(La sinistra è sfigata? Ecco di chi è colpa!)
Posso dirlo? Nonostante tutti i cori funebri che ho sentito in questi giorni da amici e conoscenti di sinistra, mi pare proprio che quello uscito dalle elezioni nazionali sia lo scenario migliore possibile (al netto di risultati impossibili – e comunque inaffidabili – come la vittoria di Rivoluzione Civile).
Molti dei lamenti che ho raccolto in giro si possono ricondurre a questi presunti “orrori”:
Com’è possibile che Berlusconi prenda ancora tanti voti?! Personalmente mi aspettavo che il PdL prendesse qualcosina in meno, ma comunque non molto sotto il 20% dei voti. Anche così, con meno del 22%, ha perso metà del suo elettorato, circa sette milioni di voti, rispetto alle scorse elezioni politiche. Poi, oh, la gente di destra esiste in Italia e qualcosa dovrà pur votare in questo Paese: ci sta che voti il PdL anche chi non ne è entusiasta, in mancanza di alternative molto migliori (esattamente come molte persone di sinistra votano il PD, a ben vedere). Tra l’altro, come si può stupirsi che la gente non sia sufficientemente disgustata da Berlusconi da non votarlo più, quando ancora pochi mesi fa il Partito Democratico non ne era sufficientemente disgustato da non governarci insieme? Dov’erano allora tutti quelli che oggi si scandalizzano?
Detto questo, l’obiettivo (davvero straminimo e largamente insufficiente) di non avere più Berlusconi capo del governo è sicuramente raggiunto; se poi comunque il PdL sarà coinvolto o meno in una “grande coalizione”, dipende da quanto peseranno i diktat dell’Europa “che conta”, di Napolitano, delle banche, rispetto alla prospettiva per il PD di dimezzare i propri consensi alle prossime elezioni.
Il Paese è ingovernabile perché i grillini sanno dire solo no. E vi pare poco? Io preferisco vent’anni di ingovernabilità rispetto a uno di governo come quello dell’anno scorso. E preferisco di gran lunga che di fronte al “programma” del PD, che non si discosta dall’Agenda Monti sui punti che incidono davvero sul tenore di vita delle persone, ci sia chi sa dire solo no. Di questo sono assolutamente convinto: che cosa avrebbe fatto il PD se avesse preso il 100% in queste elezioni? Avrebbe fatto l’austerity, senza soluzione di continuità rispetto all’ultimo anno in cui ha in effetti governato: questo perché l’Agenda della BCE è la esplicitamente la sua ricetta alla crisi economica – che, per inciso, ovviamente non è colpa di Berlusconi – e la crisi non finirà né domani né l’anno prossimo. Meglio allora che questo piano sia ostacolato, in ogni modo: meglio lo stallo che un’altra riforma del lavoro che prosegua l’opera della Fornero, per intenderci.
Piuttosto mi preoccupa la prospettiva che i grillini, in cambio magari di qualche riforma “di immagine” ma di poca sostanza, possano dire di sì a progetti di austerity. Ma staremo a vedere se Grillo e i suoi sapranno davvero disturbare il manovratore o si limiteranno al ruolo di rumorosi spettatori.
L’analisi sulla natura del Movimento 5 Stelle è complessa, come lascia intendere l’eterogeneità dei suoi sostenitori. Agli spunti pubblicati su Giap si può aggiungere il dato sui flussi di voto, da cui sembra che i grillini abbiano pescato tanto a destra quanto a manca. Ovviamente non si può definire la natura di classe di un partito o di un movimento solo dal suo elettorato (altrimenti dovrebbe probabilmente concludersi che il PD è un partito operaio e che almeno per un periodo lo è stato la Lega…), ma nella misura in cui Grillo, con un programma volutamente vago su molte questioni economiche e sociali fondamentali, sembra muoversi anche in modo spregiudicatamente opportunista per inseguire il consenso, non è secondario capire chi lo ha votato per cercare di comprendere come si muoveranno i suoi adepti in Parlamento.
Va detto che il voto al Movimento 5 Stelle rappresenta comunque la ricerca di un’alternativa di fronte a due schieramenti che, non a torto, sono visti come di fatto perfettamente sovrapponibili. Questa consapevolezza è un punto cruciale, specialmente perché coinvolge milioni di lavoratori e di persone di sinistra. Che venga incanalata in un voto di protesta a una forza dal programma ambiguo invece che nelle piazza è il problema, che oggi non sembra vicino a una soluzione.
Non c’è più la sinistra! Mi dispiace per l’assenza di quei pochi parlamentari che sarebbero stati eletti se Rivoluzione Civile avesse superato lo sbarramento: non avrebbero cambiato in nulla lo scenario in cui ci troviamo, ma avrebbero potuto svolgere almeno un ruolo di testimonianza non disprezzabile. Non mi stupisce più di tanto però il completo fallimento di questo esperimento, che mi auguro venga archiviato al più presto: camuffarsi nelle liste di magistrati e poliziotti, dovrebbe essere evidente, non è proprio la miglior forma di propaganda possibile per la sinistra e per i comunisti in particolare. Che poi adesso si dia la colpa alla campagna per il voto utile del PD o perfino alle imitazioni di Crozza (pure questo è toccato sentire!) è semplicemente ridicolo e non merita altri commenti.
La verità è che la sinistra, in Italia come ovunque, non ha alcuna prospettiva al di fuori delle lotte sociali: non è un caso che in Italia, dove le lotte sono stagnanti, ci sia la sinistra più penosa d’Europa. È un circolo vizioso, che non potrà essere spezzato certamente da partiti trasformisti, pronti a vendere perfino il proprio simbolo per il miraggio di una poltrona, mai disposti a prendere posizione chiaramente e una volta per tutte contro la falsa e fallimentare opzione del “meno peggio”. Per dirla tutta, l’unica speranza per la sinistra sta nella moltiplicazione e nella radicalizzazione di lotte come quella di Melfi e Pomigliano, dell’ILVA, nella diffusione di uno scontento che passi non solo e non tanto per il voto di protesta, quanto per lo scontro sociale. Solo entrando con coerenza e senza esitazioni in un processo di questo tipo la sinistra può ricostruirsi, ripartendo totalmente da zero e facendo tabula rasa di tutti i dirigenti che l’hanno condotta a questo sfacelo.
Questo, o anche la prossima volta dovremo considerare questo scenario come il migliore possibile.