Sfruttando i miei potenti agganci, ho visto in anteprima Machete, il film di Robert Rodriguez (già presentato allo scorso Festival di Venezia) che uscirà nelle sale questo venerdì, in concomitanza, casuale ma appropriata, con lo sciopero generale indetto dalla CGIL.
È un film non soltanto molto divertente ma anche, tra una carneficina e una scena di sesso funambolico, estremamente lucido nell’analizzare la dinamica dello sfruttamento di cui sono vittima gli immigrati: una specie di Ken Loach in salsa pulp. Mi accingevo a scrivere un commento volto a sottolineare proprio la grande attualità del tema, ma tanti e tali sono i riferimenti alla politica nostrana che faccio prima a “riscrivere” la storia raccontata da Rodriguez come per farne un remake pavese.
MACÉTE
Il Consigliere leghista G.M. Dozzina è un vero razzista. Di notte percorre i campi intorno alla città a bordo di un furgone delle ronde padane e con i suoi amici di Forza Nuova, armato. Cercano tracce di immigrati clandestini, li trovano, li ammazzano. Dozzina si fa addirittura riprendere mentre gongolante accoglie a colpi di fucile un extracomunitario: “Questa è pazzia…” mormora il malcapitato. “PaZia?? Questa è PaVIA. Pavia! Capito? Neppure sanno parlare…” <BANG!>
In piena campagna elettorale, Dozzina lancia ripetutamente l’allarme contro l’esercito di immigrati che minaccia di travolgere le fondamenta e i costumi della buona società nostrana. Specialmente se la prende con i venditori di kebab, che fanno malsana concorrenza ai locali tipici della tradizione padana: pizzerie e McDonald’s.
Proprio uno di questi locali, gestito dalla bellissima (benché cieca da un occhio) Luz, è oggetto di particolari “attenzioni” da parte di Dozzina: tartassato quasi ogni giorno da pretestuosi controlli sanitari (grazie all’interessamento dell’assessore al commercio Piero Privi e del suo amico Ciriaco Ciarlo, direttore dell’A.S.L.) e vandalizzato quasi ogni notte da giovinastri di Forza Nuova che infrangono la vetrina o pasticciano svastiche e scritte in tedesco maccheronico sulla saracinesca.
Luz in effetti è l’organizzatrice della Rete, una associazione sotterranea che favorisce l’ingresso di extracomunitari clandestini aiutandoli anche a trovare un lavoro e un tetto.
Tra gli immigrati che bazzicano il locale di Luz c’è Macéte, un ex poliziotto dominicano che è dovuto emigrare dalla sua patria per sfuggire alla grinfie di Pino Bianchi, un boss della ’Ndrangheta trapiantato nei Caraibi che, non essendo riuscito a corromperlo, lo voleva morto. Macéte è così figo che sembra Chuck Norris, però di sinistra. Così figo che viene assoldato da un tale a bordo di una macchina lussuosa per compiere un attentato ai danni del Consigliere Dozzina: dovrà sparargli durante un comizio.
Ma il tale, che scopriamo essere nientepopodimeno che Ciriaco Ciarlo il direttore dell’A.S.L. amico di Piero Privi, sta giocando sporco: l’attentato è in realtà una messa in scena progettata per incolpare un extracomunitario e soffiare sul fuoco della xenofobia, rilanciando così le quotazioni in ribasso di Dozzina. Per rieleggere il Consigliere non è più sufficiente comprare qualche centinaio di voti, come già avvenuto in passato per Privi.
Ma chi c’è veramente dietro a tutto il piano? Non certo il povero Ciarlo, secondo i suoi stessi compari poco più di un mitomane. Ciarlo agisce in realtà per conto della cosca di Pino Bianchi, che ha interessi anche nel Nord Italia: il boss della ’Ndrangheta vuole la rielezione di Dozzina per poter controllare il flusso di immigrati in città e da qui smistarli come manodopera a costo di sussistenza negli appalti di mezza Lombardia.
Macéte fugge e con l’aiuto di Luz e della Rete scopre il piano del suo antico persecutore, sgamando la password dell’indirizzo di posta elettronica del Consigliere Dozzina: terronsgohome@yahoo.it (la password è “boiakimolla”). Finalmente potrà avere la sua vendetta…
Non proseguo per non svelare troppi spoiler, ma tanto si è capito dove si va a parare.
Non sto dicendo che Machete sia un film politico, in senso stretto. Ma, una volta tanto, è indubbio che oltre le carneficine e le belle fighe (ce n’è una collezione: Michelle Rodriguez, Jessica Alba, Lindsay Lohan. Tutte finiscono a letto con l’improbabile Machete) ci sia un significato un po’ più profondo e molto condivisibile.
Il film vale la pena vederlo anche solo per carneficine e belle fighe, ma per una volta si può apprezzarlo anche col cervello acceso.
Sono contento che ci siano ancora siti dove si possa parlare liberamente