La notizia è che il Capo dello Stato non ha firmato il disegno di legge 1167-B sulla riforma del processo del lavoro approvato dal Senato, rimandandolo così alle Camere per ulteriore discussione.
Qui, a proposito, il mio commento (un po’ meno tecnico e forse più comprensibile di quello pubblicato qua sopra) uscito sul n. 225 di FalceMartello.
Un gesto di ripensamento dal Presidente “firma-tutto”? No, nessuna illusione, e nessuna speranza da quel fronte: Napolitano ha infatti motivato la sua decisione non certo perché si tratti di un provvedimento iniquo e destinato ad aumentare il divario tra ricchi e poveri nel nostro Paese, bensì per la “estrema eterogeneità della legge e in particolare la complessità e problematicità di alcune disposizioni“, e questo nonostante “gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento“.
Tradotto: nessun problema sul contenuto della legge, solo, scrivetela meglio (non si sa mai che rimanga qualche margine per disapplicarla).
Che cosa succede adesso? Il testo di legge torna alle Camere per un riesame. Se le Camere approvano nuovamente la legge, anche nella stessa identica formulazione, il Presidente della Repubblica non può più negare la firma. Firma che peraltro senz’altro non negherà se – è il caso più probabile – il Parlamento farà delle modifiche di superficie per correggere i difetti formali pur lasciando totalmente invariato il contenuto.
Quel che importa è che, in ogni caso, ci vorranno ancora alcuni mesi perché questa Morte Nera diventi operativa. C’è più tempo per mettere in piedi una Resistenza in grado di fermarla: una nuova speranza, appunto, che passa attraverso lo sforzo di tutti gli attivisti di sinistra, nei sindacati, nei posti di lavoro e di studio, per fare (contro)informazione e organizzare una risposta efficace.
Al lavoro e alla lotta!
P.S. Sì, il risultato delle elezioni regionali è stato oggettivamente sconfortante – non che ci si potesse aspettare granché di meglio del resto (se ne parlerà più approfonditamente nei prossimi giorni). Ma la ricostruzione di una sinistra credibile e di massa può ripartire proprio (e soltanto) da lotte come questa.