Alcuni mesi fa scrissi un racconto che parlava di lavoratori precari della televisione che si organizzavano per difendere i propri diritti. Si concludeva così:
Non vogliamo più subire il ricatto che il sistema ci impone: silenzio in cambio della speranza di un rinnovo. Da oggi in poi, ogni nostro contratto che non diventerà a tempo indeterminato lo impugneremo. Speriamo che tanti precari seguano il nostro esempio.
Be’, qualcuno quell’esempio l’ha seguito: è successo a La7, il canale “alternativo” e “progressista”, quello di Crozza e Santoro, della Dandini e di Sabina Guzzanti, ma prima ancora quello di Telecom, che sta vendendo l’emittente (a Urbano Cairo, sembra) e, probabilmente per rendere il boccone più appetitoso, non rinnova più i contratti precari. In questo modo, l’azienda può fare l’anima bella sulla stampa annunciando che non ci saranno licenziamenti (tecnicamente, in effetti, non lo sono), mentre in realtà sta lasciando a casa oltre metà delle persone che ogni giorno, da anni, mandano avanti la baracca.
Si è creato così, nelle scorse settimane, il Coordinamento Precari La7:
Cosa vogliamo?
La7 è la nostra rete. Chiediamo di lavorare e lavorare con dignità. Chiediamo la stabilizzazione, chiediamo un tavolo di trattativa con la proprietà per definire il nostro futuro in azienda.
Non so come finirà questa battaglia: essersi organizzati in un coordinamento è già un passo importante, necessario per poterla combattere, ma alla lunga non basta se rimane un caso isolato. Bisogna coltivare ogni focolaio di lotta, sostenerlo e sostenerne l’esempio in modo che altri focolai si accendano. Quando diventeranno un solo grande incendio, sarà molto più difficile spegnerlo.
Speriamo che tanti precari seguano l’esempio dei Precari La7