Indigniamoci!

In una puntata della mia serie TV preferita, Doctor Who, un messaggio subliminale – l’immagine di un extraterrestre che manifesta la sua malvagità – viene teletrasmesso in mondovisione per suscitare negli esseri umani l’istinto a reagire contro una minaccia aliena fino ad allora rimasta invisibile.

Ecco, sarebbe molto utile fare un uso simile delle parole del Prof. Pietro Ichino, che ieri sera in un confronto con Giorgio Cremaschi al Collegio Ghislieri di Pavia ha spiegato per l’ennesima volta la sua ricetta per “uscire dalla crisi”. L’effetto sarebbe senz’altro quello di suscitare un’indignazione tale da riempire le piazze, cacciare il governo e spazzare via pure la cosiddetta opposizione. È esattamente quello che sta succedendo in Spagna con gli indignados e mi pare che ci siano pure da noi tutte le condizioni: manca soltanto la scintilla che appicchi il fuoco.

Va quantomeno riconosciuta al Senatore una indiscutibile e non comune chiarezza nell’esprimere le proprie posizioni, senza ricorrere al politichese dietro cui si nascondono quasi tutti quando si affrontano argomenti spinosi. È con estrema chiarezza infatti che Ichino, così riassumendo i suoi disegni di legge che qui abbiamo già esaminato, ha in sostanza detto che:

1) l’unico modo di uscire dalla crisi è attrarre in Italia investimenti delle multinazionali straniere,

2) per rendere l’Italia appetibile per gli investimenti stranieri non c’è altra strada che rendere più flessibile e meno tutelato il mercato del lavoro,

3) perciò l’art. 18 non si tocca soltanto per chi già ce l’ha, mentre va abolito per tutte le nuove assunzioni,

4) soldi pubblici per un adeguato servizio di protezione sociale non ce ne sono perché il debito pubblico italiano è troppo alto e bisogna tagliare da qualche parte,

5) ah, e anche gli stipendi devono poter essere ridotti all’occorrenza.

Non poteva mancare un elogio di Marchionne: “Peccato ce ne sia uno solo, dovremmo creare le condizioni per favorire l’ingresso di trenta multinazionali come FIAT”. Come, ad esempio?

Ad esempio come, a detta di Ichino, avrebbe proposto l’Amministratore Delegato di IBM Italia, Luciano Martucci, che sarebbe stato disponibile ad aprire uno stabilimento in Sicilia impiegando un migliaio di lavoratori, a patto di poterli ingaggiare, contro ogni regola, con contratti a progetto da stabilizzarsi eventualmente in un secondo momento, verificata la redditività dell’operazione. Commento del Professore: “Sì, se vogliamo possiamo considerarla una truffa, ma in fondo così funziona il mercato del lavoro ovunque in Italia e sono ben pochi i casi di emersione di un’illegalità tanto diffusa [e lui lo sa bene, dal momento che per mestiere si occupa proprio di non farla emergere, questa illegalità: a quanto pare anche come senatore, oltre che come avvocato], voi avete proposte migliori?”

Commento mio: proposte migliori? Sì, per cominciare e per non sbagliare, processare questo Martucci per frode aggravata. Poi, per cambiare una volta tanto, il denaro che serve per rilanciare l’economia prenderlo dai ricchi e non dai poveri: il modo si trova, basta per una volta mettere gli interessi dei tantissimi che lavorano o vorrebbero lavorare in modo dignitoso davanti a quelli dei pochissimi Marchionne, Marcegaglia e Thyssen.

Ora, da una parte abbiamo Ichino e le sue ricette, che proprio come gli extraterrestri malvagi del Doctor Who sembrano provenire da un altro pianeta. Dall’altra parte abbiamo, appunto, il nostro pianeta, in cui un dirigente INPS non pubblica le proiezioni sulle pensioni dei precari di oggi “perché scoppierebbe la rivoluzione”. Chi invece non può invece fare a meno di pubblicare il suo rapporto annuale è l’ISTAT, che racconta un Paese in cui:

I giovani (18-29 anni) sono stati i più colpiti dalla recessione, con una perdita di 482 mila unità nel biennio 2009-2010. Il tasso di occupazione specifico, già sceso tra il 2004 e il 2008 dal 49,7 al 47,7 per cento, è diminuito negli ultimi due anni di circa sei punti percentuali. Nel 2010 era occupato circa un giovane su due nel Nord e meno di tre su dieci nel Mezzogiorno.

Aumentano i disoccupati, ma aumentano soprattutto quanti, rimasti senza lavoro, si scoraggiano e non ne cercano più:

Lo scoraggiamento e l’attesa degli esiti di passate azioni di ricerca sono stati i motivi fondamentali della mancata ricerca attiva del lavoro, portando a oltre due milioni il numero di persone che fanno parte di questa “zona grigia”, la cui ampiezza è ormai simile a quella dei disoccupati. L’incidenza dello scoraggiamento è più che doppia di quella registrata nell’Unione Europea.

Ed ecco, infine, il Paese in cui Ichino propone di aumentare la flessibilità del lavoro:

Per i giovani si è ridotta la probabilità di passare da un lavoro atipico a uno standard: ogni 100 giovani con contratto atipico nel primo trimestre 2009, solo 16 sono occupati stabilmente dopo un anno (10 in meno dell’anno precedente), mentre è cresciuta l’incidenza di quelli rimasti occupati a tempo determinato o con un rapporto di collaborazione (da 51 nel 2008-2009 a 60 nel 2009-2010). Di conseguenza, la quota di giovani occupati con contratti a tempo determinato o collaborazioni è del 30,8 per cento: si tratta di più di un milione di unità.

Ma in fondo non c’è bisogno del rapporto ISTAT per sapere in che condizioni ci troviamo: è nell’esperienza quotidiana di chiunque. Perpetuare questa situazione è il piano della destra che governa ed è evidentemente anche il piano del PD che gioca a fare l’opposizione: ogni organizzazione, politica o sindacale, che non prenda le distanze da questa gente è complice. A questo punto, non resta che indignarci! A quanto pare, fin da domani sera a Pavia.

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3 comments

  1. …Ma i cinque milioni di disoccupati espagnoles che mucho indignados girano per l’Europa facendo capuccini per la Starbucks Coffee Company vengono fuori dalle incompetenti amministrazioni di destra o dalle lungimiranti amministrazioni di sinistra: quella dei “vamos a trabacar zapateros”, per intenderci?

  2. Dalle une e dalle altre, tanto che da entrambe prendono le distanze. L’atteggiamento prevalente non mi pare “antipolitico” però. Semplicemente, si rendono conto che né la destra né la pseudo-sinistra di Zapatero hanno affrontato (o tantomeno risolto) le questioni del lavoro. I governi del PSOE, non diversamente da quelli del PP, sono totalmente appiattiti sulle compatibilità e sulle dinamiche del mercato: sono queste dinamiche che hanno provocato la crisi, con le conseguenze che vediamo anche in Italia in termini di precarietà e disoccupazione. Per questo penso che il clima che si respira in Spagna possa facilmente trasmettersi anche in Italia.
    A proposito, per chi si indigna a Pavia l’appuntamento è stasera alle 20 in Piazza Vittoria!

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