Non ve n’eravate accorti? La guerra è in corso da tempo, sempre più accesa: l’ha combattuta fino ad oggi una parte sola, a colpi di controriforme, tagli, sfratti, licenziamenti, esternalizzazioni. In Spagna la disoccupazione giovanile è oltre il 50%, in Italia un giovane su tre è senza lavoro, in Grecia… lasciamo stare.
A Madrid fin da stamattina e ancora adesso, alle nove di sera, centinaia di migliaia di persone assediano il Parlamento presidiato militarmente e difeso a suon di manganelli: ci resteranno fino a domattina. Sono lavoratori e studenti, giovani, giovanissimi ma anche adulti, “privati del futuro”. Hanno preso botte, lacrimogeni e proiettili di gomma ma di tornarsene a casa non hanno alcuna intenzione.
Da Madrid a Bruxelles, da Lisbona a Roma e Torino, in tanti oggi hanno deciso che non si devono per forza solo prendere, che si può reagire; ed è significativo che la stragrande maggioranza degli altri che stavano nelle piazze non li abbiano isolati, come probabilmente sarebbe successo solo pochi mesi fa, ma abbiano resistito compattamente. Non è la prima volta che succede a dire il vero, ma da quel che si vede e si legge in queste ore le manifestazioni di oggi sembrano rappresentare uno spartiacque, per le dimensioni del fenomeno e la reazione messa in campo.
Chi oggi più o meno velatamente giustifica la repressione poliziesca con la violenza messa in campo da alcuni manifestanti nelle piazze di mezza Europa, chi si scandalizza e lancia appelli a una “protesta civile” e pacifica, non parliamo di chi apertamente difende l’operato dei “tutori dell’ordine”: nel migliore dei casi sono ingenui, in tutti gli altri sono ipocriti e complici di questa repressione.
Oggi sono in tanti che questa guerra, dichiarata da tanto tempo, hanno deciso di iniziare a combatterla e non soltanto subirla come fosse una punizione divina. Il nemico è lì, chiarissimo da vedere: è il grande padronato, che qui esercita il suo potere direttamente attraverso governi “tecnici”, altrove lo fa attraverso partiti di destra, non disdegna di servirsi in un futuro prossimo di coalizioni di centrosinistra.
Fino a ieri, la paura stava quasi solo nel nostro campo: paura di alzare la voce, di protestare, di far valere dei diritti, di pretendere indietro quelli che ci hanno tolto, di resistere di fronte alle ingiustizie anche quando le ingiustizie sono “legali”. Oggi si è visto che a furia di tagliare ci stanno lasciando senza niente, e chi non ha niente da perdere non ha più nulla di cui aver paura. Da domani, forse, la paura cominceranno ad averla anche dall’altra parte della barricata.