In Francia dopo la Rivoluzione francese occorsero le armi di mezza Europa per far tornare i Borbone, dopo che Luigi XVI era stato ghigliottinato. Da noi oggi la Ghigliottina è un gioco (di cui i miei genitori sono grandi appassionati!) presentato da Carlo Conti su RaiUno prima del TG, mentre i discendenti della mai sufficientemente vituperata casa reale si riciclano ballerini e perfino cantanti al Festival di Sanremo: segno di questi tempi cupi.
Ho letto in questi giorni analisi critiche che vorrebbero dimostrare la bruttezza della canzone Italia amore mio. Io ho cercato fino all’ultimo di evitare l’ascolto, ma sono stato tradito sul filo di lana da una cena a casa di amici, dove il festival faceva da (discreto, per la verità) sottofondo. Personalmente non penso ci sia alcun motivo di sprecare ulteriore tempo su un brano che sarebbe stato accolto a fischi e pallette di carta a Ghislierissima. Dove, se non altro, i colpevoli avrebbero passato il resto della nottata a fare flessioni, invece di quasi-vincere.
Confesso che, una volta arrivato fra i primi tre, ho quasi sperato che vincesse il Festival. Un po’ per vedere come se la sarebbe cavata quella poveretta di Antonella Clerici (era meglio se restavi a fare Dribbling!), che già era visibilmente tesa all’annuncio del ripescaggio grazie al televoto (al solito, ci aveva visto giusto Caparezza: “devo aspettare di perdere il mio diritto di voto per guadagnare il diritto di nomination?“). Un po’ per massimizzare l’indignazione per la truffa del palesissimo tele-voto di scambio: non solo questo imbecille che non ha lavorato un solo secondo della sua vita ci deve rompere i coglioni, ma imbrogliano pure per farlo vincere!
Quale sarà il prossimo passo di questa “operazione simpatia”? Vedremo forse il Principe Mezzo Scemo convocato in Nazionale per i Mondiali al posto di Cassano? Ecco, potrebbe essere la volta buona per risvegliare la coscienza repubblicana e forse perfino il senso della decenza degli italiani: a quel punto non glielo leverebbe nessuno un invito alla Ghigliottina. Quella vera però.