“Ssst, non mi ricapiterà tanto presto di cantare Stalingrado in Piazza Duomo con centomila persone” – ho risposto a mia sorella mentre gli Stormy Six, davanti a centomila persone in festa per la vittoria di Giuliano Pisapia, intonavano la loro canzone più celebre.
Lo spettacolo di Piazza Duomo traboccante di persone e di gioia, con il senso di liberazione, il sentimento collettivo di avere finalmente di fronte una possibilità che hanno fatto da sfondo a tutta la serata, è surreale e non si poteva immaginare neppure nei sogni più sfrenati. Sono felice di aver partecipato a questo momento letteralmente catartico, di averne conservato frammenti, immagini parole musica.
Ha detto Pisapia nel suo accorato discorso che non vuole adesso essere lasciato solo. L’appello era rivolto non tanto, genericamente, a chi l’ha votato, quanto soprattutto a chi in questi mesi e soprattutto nelle ultime settimane si è attivato generosamente per la campagna elettorale: una campagna che – è evidente per chiunque abbia frequentato Milano nell’ultimo periodo – ha risvegliato un’autentica partecipazione popolare.
Questo è il punto cruciale, oggi che non è più ieri e si deve cominciare a fare qualche ragionamento in più: il grande successo e il grande merito di Pisapia è stato quello di riuscire ad attivare uno strato significativo di persone che non si erano mai interessate alla politica, o che l’avevano finora commentata da lontano, o ancora che se n’erano disamorate parecchio tempo fa – direbbe Obi-Wan-Kenobi “Prima dell’oscurantismo, prima dell’Impero“. Non solo, è stato in grado di offrire un’immagine tale da avvicinare al suo progetto anche fasce di militanza finora (giustamente) diffidenti verso ogni alternativa sin qui proposta: non avevano votato il poliziotto Ferrante alle scorse elezioni, hanno dato credito invece all’avvocato Pisapia. Tutti questi elementi componevano la Piazza lunedì sera: ed era un bel vedere.
Come è stato possibile questo miracolo? Di tutte le spiegazioni che ho sentito, l’unica che mi convince è la percezione diffusa che si trattasse di un candidato finalmente davvero di sinistra, libero da ogni vincolo e compromesso con la classe politica e imprenditoriale che ha governato Milano e continua a governare l’Italia, che Pisapia rappresentasse davvero un cambiamento radicale.
Ora, riuscirà il nuovo sindaco di Milano a mantenere vivo l’interesse e la passione di queste persone, e possibilmente ad allargare ulteriormente la partecipazione che si è ridestata? Manterrà la fiducia di questa Piazza così composita? È presto per dirlo. Dipenderà fondamentalmente da quanto sarà in grado di rappresentare nei fatti quel cambiamento radicale che ha promesso in campagna elettorale.
Certo è che già da ora premono in direzione opposta i poteri che pure hanno contribuito alla sconfitta di Letizia Moratti, a partire dai vari rappresentanti del “Terzo Polo” che hanno pubblicamente dichiarato nei giorni scorsi il loro sostegno a Pisapia al ballottaggio.
Ma altrettanto certo è che almeno un po’ dell’entusiasmo che ha rivitalizzato la parte migliore di Milano in queste settimane non si disperderà tanto facilmente. Se anche Pisapia dovesse fallire – e mi auguro ovviamente di no! – queste persone troveranno un altro modo per partecipare, un altro progetto intorno a cui raccogliersi e fare politica. Insomma, qualcosa della Piazza di ieri sedimenterà in tanti e rappresenta un primo mattone da cui partire.
Stranamente (stranamente? in realtà no, era una figura retorica) a Pavia invece non c’era una piazza euforica a festeggiare la pur sorprendente vittoria del candidato del PD, Daniele Bosone, alle elezioni provinciali. In effetti, a differenza che a Milano, oltre metà degli elettori non ha votato al secondo turno, dopo che già un terzo circa non aveva votato al primo. Io sono tra quelli che non hanno votato al ballottaggio: perché francamente, pur senza augurarmi affatto la vittoria della destra, sono del tutto convinto che il cambiamento qui non si veda neppure col binocolo. Quello che si vede molto da vicino è invece un governo della Provincia perfettamente in linea con lo scempio della scorsa amministrazione di destra, suggellato dall’accordo neanche tanto sottobanco tra il Presidente uscente Vittorio Poma (ieri PdL, oggi UDC) e quello entrante Daniele Bosone.
Bene ha fatto secondo me la Federazione della Sinistra (PRC + PdCI) a tenersi fuori da questo squallido patto, a costo di non eleggere nessun consigliere. A Napoli questo atteggiamento totalmente corretto ha portato un risultato straordinario, a Pavia probabilmente c’è bisogno di qualche anno di scempi in salsa democratica e di opposizione sul territorio.
E magari la prossima volta Stalingrado sarà anche nella nostra città.
hehe… anche io scrivevo proprio oggi dello stesso momento!
E comunque sono io che ti ho detto “vabè te lo dico dopo” non mi hai dovuto dire ssst!
Tutta Europa svolta a destra e da’ una lezione alla fallimentare politica “comunista”; Milano, invece, svolta a sinistra.
E anche Napoli.
Non credo che Milanesi e Napoletani siano al passo con i tempi.
A volte essere controcorrente e’ segno di ottusita’.
Quale Stato europeo avrebbe condotto una politica “comunista” negli ultimi anni (o decenni)?
Mi pare invece che la sconfitta di vari governi di centrosinistra in giro per l’Europa, così come avvenne in Italia alle ultime elezioni politiche, sia determinata proprio dall’assenza di politiche realmente di sinistra e quindi dal tradimento delle aspettative di molti cittadini.
Pisapia e De Magistris (pur con innegabili differenze) sono riusciti a riconquistare la fiducia che era andata comprensibilmente (e direi anche giustamente) persa e per questo hanno creato un entusiasmo che non si vedeva da tanto tempo. Tutto sta a vedere se, a differenza dei passati centrosinistra, riusciranno a mantenere le attese.
In che modo poi, mi chiedo, le politiche di destra (a quali ti riferisci in particolare? i tagli all’istruzione, alle pensioni, ai diritti? le privatizzazioni che per fortuna i referendum possono in parte scongiurare?) sarebbero “al passo con i tempi”? A me pare invece che il fallimento delle politiche ultraliberiste in giro per il mondo sia piuttosto evidente…
Pero’ se Pisapia nel suo meraviglioso discorso avesse detto che candidava Milano all’Euro-Pride avrebbe vinto la Moratti.
Com’e’ facile infinocchiare i Milanesi!