in più).
Giacché si evince che dell’articolo non hai capito niente, molto meno del ragionevole e stimabile Avvocato, mi spingo solo a chiarire per punti le tue illazioni infamanti.
Poi basta, che credo il tempo si possa spender meglio.
Seguo i tuoi spuntati spunti:
(1) Sottolineavo “semplicemente” il fatto che le forze internazionali muovo guerra a stati sovrani, sostituendo il terrore, con il disordine e il terrore insieme, mentre se ne fregano di evitare che migliaia di persone siano depredate, schiavizzate, mortificate, violentate dentro e fuori per tutta l’Africa e non solo. Come ho scritto: “siamo antimilitaristi ma gli eserciti ci sono”. Ah ma tu vuoi solo rivoluzionari. Va bene: usiamo i rivoluzionari. Ma non sono soldati combattenti con altri ideali? Mica sparano pure loro?
(2) Non ho mai parlato di rovesciare i governi. Secondo te in a Mogadiscio attualmente c’è un Governo?
(3) Un conto sarebbe mandare le multinazionali là, a far lavorare loro, portando il plus valore qua. Giacché parlo di storture del “nostro mostro primo mondo”, chiedendo di agire “col senno di poi” (Avvocato, anche per lei: intendevo dire con l’esperienza negativa di decine e decine di anni di capitalismo), ovviamente mi riferivo a ragionati processi di collettivizzazione. socialismo industriale moderno e tecnologicamente avanzato. Insomma: sviluppo sostenibile che voi, nel concreto, negate esista, come io, nel concreto, nego si possano attraversare tutti i confini del mondo liberamente. Avvocato mi erudisca lei per favore. L’Inghilterra ha sottoscritto il trattato che lei cita? (sbagliando articolo, mi pare, controlli lei che è sua materia) E gli Stati Uniti? E gli stati dell’Africani in larga parte? E quelli del Sud America? Sì? Ma davvero? Allora il fatto che mi chiedano il passaporto cos’è, mistero buffo?
(4) Anche qui mio caro Vanetti pisci del tutto fuori dal vaso. Io sostengo che per essere messi nelle condizioni di integrarsi in un paese straniero, anche per poter veicolare al paese ospitante la propria cultura, il proprio pensiero, le proprie usanze, sia necessario impararne quanto meno la lingua. Sai: per comunicare! Altrimenti ci si ghettizza e basta. Tu sei stato in Inghilterra per un po’? Mica hai imparato l’Inglese prima? L’hai fatto pure bene, o sbaglio? Cultura personale o necessità di integrazione? La questione dell’odore è chiara: se li infiliamo in 10 in una stanza, anche fossero italiani, normanni, che so, addirittura presunti “ariani”, dopo un po’ comincerebbero a puzzare. Ovvio che sia colpa di chi non gli affitta una casa decente, di chi non li mette nelle condizioni di fare altrimenti. A te fanno problemi per affittarti una casa con il bagno? Lo usi o meno di frequente? Credi io non sappia che loro farebbero altrettanto?
Ora basta che la maieutica è un arte antica, ma rincorrerti col vasino, una tristezza post moderna…
MB
ps. Sono contento tu possa ricordare ancora il mio primo articolo su Inchiostro. Immagino abbia cominciato ad esserti indigesto fin da subito. Ecco da dove muove il tutto: anni e anni a rosicare, Ma quale onore! Ricordi quindi che parlava dello svilimento culturale che avete introdotto in università, sostituendo il sacrosanto “diritto allo studio” con il demenziale “diritto alla laurea”. Ti ricordi anche la chiusa? Faceva così: “C’è chi corre e c’è chi zoppica, ma non si può costringere, in nome dell’ugualianza, tutti a diventare storpi”. Vedo che tu hai imparato proprio bene. Almeno sei coerente…
Egregissimo Matteo Bertani,
ho deciso di usare la sua tanto amata terza persona data la mia giovane e vitale età.
Vorrei incominciare col dirle che lei esordisce dicendo di non voler provocare qualche moto intestinale/mentale. La ringraziamo molto per questa sua premura.
Una premura che non ci ha riservato nei tre quarti degli articoli da lei scritti. Infatti noi tutti pensavamo che lei fosse abituato a suscitare negli animi e nei corpi subbugli intestinali e acidità di stomaco, visto che questi sono gli unici stimoli che spesso riesce a provocare.
Data questa constatazione, mi sono molto stupita che lei l’abbia presa sul personale, visto che è sua consuetudine scrivere articoli provocatori, radical chic, inutilmente intellettualoidi, farciti di perifrasi più atte a confondere le idee piuttosto che a dare soluzioni o scaturire riflessioni di alcun tipo.
Se è proprio in cerca di complimenti, le vorrei dire che lei è proprio bravo a cercare di rendere superbe le sue idee banali e inquietanti. Ha anche una certa abilità nell’arrampicarsi sopra gli specchi.
Questa ovviamente è la mia opinione personale sul suo modo di fare giornalismo. Ognuno ha la sua.
Io credo nell’etica della trasparenza, in un’informazione chiara prima di tutto, senza fronzoli, perchè non c’è niente di più brutto che essere fraintesi solo per fare un pò più di effetto, non è vero? Diciamo che, questa volta, lei ha pagato la sua voglia di strafare.
Non credo che l’avvocato Laser abbia fatto un collage delle parole del suo articolo per storpiarne la visione complessiva. Anzi è stato molto corretto a riportare punto per punto il suo prodigio letterario, invece di farne un commento senza confronto diretto con il testo.
Se mi permette, vorrei darle un consiglio da cara giovane lettrice: non si dedichi alle arti antiche, non mi sembra molto consono alle sue capacità, invece mi sembra molto dotato a scarrozzare in giro vasetti di urina altrui. Complimenti.
Cordiali saluti.
Torniamo a un tono più tranquillo. 🙂
Per fortuna hai riportato il tuo articolo per intero, così si può fare il confronto tra quel che hai scritto ora in commento, e quello che compare lì.
Seguiamo l’ordine che quello zotico di Vanetti ci ha imposto:
1. Scrivi: – Sottolineavo “semplicemente” il fatto che le forze internazionali muovo guerra a stati sovrani, sostituendo il terrore, con il disordine e il terrore insieme, mentre se ne fregano di evitare che migliaia di persone siano depredate, schiavizzate, mortificate, violentate dentro e fuori per tutta l’Africa e non solo. –
Non è vero, non ti limitavi a dire questo: scrivevi proprio che bisogna mandare i soldati con regole di ingaggio ampie (sì, per colpire i “trafficanti di uomini”, ma pensi davvero che si possano distinguere tanto facilmente?)
2. Dici che non hai mai parlato di rovesciare Governi, ma avevi scritto – Se si dovesse appuntare che il gestire un signorotto della guerra a caso possa risultare molto più difficile che non un presidente monarca come colui citato prima, si ricordi il primo punto sopra esposto – dove il punto sopra esposto era quello riguardo all’invio dei soldati. Non sarà come rovesciare un Governo, ma la differenza non mi sembra decisiva.
Poi, siamo d’accordo che in molti stati dell’Africa, Somalia inclusa, è complicato parlare di “governo”: ma mandare i soldati è stato già fatto, e non ha aiutato, anzi.
3. Si può discutere sulla questione dello sviluppo sostenibile. Per ora, non lo vedo realizzato da nessuna parte, quindi credo si possa dire che siamo nel campo delle astrazioni.
Le mie critiche sul punto, al di là dell’interpretazione che oggettivamente è un po’ ardua, erano e restano rivolte principalmente al tono francamente spiacevole che usi. La provocazione va bene se il tuo “bersaglio” può difendersi, qui è del tutto gratuita e secondo me fuori luogo. Opinioni.
Quanto al diritto alla libertà di movimento, innanzitutto, la norma citata è naturalmente giusta: http://www.interlex.it/testi/dichuniv.htm.
Mi risulta che tutti gli Stati citati nel tuo articolo facciano parte delle Nazioni Unite, senza riserve sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (e sarebbe pure un po’ strano…). Non penso abbia niente a che fare con questa libertà il fatto di chiedere un documento di identificazione, mentre sì che la limita il richiedere, come in Italia, la stipula preventiva di un contratto di lavoro. In ogni caso, un conto è dire che il diritto viene limitato da alcuni Stati, altra cosa è negare che sia… un diritto. Probabilmente non volevi dire questo, ma ti assicuro che si capisce così.
4) Quando hai scritto quel passo, sapevi di spararla un po’ grossa, di’ la verità. Usi espressioni certo volutamente forti e decisamente offensive (chiediti come reagirebbe un immigrato leggendole!), anche in questo caso del tutto fuori luogo. Ma al di là dell’estetica, è proprio il contenuto a essere estremamente riduttivo e fuorviante. Nell’articolo che hai scritto il messaggio che passa è che alla fine dovrebbero metterci un po’ di buona volontà a integrarsi. Chi gliela insegna la lingua italiana? Come? Sopratutto, a chi interessa in fondo che l’immigrato si integri? Te la prendi con i deboli, dimenticando di citare anche solo di passaggio i forti, quelli che fanno letteralmente i milioni sulla pelle (anche qui, spesso, letteralmente) di questi poveri cristi.
Per me questa “dimenticanza” è gravissima, è al limite, e in diversi passi sconfina nel razzismo più becero. Sarà che ti sei espresso male, ma il tuo articolo è lì da leggere e (dal momento che è pubblico) giudicare.
Due righe sul tuo post scriptum. Lungi da me difendere Vanetti, che sa difendersi benissimo da solo. È proprio che la tua invettiva è male indirizzata. L’articolo l’ho scritto io, e l’avrei fatto anche se non fosse mai uscito Bonarda. Vanetti non ha alcun ruolo in questo. E per quanto mi riguarda, io non avevo mai sentito pronunciare il tuo nome prima di leggere quel pezzo su Kronstadt. Nessun dissapore antico quindi, né tantomeno alcuna indigestione.
Anzi, niente di personale neppure nella mia critica, che era esclusivamente “politica” in senso lato.
Dal tono dei tuoi commenti mi sembra piuttosto, scusa se mi permetto, che a rosicare sia tu.
Grazie in ogni caso per le osservazioni. Già che ci sei, puoi anche partecipare al grande concorso a premi partito oggi su questo sito.
(Mi sto troppo divertendo!!)
Caro Matteo,
mi spiace che nessuno abbia capito niente del tuo articolo. Evidentemente scrivi male.
Non ho neanche capito perché ti sia venuta la bava alla bocca contro di me (rileggi la terminologia che hai utilizzato, del tutto immotivata rispetto al mio commento), facendo salire di un gradino anche il malvagio Avvocato Laser in paragone all’abisso di depravazione in cui mi trovo io. Mi spiace tuttavia deluderti: non è da anni che “mi stai indigesto” e che rosico attendendoti al varco, perché non sapevo proprio chi tu fossi. Curioso sull’autore di un articolo così scadente e così ben stigmatizzato da Laser, sono andato a cercarti su Google e ho scoperto con stupore che sei la stessa persona che pubblicò anni fa su “Inchiostro” un articolaccio che – quello sì – ricordavo per dei contenuti che non mi piacevano affatto.
Stiamo sul merito che mi sembra più interessante delle tue manie di persecuzione o di quale Paese mi abbia ospitato l’anno scorso (fatti un po’ i cazzi tuoi, dai).
(1) Ignori che ci siano numerosi contingenti di forze internazionali in Africa.
In particolare proprio l’ONU, che citi, interviene in Africa più che in qualsiasi altro continente. Guardati questa mappa: http://en.wikipedia.org/wiki/File:United_Nations_peacekeeping_missions_2009.svg
Il ruolo dei Paesi europei in Africa è molto diverso da quello che ci fanno credere. Soprattutto Francia e Gran Bretagna (oltre naturalmente agli immancabili USA, ma anche Italia, Cina ecc.) giocano un ruolo molto pernicioso e di fatto fomentano le guerre, la povertà, il sottosviluppo che a loro volta alimentano i processi migratori.
(2) Se non stai dicendo che i governi europei devono interferire sulla politica dei governi africani (cosa che, per inciso, già fanno abbondantemente), allora non ho capito cosa stai dicendo nel punto 2 del tuo articolo originario. In effetti è molto confuso, come si fa a “regolarizzare alla fonte” un flusso migratorio?
(3) Non so in che mondo vivi se pensi che le multinazionali europee possano andare a fare il socialismo ecologico in Africa. Lasciare intendere che questa sia una soluzione “realista” e “pragmatica” al problema vuol dire davvero ignorare i crimini di cui si macchiano quotidianamente le multinazionali occidentali nel Terzo Mondo. Questa è una versione rimasticata del “fardello dell’Uomo bianco” che da sempre dà copertura ideologica al colonialismo.
Sul fatto che molti Paesi sottoscrivano la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e poi non la rispettino, questo dimostra l’ipocrisia dei loro governi ma non il fatto che sia giusto così. Ad ogni modo credo si tratti solo di una tua confusione concettuale tra “quali diritti sono attualmente rispettati” e “quali cose vadano ritenute un diritto secondo me”.
(4) È positivo che tu cerchi di metterci una pezza, dando un’interpretazione autentica del tuo articolo che ne raddrizzi le storture. Vuol dire che anche se non lo riconosci onestamente ti rendi conto che c’è qualcosa che non va; vuol dire che in Italia dà ancora fastidio essere accusati di razzismo strisciante. Bene! Peccato che ciò che hai scritto dica piuttosto chiaramente una cosa diversa al nostro amico immigrato puzzone, e cito: “[…] convincendolo che sarebbe consono mantenere l’igiene personale su livelli adeguati”. Non parli di condizioni abitative, parli proprio di “convincere” il voncione a lavarsi. Comunque accetterei di buon grado l’emendamento, mi fa piacere che la penna laser dell’Avvocato abbia convinto le tue idee a puzzare di meno.
Ciao. La prossima volta invece di offenderti per le critiche vedi di essere più chiaro, su temi così delicati ogni ambiguità è molto pericolosa e coi tempi che corrono non è proprio il caso di portare acqua al mulino di Bossi.
Non ci si può distrarre un momento!
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