esclama sarcastico Filippo Timi alla notizia che la madre si risposa, niente meno che con lo zio, neanche un mese dopo la morte del marito, sul palcoscenico del Teatro Fraschini.
– FESTA! –
ripete il principe di Danimarca dal suo scranno circondato da palloncini neri, mentre gioca con uno scettro-palloncino.
– FESTA! –
ed è una festa questo Amleto riscritto da Amleto, in cui un Amleto pazzo per davvero, ma anche cinico e stanco, racconta e interpreta allo stesso tempo la sua storia, alla maniera di un folle sì, ma con del metodo.
I passaggi cruciali della tragedia shakespeariana ci sono tutti: l’incontro con lo spettro del padre, il tentativo di smascherare lo zio usurpatore attraverso il teatro (nel teatro nel teatro!), l’uccisione di Polonio, il monologo con teschio di Yorick, l’amore infelice di Ofelia, l’ecatombe finale.
Ma ciascun momento è come strappato al suo contesto, trasformato dallo sguardo di una pazzia lucida e spiazzante, e restituito al suo estremo, perfino grottesco: un quadro cubista. Così nella tragedia per antonomasia entra un po’ di tutto, dai puffi alla Fiesta (“tutto il giorno fuori, a pranzo un panino, e adesso… non ci vedo più dalla fame“), fino a cinque minuti di scoregge (una scena che sembra tolta di peso dai Griffin, quanto al “tempo” della comicità)*
* Riflessione interessante (almeno, a me interessa): in un film dei Vanzina farebbero ridere le scoregge, qui fanno ridere i cinque minuti. Non so bene che cosa implichi questo ma mi pare importante.
Il nonsense dell’attrice-Barbie che apre e chiude lo spettacolo è solo apparente, oltre che esilarante: come Amleto è personaggio che si sente attore (e del resto, all the world’s a stage), Marina Rocco è l’attrice che “attraversa” i personaggi: splendida la sua morte multipla con la statuetta dell’Oscar in mano.
L’eclettismo più estremo “tiene” grazie alla solidità della straordinaria recitazione di Filippo Timi (che ricordo di aver apprezzato in Signorina Effe), in grado di passare con disinvoltura da un registro all’altro in poche battute, sempre convincente e ispirato. E bravissimi anche gli altri attori: la Rocco appunto, ma anche Paola Fresa (Ofelia), e Lucia Mascino e Luca Pignagnoli che interpretano l’Amleto davanti ad Amleto.
E alla fine questo Amleto non ha nulla da invidiare a quello di David Tennant. Al contrario, permette di apprezzare la profondità e le molte sfaccettature del personaggio in assoluta fedeltà all’originale. Insomma, Shakespeare apprezzerebbe. E chi sono io per contraddirlo?
Se abitate a Roma, a Bari o a Manfredonia avete ancora tempo per andarlo a vedere.
E ti paeva che se una sera non riesco a venire, lo spettacolo è una figata è_è