RCTV colpisce ancora

Nell’estate 2007 i media di tutti i Paesi occidentali sollevarono un gigantesco polverone contro il Presidente del Venezuela Hugo Chavez, reo di aver “chiuso una televisione di opposizione”, l’emittente RCTV, e di soffocare così la libertà di espressione. Scrissi all’epoca, originariamente in risposta a un articolo particolarmente fazioso apparso sul sito de La Stampa, un commento che documentava come la realtà fosse ben diversa da come veniva intenzionalmente dipinta: in Venezuela la grandissima maggioranza dei mezzi di comunicazione era (ed è tuttora) privata e ferocemente antigovernativa; del resto RCTV, che pure nell’aprile 2002 aveva apertamente appoggiato il colpo di stato contro Chavez, non veniva comunque chiusa ma, avendo violato in più occasioni la normativa televisiva, non le veniva rinnovata alla scadenza la concessione delle frequenze via etere.

In questi giorni gli stessi mezzi di comunicazione occidentali ripropongono la stessa solfa: “Chavez chiude RCTV per mettere a tacere l’opposizione”, è il senso degli articoli comparsi in Italia e in molti altri Paesi. Curioso, considerando che quegli stessi giornali avevano dato RCTV per chiusa due anni e mezzo fa. Non solo, il governo bolivariano viene accusato della morte di un giovane manifestante per la “libertà di espressione”, e danno credito all’ipotesi di una crisi istituzionale in Venezuela sottolineando la circostanza delle dimissioni di due membri del governo. Ecco, ad esempio, la versione de La Stampa, nuovamente in prima fila  in questa campagna.

Si tratta, ancora una volta, di informazioni parziali nel migliore dei casi, e di eclatanti menzogne nei casi restanti. Per dimostrarlo userò lo stesso stile di due anni e mezzo fa, con domande e risposte.

CHAVEZ HA CHIUSO RCTV?

Ancora?? No! RCTV si è rifiutata di rispettare le prescrizioni della Ley Resorte, la legge che disciplina le emittenti nazionali. In particolare, questa legge fissa dei limiti in tema di diffusione della pubblicità (non oltre 17 minuti ogni 60 di trasmissioni), pone delle restrizioni alla programmazione a tutela dei minori nelle fasce protette, vieta di incitare alla violenza, in particolare contro le istituzioni, e impone di trasmettere gratuitamente i messaggi ufficiali quando ne venga fatta richiesta. Nulla di diverso rispetto a quanto previsto, ad esempio, in Italia.

L’emittente di Marcel Granier ha prima cercato di eludere la normativa, attribuendosi l’aggettivo “Internazionale” nonostante oltre il 90% delle sue trasmissioni sia prodotto in Venezuela con capitali venezuelani (la legge fissa il limite per potere essere considerate internazionali al 70%); poi, una volta che il CONATEL (l’ente venezuelano per la vigilanza sulle trasmissioni radiotelevisive) ha dichiarato in maniera definitiva la natura nazionale dell’emittente, ha violato ripetutamente tutte le prescrizioni. Da ultimo, il 14 gennaio ha ospitato il presidente di FEDERCAMARAS (l’equivalente della nostra Confindustria, già protagonista del golpe del 2002) Noel Alvarez, il quale ha invocato una “soluzione militare” per la situazione politica nel Paese e una settimana fa ha rifiutato di trasmettere un messaggio presidenziale.

Conseguentemente, il CONATEL ha sospeso temporaneamente le trasmissioni, in attesa che RCTV si registri regolarmente come emittente nazionale, e preparandosi a monitorarla per i successivi quattro mesi per verificare il rispetto della legge. Chavez in tutto ciò non ha alcun ruolo, e si è limitato a posteriori a dichiarare, interpellato sull’argomento, che la decisione di interrompere le trasmissioni dipende esclusivamente da RCTV.

LA POLIZIA HA UCCISO DEI MANIFESTANTI?

No. A seguito della chiusura temporanea di RCTV, a Mérida sono scesi in strada alcune migliaia di studenti, guidati principalmente dal M-13, un’organizzazione studentesca radicata in alcune università private e finanziata dall’opposizione anti-chavista. In nome della democrazia e della libertà di espressione, gli studenti hanno messo a ferro e fuoco il centro di Mérida per l’intera giornata di lunedì. A reagire sono stati gruppi di militanti del Partito Socialista Unito Venezuelano. Uno di questi (dunque, non un oppositore ma un chavista!), il quindicenne Yorsinio Carrillo, è rimasto ucciso nel pomeriggio da un proiettile all’addome. Nella notte invece assalitori non identificati (non la polizia!) hanno ucciso Marcos Rosales, uno studente di Medicina di 28 anni. La polizia, secondo tutte le testimonianze, non ha sparato un colpo né ha caricato i manifestanti (come sarebbe invece certamente successo in Italia). Si è limitata a cercare di dividere le due fazioni e a “contenere” l’area della devastazione usando anche, questo sì, i gas lacrimogeni. Il risultato sono 22 poliziotti feriti, 8 gravi.

In assoluta malafede, la stampa italiana ha riportato invece la notizia dei morti senza citare il fatto che uno di questi era un chavista, e lasciando intendere che la responsabilità fosse della polizia e del Governo.

Contemporaneamente, a Caracas una delegazione degli studenti dell’opposizione è stata ricevuta dal presidente della statale Venezoelana Television (VTV), che è stato ringraziato pubblicamente dagli stessi oppositori per aver loro concesso l’occasione di esporre in tutta tranquillità le loro ragioni.

PERCHÉ SI SONO DIMESSI DUE ESPONENTI DEL GOVERNO?

Il Vice-presidente Ramon Gonzalez e il Ministro dell’Ambiente Yubiri Ortega si sono dimessi “per ragioni personali”. I due sono peraltro marito e moglie. Il Vice-presidente ha aggiunto che “le dimissioni non sono il risultato di alcuna divergenza con le decisioni del Governo, e ogni altra versione circa le ragioni delle dimissioni è falsa e tendenziosa“.

Più chiaro di così…

Per chi non fosse ancora soddisfatto, o semplicemente volesse saperne di più, un divertente e documentato commento sull’intera vicenda (in inglese) si trova qui.

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6 comments

  1. Aldo, il tuo commento si candida per il premio stupidità 2010. Ad ogni modo poco ma sicuro che in Venezuela si sta meglio con Chavez che con i golpisti. A meno di essere un golpista.

    Mauro, ma come fai a mandare i messaggi dalla Wii??

  2. (Ho installato il Canale Internet… un modo veramente stupido e scomodo per navigare ma è figo vedere questo sito sulla TV. 🙂 Più avvocati laser e meno canali fascisti sui nostri teleschermi!!)

  3. E poi dal punto di vista professionale sarebbe da scemi per un avvocato del lavoro andare a vivere proprio nel paese più vicino alla rivoluzione socialista. In Italia invece hai il lavoro assicurato per anni.

  4. Secondo Aldo in ogni Paese devono restare solo quelli che ritengono il govenro in carica il migliore del mondo. Si preparano colossali migrazioni di popoli. Una specie di rivisitazione moderna dal basso del principio “Cuius regio eius religio”.

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