Mancano ormai soltanto due settimane alla fatidica scadenza del 23 gennaio, quando due mesi saranno trascorsi dall’entrata in vigore del Collegato lavoro e la prima scure calerà sui diritti di centinaia di migliaia di precari per tutti i contratti scaduti prima di dicembre 2010.
La causa dei precari è approdata anche sulle pagine della Provincia Pavese grazie a due ottimi articoli di Anna Ghezzi, che ringrazio di cuore. Riporto di seguito il secondo di questi articoli, alla stesura del quale ho avuto il piacere di contribuire.
Tempi e risarcimenti tagliati – le novità del «collegato lavoro»
PAVIA. Prima si aveva tempo un paio d’anni per impugnare il contratto di lavoro a termine. Un tempo che permetteva di vedere svanire tutte le speranze di essere «richiamati» dal datore di lavoro, e consentiva una certa tranquillità al precario che, a quel punto, poteva permettersi di rivendicare i suoi diritti senza temere per il posto. Ora ci sono solo due mesi di tempo.
In quali casi conviene impugnare? «Occorre chiedersi: “Che differenza c’è tra le mie mansioni e quelle di un lavoratore assunto a tempo indeterminato?” Se la risposta è “Nessuna”, vale la pena di impugnare», spiega l’avvocato Alessandro Villari, consulente della Federazione della Sinistra. Ma l’impugnazione non basta. Entro nove mesi occorre depositare il ricorso al tribunale: facendo causa si può ottenere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con la previdenza piena. «Impugnare – dice Villari – serve a livello individuale per non perderne il diritto. Se in questi mesi le impugnazioni fossero davvero tante, sarebbe anche un segnale collettivo importante, forse l’unico modo di contrastare efficacemente la riforma». In ogni caso per l’avvocato conviene perché si rischia relativamente poco e in gioco ci sono un posto di lavoro a tempo indeterminato e un risarcimento. Anche se, specifica Villari: «Il Collegato ha tendenzialmente ridotto il risarcimento per alcune tipologie di contratti precari, con un tetto massimo». Il rischio diminuisce se non si lavora più per quel datore di lavoro o se si tratta di grosse aziende. E si vince quasi sempre: «Dalla legge Biagi in poi quasi tutti i contratti precari alla verifica dei fatti risultano illegittimi per questioni formali o sostanziali», dice Villari.
Per impugnare basta recarsi a un sindacato oppure inviare una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno alla sede del datore di lavoro indicando uno per uno tutti i contratti e le proroghe, chiedendo che venga costituito un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, dando espressamente la disponibilità a riprendere il servizio e chiedendo che vengano pagate le retribuzioni dal giorno del ricevimento della lettera. Per il ricorso i costi dipenderanno dal tariffario del legale o del sindacato, che solitamente chiede il tesseramento. Mentre associazioni come San Precario forniscono il servizio gratuitamente.
Anna Ghezzi