Ricordo esattamente la notte in cui imparai a giocare a backgammon. Era l’inizio del 1999, nel mio primo anno di università, ero in Collegio e un tale aveva lanciato questa “moda” (il Collegio, mi sarei reso conto, era il luogo perfetto per l’esplosione di manie che coinvolgevano nel giro di pochi giorni decine di persone, per poi essere altrettanto rapidamente dimenticate e sostituite dalla moda successiva) installando il gioco su tutti i PC della sala computer.
Stufi di perdere invariabilmente e inspiegabilmente contro la macchina (c’era addirittura un disclaimer che metteva in guardia i principianti: “Vi sembrerà che il computer bari facendo uscire i dadi che gli fanno più comodo: non è così, siete voi a essere scarsi”), Mauro e io decidemmo di leggere un manuale che avevo scovato a casa dei miei genitori. A ogni capitolo andavamo nella sala computer semideserta (era notte, appunto) e facevamo una prova contro la macchina: dopo il quarto capitolo, vincemmo la nostra prima partita; alla fine della nottata padroneggiavamo tattica e strategia. Ricordo perfino la colonna sonora di quella nottata: Garbage, dell’omonima band.
Poco tempo dopo cominciammo a giocare on-line tramite un server che si chiamava – e si chiama – FIBS, First Internet Backgammon Server. Inizialmente il sistema era così primitivo che girava su telnet, senza una vera e propria interfaccia grafica. Mauro e io creammo un unico account, MatraRevenge: la password era “bastakulo” (ho controllato, l’account non esiste più). A chi, fra gli avversari con cui chattavamo, ci chiedeva spiegazioni sul nome, rispondevamo che eravamo una matricola che studiava Giurisprudenza e Ingegneria (contemporaneamente) in un collegio universitario *ateo*: non so perché avessimo inventato questa cazzata, forse per evidenziare l’ambiente laico del nostro Collegio, il Ghislieri, rispetto a quello pretesco del rivale borromeo. In molti si stupivano o si scandalizzavano: può essere pure che abbiamo vinto qualche partita sfruttando la distrazione che la spiegazione provocava.
Una dozzina d’anni è trascorsa, e saltuariamente ho continuato a giocare su FIBS, creando alcuni anni fa l’account Avvocato Laser. Lo scorso luglio, in occasione del ventesimo anniversario del server, i suoi amministratori hanno messo in palio alcuni gadget, premiando i vincitori di alcuni tornei svolti nell’arco di una settimana. Ieri, quando mi è stato recapitato il mio portachiavi, indirizzato ad Alessandro Villari “Avvocato Laser”, mi sono emozionato un po’: buon compleanno FIBS!
Va riconosciuto che già arrivati a metà libro eri diventato molto più bravo di me e ho cominciato a pensare di te quello che FIBS raccomandava di non pensare del computer. Eppure mi bastava un doppio 4 e avrei vinto io… avevo fatto bene ad accettare il raddoppio!
La storia del collegio ateo ora che me la ricordi me la ricordo, credo sia nata dal fatto che non sapevamo come dire “laico” in inglese. Dopo l’11 Settembre, lo abbiamo imparato: si dice “secular”.
Rivendico ad ogni modo l’invenzione di una geniale tattica per perdere a backgammon: i Profughi. Si crea un numero così esagerato di pedine isolate da riempire le carceri nemiche di balordi che, appena uscitine per niente rieducati dal carcere sovraffollato, perseguitano l’avversario. O si vince rocambolescamente (nell’1% dei casi) o si perde triplo (nel 99% dei casi). Solo che we are the 99%.
Un post strappalacrime ;-). Aggiungo il mio ricordo. Arrivato matra, fui invitato a “calarmi” il sopracitato libro e a “pompare” partite su fibs. Riuscii a vincere la dipendenza solo al secondo anno quando il gioco passò di moda, ma fortunatamente ho capito che è un po’ come andare in bicicletta. L’anno scorso, infatti, mentre ero in vacanza in Turchia ho avuto modo di far perdere la pazienza ad alcuni autoctoni, sedicenti giocatori di eccellenza (sicuramente praticanti con frequenza più che giornaliera).
È incredibile quanto l’esito di questo gioco, seppur regolato dai dadi, sia così determinato dall’abilità individuale. Al meglio delle 5 vince sempre chi ha fatto le scelte migliori.
Anche vincere rocambolescamente è spesso frutto di abilità. I dadi ti possono portare ad avere anche un enorme vantaggio posizionale, ma ti basta anche una sola pedina, magari situata nella casa opposta, per ribaltare la partita.
Non ricordo il motivo per cui passò la moda, ma credo fosse dovuto all’avvento di altri giochi che riscuotevano un consenso maggiore o portavano ad una dipendenza maggiore, tipo il biliardo. Alla faccia del “Perder tempo a più sa più spiace”.
Grazie MatraRevenge ma anche grazie a Nuanda (si chiamava così l’altro maestro o era la sua password su fibs 😉 ?)