La difesa di Carlo Chiriaco, arrestato con l’accusa di essere uno dei principali referenti della ‘Ndrangheta sul territorio di Pavia, chiederà una perizia psichiatrica per provare che l’indagato è affetto dalla sindrome da finto boss mafioso. Per saperne di più sull’argomento, abbiamo intervistato il Professor Giovanni Stronzo, noto esperto nel campo dei Disturbi Rari e curatore del sito a essi dedicato.
Professor Stronzo, che cos’è la Sindrome da finto boss mafioso?
La Sindrome da finto boss mafioso – nota anche come Complesso del Padrino – è un disturbo della personalità poco studiato e generalmente sottovalutato. Può avere vari livelli di gravità e profondità e, purtroppo, tende a essere degenerativa.
Come si manifesta il disturbo?
Attraverso una serie di sintomi caratteristici: al primo stadio, il soggetto sviluppa una morbosa passione per il cinema e i programmi televisivi di genere, come Il Padrino, Gli Intoccabili, I Soprano, e avvia il processo di identificazione. In una seconda fase, il malato si percepisce effettivamente come un boss mafioso e la discrasia tra quello status e la propria posizione professionale crea una latente frustrazione. A differenza della sindrome schizofrenica, in cui le due personalità tendono a differenziarsi e distinguersi, nella Sindrome da finto boss le due figure – autopercepita e reale – vanno via via sovrapponendosi: è il terzo stadio della patologia, allorché il malato non rifiuta il proprio status, ma lo integra con comportamenti pseudo-mafiosi. La patologia, da passiva, diventa attiva, e così avviene che il soggetto cerchi di accreditarsi come referente per pilotare appalti, favorire candidati alle elezioni, commerciare voti, rilevare locali (minacciando di mettere bombe ai precedenti proprietari), etc..
Si tratta di una malattia pericolosa?
Di per sé, no: non è certo con l’intenzione di commettere reati, né tantomeno per profitto personale o altrui, che il malato opera in questo modo. Si tratta invece di un modo per risolvere il proprio scompenso, di sfogare la frustrazione e perfino ricavarne piacere. Il problema è che i mafiosi veri non sempre sembrano distinguere tra apparenza e realtà, e capita così che si rivolgano a chi mafioso non è, ma finge soltanto di esserlo. Si crea così un circolo vizioso: nello stadio finale della patologia, il riconoscimento esterno del ruolo di boss mafioso (o quantomeno di referente della criminalità organizzata) rafforza l’autopercezione e porta a comportamenti sempre più aderenti a quel modello, finché realtà e finzione divengono di fatto indistinguibili.
C’è rischio di contagio?
Non secondo i principali studiosi della patologia. Ci sono tuttavia alcuni ricercatori, come il Dottor Salvatore Della Cosca, che sostengono che il disturbo sarebbe fisicamente trasmissibile attraverso molecole sviluppate nel trattamento chimico della cellulosa utilizzata nella produzione della cartamoneta. In altre parole, a provocare il contagio, perlomeno tra soggetti già predisposti, sarebbe il passaggio di denaro. Denaro ‘sporco’.
Sono state sviluppate delle terapie?
Ci sono tecniche terapeutiche, la cui efficacia dipende tuttavia dallo stadio della malattia. Nei soggetti ai primi stadi può essere sufficiente un periodo di disintossicazione in luoghi salubri, possibilmente in montagna, dove la scarsa concentrazione di ossigeno favorisce una completa guarigione. Per i malati all’ultimo stadio, invece, la cura è estremamente difficile: l’intreccio tra finzione e realtà, una volta in fase avanzata, è pressoché insolubile e l’isolamento prolungato sembra l’unico rimedio in grado di ottenere qualche risultato. Non posso tuttavia tacere che secondo alcuni studiosi, come il Dottor Della Cosca che citavo prima, l’isolamento è particolarmente controindicato per i malati all’ultimo stadio, e occorre al contrario lasciarli pienamente inseriti nel loro ambiente finché la patologia non esaurisce spontaneamente i propri effetti. Personalmente, però, sono molto scettico sul’efficacia di questo tipo di terapia che si risolve, in pratica, in una non-terapia.
Ha parlato prima di “soggetti predisposti”: ci sono categorie professionali o sociali ‘a rischio’?
Da studi empirici, sembra che politici di professione, specialmente di destra, sindacalisti gialli, funzionari pubblici, imprenditori edili e banchieri siano soggetti particolarmente esposti alla Sindrome. Non si conosce tuttavia la causa della particolare diffusione del disturbo tra queste categorie.
La ringrazio per la sua disponibilità: non è facile trovare studiosi disposti a parlare senza pregiudizi di questioni tanto controverse. Prima di salutarla, un’ultima domanda: come valuta la vicenda di Carlo Chiriaco?
Essendo in corso delle indagini, non entro nel merito di questo caso particolare. Posso solo dire che Chiriaco, esponente non secondario del PdL pavese ed ex segretario provinciale della Democrazia Cristiana, può certamente considerarsi soggetto a rischio di contrarre la patologia. In ogni caso, la vicenda avrà quantomeno l’effetto di mettere sotto i riflettori una malattia di cui si è sempre parlato troppo poco: per noi studiosi dei Disturbi rari si tratta in ogni caso di un risultato molto importante.