Non c’è nessuna soddisfazione, in casi come questo, a scrivere “l’avevo detto”. L’avevo detto, prima delle elezioni, che il voto degli italiani era sostanzialmente inutile dal momento che l’agenda del futuro governo era già scritta – e per essere sicuri che fosse rispettata il vecchio Presidente della Repubblica ha lasciato a se stesso la “relazione dei saggi”. L’avevo detto, subito dopo le elezioni, che il PD si sarebbe spaccato tra quanti erano disposti a sacrificarlo sull’altare della Troika e delle larghe intese, con la benedizione di Napolitano, e chi invece nel timore di fare la fine del PASOK avrebbe cercato fino all’ultimo di escludere il PdL dal governo. L’avevo detto, alla vigilia dell’elezione del Presidente della Repubblica, che l’accordo tra PD e PdL (su Marini, ma ovviamente anche su Napolitano) era ormai inevitabile data la “tenuta” dei parlamentari del M5S per garantire la formazione di un governo che eseguisse gli ordini delle istituzioni europee e delle banche.
E che vuoi, che ti diciamo “bravo”? Bravo indovino di ‘sta minchia!
No, non c’è nulla di cui compiacersi, e del resto non sono certo l’unico ad aver visto quello che già bolliva in pentola: il coperchio era trasparente. Piuttosto, c’è da prepararsi e organizzare la Resistenza contro il governo che sarà incaricato probabilmente oggi e contro le politiche di tagli, privazioni e repressione che porterà avanti.
Questo 25 Aprile cade proprio nel giorno giusto: domani sindaci e personalità istituzionali, a partire dallo stesso Napolitano, ci ammorberanno con i loro discorsi sull’importanza della coesione, della responsabilità e dell’unità nazionale, per uscire tutti insieme dalla crisi e rilanciare il Paese. Ma in tanti stanno sperimentando sulla loro pelle che la crisi non è uguale per tutti, e che la via indicata dalla troika e perseguita nell’ultimo anno e mezzo di larghe intese consentirà forse alle banche e alle grandi imprese di uscire dalla crisi, ma al prezzo di un massacro sociale per tutti gli altri. Questa percezione si è espressa finora soprattutto nel voto al Movimento 5 Stelle e nell’astensione di massa (alle elezioni regionali in Friuli, due giorni fa, è rimasto a casa un elettore su due, compresi tanti che avevano sostenuto Grillo due mesi prima).
Domani è il giorno giusto per lanciare la parola d’ordine della Resistenza contro quella dell’unità nazionale: la Repubblica non è nata da larghe intese ma dalla guerra civile, dal sacrificio di chi ha combattuto contro il fascismo e contro l’oppressione.
Ora tocca a noi: lasciamo al Parlamento l’unità nazionale, prendiamoci le piazze per lottare contro le sue politiche.