Poteva fare di quest’Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli, e invece, va’ che roba, il Governo consente alla Camera di esprimere il proprio voto sulla riforma del lavoro. Naturalmente, purché il voto sia Sì e sia subito, senza inutili discussioni. Fortuna che dentro la Camera, così come prima al Senato, erano già quasi tutti d’accordo, e un testo del genere – diciamocelo – avrebbero proprio voluto proporlo loro: perciò nessuno si è lamentato. Anzi, i partiti che sostengono il governo – tutti meno il PdL, a onor del vero – hanno pensato bene di ringraziarlo con una bella “mozione unitaria di sostegno” da sventolare a Bruxelles.
Il contenuto della riforma non lo descrivo più, mi sono stufato. Per chi ne avesse la possibilità, però, stasera ne parleremo alla Corte Popolare del Collettivo La Sciloria, dalle parti di Rho. Il senso profondo della riforma, invece, lo ha spiegato per l’ennesima volta, senza mezzi termini, il Ministro Elsa Fornero in un’intervista al prestigioso Wall Street Journal:
People’s attitudes have to change. Work isn’t a right; it has to be earned, including through sacrifice.
(“L’atteggiamento delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto; deve essere guadagnato, anche a prezzo di sacrifici“). Strano, ricordavo dalle lezioni di Diritto costituzionale che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto“. Sono sicuro infatti che nel giro di qualche ora arriverà una rettifica imbarazzata.
Ma francamente non sono tra quelli che si scandalizzano per il modo tanto palese con cui questo governo calpesta la Costituzione: i governi precedenti facevano (o quantomeno avrebbero voluto fare) le stesse cose, solo fischiettando per non farsi beccare. Volendo, anzi, se questo governo ha un pregio è quello della chiarezza: sono quasi sei mesi che dicono di voler abolire l’obbligo di reintegrazione per il licenziamento illegittimo, e adesso lo stanno facendo; il PD aveva provato a metterci una pezza con la storia della “manifesta insussistenza” ma subito Monti ha spiegato che era un’ipotesi praticamente impossibile, tanto per non lasciare dubbi.
Il problema, insomma, non sono questi che apertamente – mi verrebbe quasi da scrivere “onestamente“, ma non esageriamo – dichiarano che se ne fregano dei nostri diritti e con la Costituzione ci si puliscono il culo. Il problema sono quelli che dovrebbero ostacolarli. Di fronte a prese di posizioni così nette, davvero inequivocabili, che cosa ci vorrebbe per un sindacato con milioni di iscritti a fermare tutto, assediare (ma davvero!) le istituzioni e, se ancora non se ne vanno, rimuovere *fisicamente* (ma pur sempre pacificamente, sia chiaro) questo governo e i suoi ministri? Potrebbe probabilmente anche soltanto limitarsi a bloccare a oltranza trasporti e uffici pubblici, finché la riforma non venga cancellata e il governo cacciato a pedate.
Colpisce invece che la sola reazione messa in campo fino ad ora dalla CGIL sia quella di un *presidio* davanti al Parlamento e nelle città in cui si riesce a organizzarlo, oggi. A Pavia mi dicono che fossero qualche decina, tra le nove e le undici del mattino, davanti alla Prefettura. Anche perché a quell’ora, se nessuno ha convocato uno sciopero, i soli che possono partecipare a un presidio sono pensionati: possibile che non ci abbiano pensato? Non credo. E il sospetto cresce leggendo il volantino preparato per l’occasione dalla CGIL: ora, fosse anche solo per il valore simbolico, possibile che non sia nemmeno menzionato per sbaglio, neppure scritto in piccolo, l’Articolo 18 dello Statuto?
Invece niente. E allora si facciano questo “grande presidio” davanti a Montecitorio, che si riduce di fatto a spiare dal buco della serratura mentre quelli dentro votano le peggio cose. Chissà, magari è una nuova forma di perversione, per certi versi simile alla Guardormienza: possiamo chiamarla Guarvotanza. Bisogna trovare al più presto il modo di curarla.
in comune a pavia nemmeno l’assemblea e neanche l’ombra di un volantino…
Per la cronaca, la rettifica è effettivamente arrivata, e come era facile immaginare è assolutamente pietosa: http://www.corriere.it/economia/12_giugno_27/riforma-lavoro-intervista-fornero-wall-street-journal_0ea5016e-c048-11e1-9409-cd08fce6f4b9.shtml