Grazie alla soffiata dell’amico Mauro apprendo che in Arabia Saudita il re Abdullah, temendo che la rivoluzione del popolo arabo possa contagiare anche il suo Paese, ha ordinato ieri che tutti i lavoratori precari statali vengano stabilizzati. Dopo la matematica, gli arabi ci insegnano come si ottengono i diritti: lottando senza timori ed estendendo le lotte.
In Italia, purtroppo, la rivoluzione non è alle porte e il massimo che si riesce a ottenere è che venga differita al 31 dicembre 2011 l’efficacia delle scadenze introdotte dal Collegato lavoro per l’impugnazione dei contratti precari: questo prevede uno dei centinaia di codicilli inseriti nella legge “Milleproroghe”, approvata sabato in via definitiva al Senato. Merito comunque delle proteste che, magari poco estese e pochissimo coordinate, si sono comunque verificate negli ultimi mesi.
Per quanto modesto, è pur sempre un regalo inaspettato e vale la pena diffonderne la notizia in modo che possa essere sfruttato: significa insomma che c’è ancora tempo fino alla fine dell’anno per impugnare i contratti a termine, in somministrazione e a progetto scaduti negli scorsi anni.
Per la cronaca, se i precari possono sorridere e tirare un (breve) respiro di sollievo, c’è chi sghignazza di gusto: sono le banche, che hanno ottenuto un provvedimento ad hoc che impedirà a migliaia di cittadini di ottenere il risarcimento per gli interessi illegali praticati in passato sui prestiti (il c.d. anatocismo), accelerando di fatto i termini di prescrizione. Ma questo è un altro discorso, che altri conoscono meglio di me.