Quattro giorni tra Tel Aviv e Gerusalemme. Un viaggio splendido, probabilmente il più emozionante che mi sia mai capitato di fare, e di sicuro tra i più divertenti. Prometto, più che altro a me stesso, di trovare il tempo prima o poi per raccontarlo compiutamente.
Per adesso soltanto foto (qui sono molte di quelle scattate a Tel Aviv, e qui quelle di Gerusalemme) e appunti sparsi, così come li ho segnati sul mio taccuino.
Il viaggio di andata: Cofferati all’aeroporto di Linate, gli artificieri in quello di Francoforte, il film Up (dovrò cercare di ricostruire la relativa discussione nella m-l eymerichiana) gentilmente offerto da Lufthansa.
All’arrivo, ore 6 del mattino, la scoperta di essere senza alloggio e la (breve) ricerca di una sistemazione di fortuna (ostello Hayarkon 48: lo consiglio a chiunque cerchi una sistemazione per qualche giorno a Tel Aviv). Ma alle sei e mezzo c’è già luce e fa caldo, e tanto basta.
Dopo un breve sonno ristoratore: il Museo dell’Arte di Tel Aviv, con l’impressionante Human Nature dell’artista israeliano Zadok Ben-David, e la sera il giro tra i locali nei quartieri di Neve Tzedek e Florentin. Uno sguardo alle passanti, e si capisce perché lo chiamano “il Popolo eletto”.
Il secondo giorno: in bici sul lungomare fino a Giaffa, con lunga sosta per la colazione in un locale con terrazza sulla spiaggia, all’aperto e in maniche corte; poi la visita dell’antica città, con altrettanto lunga sosta in un vivacissimo e losco bar popolato da vecchi giocatori di Backgammon.
La sera: la ricerca (coronata da successo) del felafel più buono di Tel Aviv, il riparo dalla pioggia in un cinema (con il metal detector e un poliziotto all’ingresso, un po’ come da tutte le parti) a vedere 2012 in inglese con sottotitoli in ebraico, il pazzo vicino all’ostello che ci intima “Don’t get too close” mentre riprende col cellulare tutto ciò che si muove.
La mattina del 7: il diluvio universale giusto in tempo per la partenza per Gerusalemme (un segno divino?), il viaggio in macchina di un’oretta e l’approdo al Palatin Hotel.
Il tour de force nella città vecchia: il viaggio attraverso pianeti lontani anni luce, eppure distanti pochi metri, tra i quartieri ebraico, cristiano e musulmano; l’enorme suk pieno di profumi della zona islamica e le contrattazioni con i mercanti (che ne sanno troppo di più per un sempliciotto come me); la visita semi-seria ai luoghi di culto cristiani (la chiavetta benedetta!), l’emozione alla vista del Muro del Pianto.
La sera: cena da Barood, ristorante sefardita che fa musica dal vivo e un soufflée “paradisiaco”, e deludente giro nella città nuova.
L’ultimo giorno, al sole, si completa la visita della Gerusalemme antica: la Spianata del Tempio, con la favolosa Moschea di Omar dalla cupola d’oro; l’incontro con Sgarbi che entra di sgamo in orario vietato mentre noi usciamo scortati; il viaggio di ritorno all’aeroporto con tanto di passaggio in macchina al misterioso Yisrael; il volo quasi perso per eccesso di sciallo, e per i sei controlli in successione all’interno dell’aeroporto.
Fine, per ora.
avete fatto tutti quei km per andare a vedere “2012 in inglese con sottotitoli in ebraico”?. Con tutto quello che c’era da vedere e da fare vi siete chiusi in un cinema per 2 ore?
Noi siamo fichi così.
Inoltre pioveva.
Com’è 2012?
Esattamente come te lo aspetti: un vaccatone con effetti speciali fichissimi. Non ho capito le parti in cui parlavano in cinese però.
Io sono adesso in Israele in una visita privata, oggi ho vistato Museum of art e mi e piacuto tantissimo Human Nature e arte di aluminio su mio facebook si puo vedere le foto. Ieri di notte ho fatto un giro lungo mare a Tel-Aviv – era possibile fare la passegiata perche erano pocchissime le persone, tutta altra cosa e in giorni di feste – Ti saluto anna
Ciao Anna, ti consiglio, se ne hai occasione, di farti un bel giro in bici sul lungomare, magari fino a Giaffa: ne vale davvero la pena!!