Cialtrone. Tra i vari epiteti che nelle ultime 24 ore sono stati indirizzati a Marcello Lippi, questo mi sembra il più appropriato. Cialtrone dall’inizio – la gestione delle convocazioni, le esclusioni clamorose di questi due anni – alla fine: la conferenza stampa dopo la disfatta, in cui ha chiesto (e ottenuto! sulla compiacenza della stampa un punto a parte) di non subire domande, trincerandosi dietro a una onnicomprensiva, e così paradossalmente più comoda, assunzione di responsabilità. In mezzo, errori nella scelta degli uomini e dei moduli: due cambi all’intervallo di ogni partita stanno lì a dimostrarlo; un crescendo di confusione tattica, con i giocatori che costantemente davano l’impressione di non sapere che cosa fare; totale incapacità di capire e motivare psicologicamente la squadra, di creare il tanto decantato “gruppo” in nome del quale sono stati lasciati a casa gli unici talenti puri del nostro calcio (Cassano, Balotelli, ma anche Miccoli).
Il tutto, dall’inizio alla fine, rifiutando cocciutamente non soltanto di sentire le critiche, ma perfino di rispondere alle domande, sfoderando ogni volta supponenza e arroganza, ignorando l’evidenza. Ancora dopo l’imbarazzante pareggio con la Nuova Zelanda, a un giornalista che gli chiedeva se avesse ripensamenti sulle sue scelta, Lippi rispondeva sprezzante che certe domande non vanno fatte prima, perché poi si può pentirsene. Peccato che a queste domande si sia sottratto anche dopo, con la gentile collaborazione della stampa appagata dalla facile ammissione di colpa, impietosita dalla contrizione esibita dal C.T. Grave errore, quello dei giornalisti, ai quali si accoda oggi anche il Direttore della Gazzetta dello Sport Andrea Monti che chiede nel suo editoriale che non si facciano processi. E così Lippi se la fila (a Dubai, a farsi coprire di miliardi dagli sceicchi, ancora), e le domande sulla bocca di milioni di italiani restano non solo senza risposta – conoscendo il personaggio, di risposte non ne avrebbero avute comunque – ma senza neppure essere rivolte al loro legittimo destinatario, per sottolinearne uno per uno tutti gli sbagli, senza pietà. Perché se è vero che in Italia ci sono dieci milioni di commissari tecnici, è pure vero che con ogni probabilità tutti e dieci milioni avrebbero fatto meglio dell’indisponente viareggino, in questi mondiali.
Quanto a me, se dopo la partita, invece di tornarmene mestamente in studio, fossi stato in sala stampa, avrei chiesto a Marcello Lippi:
Perché, nonostante il flop della Nazionale alla Confederations Cup l’estate scorsa e in quasi tutte le partite giocate nell’ultimo anno, e nonostante il pietoso rendimento della Juventus nell’ultimo campionato (“vincerà lo scudetto”, aveva predetto: il pronostico tanto clamorosamente smentito non sarebbe dovuto essere un campanello d’allarme?), ha insistito su quegli stessi giocatori per tutto il tempo?
Perché, in particolare, ha lasciato le chiavi della difesa e della squadra a un giocatore palesemente bollito come Cannavaro? Non si è accorto che la squadra si fidava tanto poco di lui che De Rossi ha giocato gran parte del tempo come marcatore aggiunto, come una specie di badante, lasciando il centrocampo sempre in inferiorità?
Come ha fatto a non accorgersi che Quagliarella (unico a segnare tra gli Azzurri nelle amichevoli pre-mondiali) era tanto più in forma di Iaquinta, che del resto aveva giocato tre partite in tutto il campionato? Forse Iaquinta ha giocato così tanto perché il suo procuratore è suo figlio Alessandro?
Perché, perso per perso, non ha almeno detto ai giocatori di stare in campo come meglio credevano, ché tanto avrebbero creduto sicuramente meglio di Lei?
Come pensa di risarcire, non dico i tifosi, ma quantomeno la Federazione per quello che si può tranquillamente definire, oltre che un fallimento sportivo, anche un inadempimento contrattuale?
Il mondiale prosegue, senza di noi. E per quanto a noi possa dispiacere – a me dispiace molto – forse dal punto di vista del mondiale non è poi una gran perdita, liberarsi di una squadra tanto priva di gioco quanto piena di supponenza e arroganza: le uniche “doti” che il suo allenatore abbia saputo trasmetterle.
Prosegue senza l’Italia il mondiale, ma non senza “Sudafrica Laser”. Domani cominciano gli ottavi di finale, e continueremo a seguirli con i nostri collaboratori, che meritano un apprezzamento sincero così come il centinaio di lettori che quotidianamente ci seguono. Grazie a tutti, meno che a Marcello Lippi.
P.S.: Sarà un caso, ma Lippi –> Juventus –> FIAT –> …