Nelle sale c’è il film di Sorrentino di cui tutti parlano un gran bene. Io, però, sono andato a vedere Cowboys & Aliens.
La storia più o meno è così: Jake Lonergan (Daniel Craig, il miglior attore di film d’azione sulla piazza) si risveglia in mezzo al deserto senza memoria ma con un misterioso bracciale metallico al polso che non è in grado di spezzare: forse il simbolo della condizione di alienazione in cui versa il proletariato. Arrivato nella cittadina di Absolution, succede il patatrac: arriva un raid di astronavi aliene e cattura decine di abitanti. Durante l’attacco, Jake scopre che il bracciale è in realtà un’arma micidiale in grado di distruggere le navi aliene (dialetticamente, lo strumento dell’oppressione si rivela anche il mezzo per rovesciare il dominio del capitale).
E davvero di dominio del capitale si tratta: gli alieni, infatti, come spiega l’incantevole – benché un po’ ingessata – Ella Swenson (l’incantevole – benché un po’ ingessata – Olivia Wilde) sono venuti sulla Terra per estrarre e portarsi via tutto l’oro.
Una piccola spedizione viene subito formata per liberare i prigionieri e rimandare gli alieni (la Banca Centrale Europea con le sue lettere infami, evidentemente) a casa loro. Nella spedizione ci stanno un po’ tutti, le mille anime del movimento e pure – e qui viene un po’ a mancare il realismo della vicenda – chi con il movimento non c’entra proprio niente: al fianco di proletari, avventurieri e banditi troviamo infatti lo sceriffo, il prete (che però è una specie di Don Gallo ante litteram) e perfino il latifondista della zona (un triste Harrison Ford, che speriamo chiuda la carriera in un altro modo) al quale è stato rapito il figlio. Una specie di fronte popolare a cui aderiscono addirittura i Pellerossa.
Succedono varie cose, ovviamente la carne da macello sono i poveri lavoratori, non mancano scazzi tra le varie realtà antagoniste, finché alla fine… va beh, ve lo lascio immaginare.
Una critica seria al film osserverebbe che l’operazione tentata dal regista Jon Favreau è fallita. Qui c’erano due alternative, una stronza e una ambiziosa, entrambe assolutamente legittime. Quella stronza era collocarsi nel filone più leggero e ironico della contaminazione western + fantascienza: un filone che, rimanendo negli ultimi vent’anni, ha prodotto film riusciti (Ritorno al Futuro III), mediocri (Wild Wild West) e ributtanti (BloodRayne II – Deliverance). Quella ambiziosa era inserire una vera storia di fantascienza (trama complessa, implicazioni socio-economiche interessanti) in un vero contesto western (tono epico, immagini potenti, campi lunghi). L’assoluta mancanza di qualsivoglia ironia (e dire che Harrison Ford avrebbe potuto mettere a disposizione il sorriso storto migliore della storia del cinema!) lascia intendere che si sia tentata la seconda strada. Peccato che l’incrocio sia uscito a rovescio: trama esile da western mediocre e regia da action movie che poco ci azzecca. Insomma, ne viene fuori una roba che non è né carne né pesce, sta a metà del guado, fondamentalmente fa un po’ cagare.
Questo direi se volessi fare una critica seria. Invece mi interessa la metafora (da me arbitrariamente estrapolata) con la lotta di classe: perciò di seguito ecco come questa storia si sarebbe svolta, se a raccontarla fosse stato Ken Loach.
Sbarcano gli alieni nei pressi di Absolution per conquistare tutto l’oro e ridurre tutti gli abitanti in schiavitù. Il latifondista del luogo, che da anni sfrutta in vario modo i lavoratori della zona ed è osteggiato da indiani e banditi, teme di perdere i propri privilegi e lancia ai suoi nemici storici la proposta di unire le forze per combattere tutti insieme contro l’invasore.
Qui si pone un problema per i dirigenti degli indiani e dei banditi: sconfiggere prima il latifondista e poi concentrare le forze contro gli alieni, o vincere prima la guerra contro gli alieni e solo dopo portare a compimento la rivoluzione contro il latifondista? I più illuminati non hanno dubbi: farla finita prima col capitale e poi tutti uniti prendere a mazzate gli alieni fascisti. Ma altri, più pavidi, cedono al compromesso e addirittura arrivano al punto di tradire i loro compagni.
Comincia dunque la spedizione contro gli alieni, ma ben presto il fronte si sfalda: senza l’entusiasmo popolare che solo poteva essere garantito dalla fine del dominio del latifondista (al grido di “Terra e libertà!“), nonostante l’eroismo dei combattenti, la guerra contro gli alieni è perduta. Alla fine, mentre il capitalista trova un modus vivendi che gli consente di conservare gran parte dei propri privilegi, i banditi vengono impiccati, gli indiani massacrati e i lavoratori sfruttati più che mai. Ci si commuove.
Ecco, un film così sarebbe proprio da fare: qualcuno ha la mail di Ken Loach?
Anch’io sono alla disperata ricerca della mail di Ken Loach al quale vorrei sottoporre la mia biografia di un anarchico calabrese fucilato dai comunisti nelle giornate del Maggio 1937. Sarebbe, in pratica, un altro capitolo di “Terra e Libertà”. Lei l’ha trovata? Grazie per l’attenzione. Cordialmente. Antonio Orlando
Certo, è ken.loach@believeit.co.uk