Di vendetta sembra proprio trattarsi, se si osserva il giro di vite dei vertici FIAT nei confronti dei dipendenti, e specialmente dei delegati sindacali “ribelli”, dopo la beffa di Pomigliano.
Nel giro di poche settimane, tre operai (tutti iscritti FIOM, due delegati) licenziati a Melfi per aver bloccato un carrello trasportatore durante uno sciopero; uno (delegato SLAI COBAS) licenziato a Termoli con la contestazione di aver usufruito di un permesso per recarsi a Pomigliano. Nel merito delle vicende entreranno nei prossimi giorni i giudici del lavoro, ma insomma, difficile pensare a una coincidenza.
È di ieri poi la notizia che la prossima monovolume del gruppo non sarà più prodotta a Mirafiori bensì in Serbia, a partire dal 2012 e con un finanziamento di un miliardo di euro (ovviamente solo in parte cacciati dalla FIAT). A usare come pretesto per la delocalizzazione le vicende di Pomigliano, in questo caso, è Sergio Marchionne in persona: “Se non ci fosse stato il problema Pomigliano la L.Zero l’avremmo prodotta in Italia“. E ancora: “Se l’esperimento pilota di fabbrica Italia non funzionerà, la FIAT ha pronte altre alternative, non in Italia“.
Cadono così anche tutte le squallide argomentazioni – che pure hanno fatto presa in tanta parte dell’opinione pubblica – sulla volontà di mettere in riga una fabbrica particolarmente indisciplinata e assenteista: se davvero l’accordo per Pomigliano era finalizzato a questo, perché adesso sacrificare Mirafiori, stabilimento di punta del gruppo?
Insomma, il concetto è chiaro, così come sono chiari gli obiettivi dell’azienda: imporre a ogni costo condizioni lavorative proibitive, ridurre a zero qualsiasi forma di contestazione, specialmente di tipo organizzato (secondo alcuni, la sigla del nuovo modello, L.0, starebbe per Lotta Zero), mettere in competizione, con l’arma del più vile dei ricatti, i lavoratori dei diversi stabilimenti che hanno mostrato in queste settimane una pericolosissima tendenza alla solidarietà. In breve, tornare a essere *padroni* nel senso più ampio del termine, eliminando ogni ostacolo con la determinazione di un bulldozer.
Il tutto nello stesso giorno in cui Marchionne dichiara che il bilancio del gruppo presenta un attivo “al di là di tutte le attese” a seguito di “un trimestre eccezionale“. A quanto pare, però il trimestre non è stato affatto eccezionale per gli operai del gruppo FIAT, che domani saranno in sciopero per due ore in tutti gli stabilimenti, e per otto ore in quello di Termoli in segno di solidarietà con il delegato licenziato. Tutto lascia pensare che lo scontro sia soltanto all’inizio: io non ho dubbi su chi tifare.