L’Avvocato Laser compie oggi tre anni. Tre anni – permettetemi di scrivere – che non sono passati invano, se si confrontano gli inizi modestissimi del sito al suo seguito attuale: pur sempre modesto, intendiamoci, ma molto meno di quanto avrei immaginato in origine. Alzi la mano, del resto, chi tre anni fa si aspettava che oggi sarebbe stato pubblicato il duecentoquarantacinquesimo post! Una sola mano alzata: quella del lungimirante Pietro Pace, che non mi stancherò di ringraziare.
Festeggiamo dunque l’anniversario con la seconda e ultima parte della dissertazione intorno alla natura di classe dei due anime ambientati nella Francia rivoluzionaria, che si può trovare anche sul sito della Yamato Video. Tanti auguri Avvocato Laser, e cento di questi post!
LADY OSCAR E LA STELLA DELLA SENNA: UNA PROSPETTIVA DI CLASSE (SECONDA PARTE)
Individualismo o lotta di classe?
Portata sul piano delle categorie politiche più generali, la vicenda della Stella della Senna rappresenta perfettamente la parabola dell’idealismo piccolo-borghese: dall’anarchismo o perfino dal terrorismo individuale – questo è Simone dal punto di vista del regime quando difende armi in pugno la povera gente – all’opportunismo (sia pure in questo caso edulcorato dal richiamo al valore della famiglia e dei legami di sangue). Il tratto caratterizzante di questo tipo di atteggiamento è l’estrema sfiducia (della protagonista e probabilmente dell’autore) nei confronti del popolo, che in effetti si manifesta lungo tutta la serie: prima è l’eroina solitaria che deve di fatto sostituirsi alle masse per difenderle dai soprusi; ma quando queste prendono in mano il loro destino in prima persona e compiono la Rivoluzione, il giudizio è talmente negativo che la Stella della Senna (e con lei l’altro eroe della serie, il Tulipano Nero) salta con il suo cavallo dall’altra parte della barricata.
La fiducia nel popolo e nei suoi rappresentanti, personificati da un Robespierre che ispira fin da subito rispetto e stima, è invece la molla che spinge Oscar al suo “tradimento”, ad abbracciare la causa della Rivoluzione contro la stessa classe sociale in cui è cresciuta e ha ricevuto onori (l’amore per il compagno André gioca pure un ruolo, come vedremo oltre). La lotta di classe rivoluzionaria, e non il comportamento di un individuo eccezionale, è vista come l’unico mezzo attraverso il quale il popolo può liberarsi dalla tirannia e migliorare la propria condizione: la scelta di Oscar è infatti quella di abbandonare la propria posizione di privilegio per immedesimarsi con il popolo diventandone parte. La protagonista muore durante il primo assalto alla Bastiglia, ma la lotta può continuare nonostante la sua scomparsa fino alla vittoria, ossia all’abbattimento della monarchia. Il progresso della società e la liberazione dall’oppressione si possono ottenere soltanto dal basso e sono cause per cui vale la pena annullare la propria individualità – fino alla morte.
Una questione di genere
Di non secondaria importanza, al fianco e connessa alla questione di classe, è peraltro la questione di genere, che è del resto centrale specialmente in Lady Oscar. Oscar e Simone rappresentano due concezioni soltanto apparentemente simili, ma in realtà molto differenti del ruolo della donna nella società. Entrambe le eroine si riallacciano chiaramente all’antichissima tradizione delle “donne-guerriero”, che dai miti delle Amazzoni e di Camilla (nell’Eneide di Virgilio) è giunta fino ai nostri giorni regalandoci ultimamente perle come Xena – Principessa guerriera.
Anche qui, il percorso delle due protagoniste è sostanzialmente opposto. Simone può essere “libera” dall’oppressione soltanto assumendo i panni della Stella della Senna che è donna, sì, ma senza volto e senza identità. Ovvio che dietro la necessità del travestimento vi siano ragioni di “clandestinità”, cionondimeno a livello simbolico il mascheramento rappresenta l’impossibilità per la donna di essere protagonista dell’azione sociale rimanendo se stessa: per poter intervenire deve diventare qualcosa di diverso da sé. La storia si conclude quando Simone getta via per sempre la maschera, con la sua rinuncia (anzi, il rifiuto!) a prendere parte nel colossale processo di trasformazione della società rappresentato dalla Rivoluzione. La Stella della Senna, simbolo di libertà, muore per sempre, rimane Simone che d’ora in poi si limiterà ad accudire la propria nuova famiglia: apparentemente questo è l’unico ruolo possibile per una “semplice” donna.
Speculare la parabola di Oscar: costretta sin dall’adolescenza a vestire una maschera – quella del soldato – negando totalmente la propria femminilità per compiacere il padre e adempiere il ruolo imposto per lei dalla società, la sua liberazione coincide con la piena accettazione del proprio essere donna, riconoscendo e ricambiando l’amore di André e spogliandosi dalle vesti militari. Ed è proprio dal momento che diviene pienamente donna che la protagonista può mettersi realmente in gioco, scegliere liberamente il proprio destino e abbracciare la causa in cui crede. Oscar muore da eroe e muore donna, di più: muore da eroe perché diviene realmente donna.
Due punti di vista opposti
Come è stato possibile che nello spazio di pochi anni siano venute alla luce due serie di argomento tanto simile, trattate in modo così differente?
Si può ipotizzare che Lady Oscar, pubblicato originariamente come manga nel 1972 (col titolo di Versailles no bara, La rosa di Versailles), esprima la sensibilità di Riyoko Ikeda, donna e studentessa universitaria durante il Sessantotto che anche in Giappone fu movimento radicale e di massa. Non è forse un caso che inizialmente fu molto difficile per l’autrice trovare un editore disposto a pubblicarlo.
Sebbene segua soltanto di tre anni l’uscita di Lady Oscar, il Tulipano Nero (trasmesso per la prima volta nel 1975 con il titolo Ra Senu No Hoshi, La Stella della Senna) si inserisce invece di fatto nel clima di riflusso e restaurazione sociale seguito alla contestazione. Si tratta oltre tutto di un prodotto concepito direttamente per la televisione – quindi con dinamiche di produzione completamente diverse dal manga e certamente più dipendenti dalle logiche e dalla cultura del mercato.
Qual è la prospettiva “giusta”? Quella di Simone o quella di Oscar? Non c’è risposta a questa domanda: come disse (per la verità un po’ ipocritamente) Obi Wan Kenobi al giovane Luke Skywalker, “le verità che affermiamo dipendono dal nostro punto di vista”.
Certo è che, se il 14 luglio del 1789 Lady Oscar e la Stella della Senna si fossero incontrate, avremmo assistito a un duello spettacolare. Per chi tifare? Per quanto mi riguarda, non ho dubbi.
Lady Oscar tutta la vita!!
Non ho il minimo dubbio!!
PS tra l’altro nella sigla della Stella della Senna c’era pure un errore storico: “il 4 luglio si arrende il bastione, il 4 luglio c’è la rivoluzione”.. Cristina d’Avena non sa neanche l data della Rivoluzione Francese!!!
Non a caso Lady Oscar è sempre stato il mio cartone preferito…! Complimenti per l’articolo, e per l’ottima idea di affrontare questo tema!
Grazie!
@Power: la colpa non è della povera Cristina D’Avena ma di chi scriveva i testi. C’è da dire che “14 luglio” non sarebbe stato nel verso.