Nessun boato assordante, nessuna musica, nessuna voragine e niente nubi di fumo nero. Al limite qualche nuvola e le prime piogge di stagione. Sembra che il governo di larghe intese cada nello stesso disinteresse che accompagna le foglie in autunno, ma con molta meno poesia.
È anche giusto così: in molti hanno finito per interiorizzare, magari senza rendersene conto, che non c’è alcuna espressione di sovranità nei governi o nel Parlamento, che in fondo è un teatrino in cui se la cantano e se la suonano da soli. O meglio: se la cantano e ce le suonano. Importa davvero come sarà composto l’esecutivo che – appunto – non farà altro che eseguire le disposizioni della troika? Che nome prenderà la prossima riforma del lavoro o delle pensioni? Ormai si è diffusa la percezione, che sotto molti aspetti condivido, che arrivati a questo punto non ci siano margini per delle scelte, perlomeno non finché non si mettono in discussione i principi fondamentali che ci hanno condotti fin qui. Ed è piuttosto chiaro a tutti che nessuno in Parlamento ha intenzione di mettere in discussione la piena applicazione dei diktat europei, con il suo doppio binario di austerità per i deboli e regali per i forti.
Ecco perché c’è ancora e più che mai bisogno di quell’asteroide che la scorsa estate in tanti abbiamo provato a evocare: a distanza di un paio di mesi (e oltre centomila download) dalla pubblicazione, Tifiamo asteroide si conferma un’operazione di stringente attualità e urgente necessità.
La raccolta è soprattutto un racconto in cento(tre) racconti di come viviamo e percepiamo l’Italia e la sua politica, molto più efficace di qualsiasi resoconto giornalistico di questi giorni. Non è un caso se in molte storie i due poli della narrazione siano “il governo”, senza distinzione fra PD e PdL, Letta nipote e Letta zio, spesso senza neppure bisogno di spiegare il perché, e la Val Susa, quella di oggi o quella di un futuro immaginario, avanguardia e simbolo della possibilità e dell’importanza di un altro radicalmente opposto al sistema che ha generato le larghe intese.
E se alcuni autori si sono divertiti a descrivere comportamenti e reazioni di ministri e sottosegretari, sono entrati nel merito delle politiche nefaste e delle responsabilità, molti altri, con la stessa efficacia, si sono limitati a descrivere gli effetti di queste politiche – povertà, precarietà, disoccupazione, tagli all’istruzione e ai servizi – e a formulare un’equazione tanto vera quanto implicita tra questa macelleria sociale e questo governo: ecco così lo Streaming (di Brochendors Brothers & La Peppa) della demenziale missione spaziale per distruggere l’asteroide, seguito in diretta da una iper-realista scuola media di Taranto, un cinquantatreenne operatore televisivo in stage e un gruppo di attivisti valsusini.
C’è anche chi, come Emanuele Guarnieri, l’ha colto meglio di altri che PD e PdL siano Geneticamente coinvolti, che non possa esistere oggi una “sinistra moderata” che non sia fondamentalmente uguale al centrodestra: perché o si è radicalmente contro il sistema che ha generato Berlusconi e i suoi accoliti, o si finisce a governarci insieme.
Questa politica e questi politici meritano insomma un asteroide che li spazzi via: di Letta, Alfano e compagnia, il meglio che si possa dire è che sono talmente insignificanti che quando non se ne sentirà più parlare nessuno li ricorderà. Li si può osservare con indifferente curiosità, come in Una gita al palazzo di Paul Olden, che è poi lo stesso atteggiamento con cui mi capita di ascoltare il telegiornale in questi giorni; oppure semplicemente prenderli a sassate senza tanti discorsi, come accade a Enrico Letta, Meritatamente (di Torve Umanità).
La stessa ripetizione del finale non è soltanto un divertissement à la Esercizi di stile di Queneau, anche se è principalmente questo a generare l’effetto comico (irresistibile, fra tutti, in Lanciatori di asteroidi di Montgomery Kusmann). È un mantra, la parola in grado di creare una trasformazione: come l’hanno definito i Wu Ming nella postfazione, parafrasando Marx – e non trovo un modo migliore per dirlo
L’asteroide è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.
Certo, Berlusconi non è affatto il meteorite che abbiamo evocato. Ma qualsiasi cosa indebolisca – non solo il governo – la governabilità è un vantaggio per noi: sono così deboli che stanno su con lo sputo. Se basta un vecchio mentecatto a metterli in crisi, figuriamoci che cosa potranno fare milioni di sfruttati quando diventeranno un asteroide infuocato.