Questa sera alle 21 andrò in Piazzale Ghinaglia per partecipare al corteo antifascista. Ho già raccontato dell’aggressione, che ha dato spunto a questa iniziativa. Avevo anche scritto:
certamente è utile che a questa mobilitazione in particolare partecipino tutte le forze che hanno radici antifasciste, più o meno sepolte, compreso eventualmente il PD (sempre che la partecipazione sia reale e non virtuale); sarebbe anche senz’altro molto importante la partecipazione dell’ANPI pavese.
Purtroppo invece la manifestazione non sarà unitaria. Che cosa è successo?
Lunedì la Questura ha vietato il percorso da Piazzale Ghinaglia lungo Strada Nuova, ossia il teatro dell’aggressione: fin da principio tutti avevamo ritenuto che passare davanti al luogo in cui i fascisti avevano intimato a un ragazzo di togliersi una maglietta “antifascista”, dicendogli che “a Pavia funziona così”, fosse il modo migliore per “liberare” la città, simbolicamente. La motivazione ufficiale della polizia è stata che “il mercoledì sera c’è la movida“: giuro, hanno detto così.
Non è inutile specificare che la decisione definitiva è stata presa dal Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza, composto (anche) da rappresentanti della Prefettura (il Governo), del Comune (la giunta di destra) e della Provincia (PD-SEL).
A questo punto, la soluzione più ragionevole sarebbe stata trovarsi comunque, tutti quanti, nel luogo convenuto, ed eventualmente anche rimanerci se il divieto fosse stato confermato, ponendo però esplicitamente sulle spalle della Questura una responsabilità politica non indifferente, quella di vietare un corteo antifascista in un luogo in cui invece i fascisti hanno avuto piena libertà di agire.
Questa è la scelta che ha fatto l’Osservatorio Unitario Antifascista, e la condivido completamente. Senza neppure comunicare prima la decisione, invece, i vertici dell’ANPI pavese, tutti rigorosamente appartenenti alla burocrazia del Partito Democratico, hanno scelto di chinare silenziosamente il capo di fronte all’insensato diktat della polizia e hanno convocato un’altra manifestazione, un presidio in Piazza della Vittoria (dove invece la movida non c’è? Mah…). Tra l’altro, utilizzando lo stesso appello che avevamo scritto in precedenza, opportunamente depurato di ogni critica nei confronti delle istituzioni e del Governo.
La situazione è avvilente, e non mi stupisce sentire che diverse persone, demoralizzate, non parteciperanno a nessuna delle due manifestazioni. Alcuni, in buona fede, si lamentano nell’ennesima divisione nella sinistra, persino su temi “unitari” come l’antifascismo. Credo sia importante capire, allora, su che cosa si basa questa divisione, che è evidente: poi ciascuno giudicherà e deciderà da che parte vuole stare.
In queste ore assistiamo al tentativo del Partito Democratico, anche con la martellante pubblicità su Facebook, di descrivere la differenza come quella fra manifestanti “violenti” e “pacifici”. Scrive infatti il segretario cittadino del PD Antonio Maria Ricci: “Il ritrovo della manifestazione indetta dall’ANPI è in piazza della Vittoria in piazza chinaglia [sic!] la polizia blocca il corteo in strada nuova. Noi non vogliamo lo scontro con la polizia.”
Chiariamo subito (anche per tranquillità dei miei genitori, che ogni tanto leggono queste pagine): nessuno vuole e nessuno provocherà alcuno scontro con la polizia: se la polizia blocca il corteo in Strada Nuova, staremo in Piazzale Ghinaglia. Punto. È disgustosa questa vera e propria falsificazione della realtà. Disgustosa ma non sorprendente, per un partito che nel giro di pochi mesi in combutta con la destra, ha tra l’altro cancellato l’Articolo 18 e il diritto ad andare dignitosamente in pensione, sostenendo allo stesso tempo, da sempre la repressione poliziesca in Val di Susa e in tutte le occasioni di protesta sociale.
Si poteva tenere comunque unito il fronte, a costo di rinunciare al percorso inizialmente deciso? È quanto sostengono alcuni. Io credo che sia più importante e più efficace essere di meno, ma con contenuti chiari e di critica sociale, che stare 50 in più in una piazza dalle parole d’ordine stantie e superficiali.
La divisione di stasera, in fondo, è la stessa di qualche mese fa, al 25 Aprile: da una parte sta chi non ha intenzione di mettere in discussione le istituzioni e l’ordine esistente, le stesse istituzioni e lo stesso ordine che “coltivano” i fascisti e che provocano ogni giorno sempre più ingiustizie; le istituzioni che oggi si comportano esattamente come i fascisti nel vietare agli antifascisti di passare da Strada Nuova. Dall’altra parte staremo noi. Non c’è poi da rammaricarsene troppo, né è il caso di fare un feticcio di una fantomatica “unità antifascista”.
Del resto, essere antifascisti ha sempre significato fare scelte difficili, non certo “stare tutti insieme” a tutti i costi: questa serata non fa distinzione. L’appuntamento, per chi non ha paura di disturbare la movida e “il manovratore”, è alle 21 in Piazzale Ghinaglia.
Com’è finita? Come avevamo previsto: in 150 circa siamo partiti da Piazzale Ghinaglia, dopo una breve trattativa con le forze dell’ordine abbiamo fatto il nostro corteo, pacifico e rumoroso, in una Strada Nuova semi-deserta (“siamo noi, la movida di Pavia siamo noi”) e abbiamo raggiunto il presidio di Piazza Vittoria, dove una cinquantina di persone intirizzite e imbarazzate hanno fatto ala al nostro ingresso.
Il tentativo del PD di spaccare il fronte antifascista è naufragato miseramente e vergognosamente: nessuna movida, nessuno scontro, quasi nessuno insieme a loro in piazza, prima che arrivassimo noi s’intende.
“Il 25 Aprile non è una ricorrenza: ora e sempre Resistenza”. Anche contro le manovre di potenti un po’ sfigati.