Riassunto delle puntate precedenti: una ventina di giorni fa a Pavia due famiglie vengono sfrattate dalla loro abitazione (privata) perché non sono in grado di pagare l’affitto. Delle due famiglie, una è nelle graduatorie per l’assegnazione di una casa popolare, l’altra no. L’assessore ai servizi sociali Sandro Assanelli interviene inutilmente, non riuscendo a impedire gli sfratti e limitandosi a garantire alla famiglia già assegnataria che la casa popolare sarà consegnata nell’arco di qualche settimana; all’altra famiglia promette invece una stanza in un dormitorio comunale, lo stesso in cui il marito, Attila Loch, lavora come custode notturno.
In mancanza di una soluzione accettabile, l’altra famiglia decide la settimana successiva di partecipare all’occupazione di alcune case dell’ALER, lasciate sfitte in attesa di una ristrutturazione rimandata a data da destinarsi: lo stipendio di Attila, 450 Euro al mese, non consente infatti di trovare nessun’altra alternativa. Questo è l’appello, rivolto alle altre famiglie che abitano il quartiere, lanciato da coloro che sono stati costretti a occupare le abitazioni popolari sfitte.
Nel corso del Consiglio comunale convocato appositamente sul tema della casa, pochi giorni dopo, l’assessore Assanelli lo dice chiaramente: chi partecipa alle occupazioni si pone al di fuori della legalità e rischia di pagarne le conseguenze. Ascoltandolo dal vivo, avevo commentato su Twitter:
#Pavia: assessore Assanelli minaccia famiglie che hanno occupato case sfitte, possono essere escluse da liste di assegnazione case popolari
— Alessandro Villari (@AvvocatoLaser) 16 maggio 2013
Casomai qualcuno si chiedesse che tipo sia questo Assanelli, può buttare un occhio sul suo sito:
Da molti anni, aderisco al movimento ecclesiale Comunione e Liberazione, fondato da Mons. Luigi Giussani. Considero l’esperienza di Fede fondamentale per orientare le mie scelte di vita.
Chissà se il Consorzio Sociale Pavese, ente sotto il controllo dell’assessorato, è stato ispirato dall’esperienza di fede quando ha consegnato ieri mattina ad Attila questa lettera:
Oggetto: Interruzione percorso di Borsa lavoro Sig. Loch Iosef Attila.
A seguito del mancato rapporto di fiducia dovuto ad atteggiamenti non completamente corretti del signore in oggetto, il servizio scrivente ritiene di interrompere il rapporto di collaborazione come custode del dormitorio comunale, situato in Via San Carlo n. 10, a far tempo dalla data odierna.
Il Responsabile del Servizio Inserimento Lavorativo
Dott.ssa Cristina Bartesaghi
Dove è scritto “atteggiamenti non completamente corretti”, bisogna leggere “occupazione di una casa sfitta dell’ALER”, naturalmente: ecco la minaccia di Assanelli divenuta realtà. Ma i servizi sociali non hanno neppure il pudore di scrivere apertamente quale sia la contestazione che viene mossa ad Attila Loch: dovrebbero altrimenti chiarire che a motivare l’interruzione del rapporto è il tentativo del lavoratore di proteggere la propria famiglia assicurandole un tetto dignitoso sotto il quale dormire. *
La realtà è che la giunta non ha altra soluzione per l’emergenza della povertà che il tradizionale sistema di clientele: basti pensare che sul suo sito personale, l’assessore Assanelli ha una pagina dedicata alle offerte di lavoro! Lo spinge la carità cristiana e la difesa della famiglia, come è scritto sulla sua scheda personale? O piuttosto l’intenzione di crearsi in questo modo una base di consenso che confina col voto di scambio e, allo stesso tempo, di tenere sotto ricatto i poveri più turbolenti dando loro uno stipendio da fame in cambio di “un atteggiamento completamente corretto”?
Ciascuno giudichi, innanzitutto, se è giusto pagare 450 Euro al mese un lavoro di custode notturno; se è giusto, non potendo pagare nessun affitto con un reddito del genere, accettare di far vivere la propria famiglia in una stanza di dormitorio; se è sbagliato cercare una soluzione che, senza danneggiare nessuno, consenta alla propria famiglia un’esistenza non dico dignitosa, ma almeno un po’ più umana; se è giusto privare una persona del proprio lavoro, per quanto sottopagato, per questa sola ragione.
Chi pensa che l’amministrazione comunale, e in particolare l’assessorato ai servizi sociali, si sia comportata in modo giusto, risponda però anche a un’altra domanda: che cosa avrebbe fatto al posto di Attila Loch?
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* Lo possono fare, legalmente? Tecnicamente, il lavoro è stato dato tramite una “borsa lavoro” assegnata direttamente, senza bando. Non è dato conoscere il regolamento di questa borsa, dal momento che il lavoratore afferma di non averne mai ricevuto una copia. Comunque, è verosimile che sia contenuta una qualche clausola di gradimento, più o meno generica, comunque tale da garantire il controllo assoluto dell’istituzione sulla vita del lavoratore. Chiaramente, qui l’aspetto legale è insignificante rispetto a quello politico.