Tempo fa avevo scritto della lotta dei lavoratori Elnagh, una fabbrica di camper in provincia di Pavia chiusa da un giorno all’altro perché conviene di più ai suoi padroni concentrare la produzione negli altri due stabilimenti del gruppo, più recenti e meno sindacalizzati.
Dopo oltre due mesi di presidio, senza che nel frattempo la politica istituzionale abbia saputo dare alcuna risposta alle necessità di 130 persone che rimarranno senza un lavoro, la data del licenziamento è ormai prossima e i lavoratori hanno ricevuto ieri l’ennesima doccia fredda: una denuncia da parte del datore di lavoro per aver impedito di portar via dallo stabilimento i camper già completati.
Non mi dilungo ulteriormente sulla vicenda, ma volentieri pubblico l’appello di solidarietà attiva ai denunciati.
LAVORATORI ELNAGH DENUNCIATI? NOI SIAMO LORO COMPLICI!!
Leggiamo su la Provincia Pavese del 16/2/2012 che l’amministratore delegato della SEA-Elnagh di Trivolzio (PV) avrebbe denunciato per violenza privata gli operai e gli impiegati che hanno animato per più di due mesi il presidio permanente contro i licenziamenti davanti ai cancelli della fabbrica.
Leggere l’accusa farebbe ridere se non facesse rabbia: il presidio avrebbe impedito il funzionamento dello stabilimento. Considerato che chi fa questa accusa sta chiudendo lo stabilimento mentre i lavoratori stanno lottando per tenerlo aperto, la faccia tosta e il cinismo della proprietà aziendale ci danno i brividi.
Si accusano i lavoratori di aver ostacolato l’uscita dei camper e delle roulotte. A dire il vero nessuno ha mai neppure cercato di farli uscire, ma se ci fosse stato un tentativo in quel senso i lavoratori AVREBBERO SOLTANTO FATTO BENE A BLOCCARE I CANCELLI.
Di fronte all’avidità e alla mancanza di rispetto per la vita di 130 lavoratori licenziati dimostrata dall’azienda, è uno scandalo che la proprietà pensi a come far soldi vendendo il frutto del lavoro dei licenziati senza preoccuparsi minimamente del destino di tutte queste famiglie.
Anche noi siamo stati davanti al presidio fin dai primissimi giorni, abbiamo sostenuto il presidio con donazioni, dichiarazioni pubbliche, solidarietà politica e umana; se c’è stata violenza privata contro i profittatori allora ANCHE NOI SIAMO STATI COMPLICI DI QUESTO REATO insieme ai lavoratori; se anche uno solo dei lavoratori del presidio sarà imputato, allora vogliamo esserlo anche tutti noi.
Invito tutti i lettori a sottoscrivere questo appello: la solidarietà non è mai troppa! Per farlo si può lasciare un commento qui, o anche sotto questo post.
triste vicenda 🙁
Che si è conclusa pochi giorni fa con una sconfitta onorevole: ai lavoratori è stata riconosciuta la cassa integrazione per un anno, contro le intenzioni iniziali del datore di lavoro che voleva dismettere immediatamente del tutto lo stabilimento.
magra consolazione: spero che più lavoratori possibile possano trovare un altro lavoro. Valeva comunque la pena di manifestare