Molto volentieri accolgo l’invito della CGIL di Milano e Lombardia a pubblicizzare una nuova iniziativa chiamata “Wikilabour“.
Si tratta di una sorta di dizionario on line di Diritto del lavoro, specificamente indirizzato, oltre che ai professionisti, anche agli stessi lavoratori per la tutela dei loro diritti. È organizzato in forma di “wiki”, dunque aperto alla collaborazione di ogni utente.
Ci ho dato per ora un’occhiata veloce, e mi sembra fatto abbastanza bene, con voci (per ora, circa 400) ben organizzate e leggibili (una sintesi sufficientemente completa in alto, a scendere gli approfondimenti), senza eccessivi tecnicismi e molto chiare.
Come ho ripetuto anche qui più volte, non sono convinto che nel Diritto si trovi una soluzione agli squilibri del sistema – tutt’altro! – ma, almeno a livello individuale, avere coscienza dei propri diritti e potersi rendere conto quando vengono violati è pur sempre un primo passo. In questo senso, Wikilabour può essere uno strumento utile.
Prendiamo per esempio i contratti a progetto, esperienza quotidiana di tante persone della mia età. Qui la scheda sintetica di Wikilabour, che non sto ovviamente a trascrivere. Per farla ancora più breve, per essere valido, un rapporto di lavoro a progetto ha bisogno, fondamentalmente, di un progetto che possa ritenersi tale. In particolare:
1) il progetto deve fare riferimento a un obiettivo specifico e delimitato, non può essere semplicemente una descrizione delle mansioni,
2) il progetto, così definito, deve essere scritto nel contratto, fin dall’inizio, e
3) il lavoro svolto effettivamente deve corrispondere a quello descritto nel contratto.
Se manca anche uno solo di questi tre requisiti, il contratto a progetto è nullo e il rapporto di lavoro si deve intendere di tipo subordinato e a tempo indeterminato, fin dall’inizio.
Ora, quante persone firmano il contratto senza avere idea che se mancano queste condizioni, quando il contratto scade e non viene rinnovato si può impugnarlo? Quanti nemmeno leggono quello che stanno firmando? Una buona parte, forse la maggior parte delle persone. Se si prendessero la briga di farlo, capiterebbe ad esempio di leggere progetti formulati così:
“ottimizzazione e completamento dei servizi di implementazione, monitoraggio e controllo degli accessi, in particolare valutando ed analizzando, attraverso il monitoraggio ed il controllo degli accessi e lo svolgimento delle operazioni standard sin qui effettuate dalle società cliente, la funzionalità degli adempimenti stessi, rilevando eventuali discontinuità del servizio, annotando eventuali carenze organizzative o funzionali e finalizzando l’opera professionale alla realizzazione di un piano di ottimizzazione dei servizi stessi da sottoporre ad analisi delle società clienti a fine progetto“.
Avete capito qualcosa? Provate a rileggerlo piano. Continua a non significare assolutamente nulla. In teoria, dovrebbe giustificare l’assunzione a progetto di un … custode! Vedremo che cosa ne penserà il Giudice del Lavoro, se la vicenda finirà sul suo tavolo.
Intanto, la morale della storia è: “Leggete i contratti, se non prima di firmarli, almeno dopo che sono scaduti. I padroni spesso sono più stupidi di quanto possa sembrare.”