Luglio di poche ma buone letture, mentre al cinema scarseggiano le prime visioni, ma dal passato tornano in rassegna grandissimi classici…
LIBRI
Solange Calvalcante, Compagni di stadio – Sócrates e la Democrazia Corinthiana * * * *
Lettura fútbologica azzeccatissima nelle settimane conclusive del mondiale brasiliano. Non bastano due parole per raccontarla, e infatti ne scriverò altrove in modo più esaustivo. Indispensabile per capire non tanto le ragioni del crollo del Brasile in semifinale, quanto quelle della protesta di massa intorno agli stadi nelle settimane precedenti.
Jonathan Coe, The terrible privacy of Maxwell Sim * * * * *
Fra gli scrittori stranieri viventi, Jonathan Coe è senz’altro il mio preferito, per il modo in cui riesce a coniugare, nelle sue storie, portata sociale e percorsi individuali, suggerendo senza mostrare didascalicamente paralleli e contraddizioni. I suoi romanzi, specialmente gli ultimi, hanno tutti questo fantastico respiro tragico, con protagonisti sconfitti da processi storici, il passaggio dall’età dorata delle conquiste sociali del laburismo a quella neoliberista della Thatcher prima e del New Labour poi, che faticano a comprendere, e che si compongono intorno a loro, che ne sono semicoscienti, come un mosaico.
The terrible privacy of Maxwell Sim è forse il suo libro più complesso, non tanto per l’ampiezza dell’affresco tratteggiato (per cui rimane insuperabile il ciclo di The Rotter’s Club e The Closed Circle) quanto per la quantità e la profondità dei temi che si intrecciano. Il filo rosso che li unisce è il classico più classico della storia della narrativa: il viaggio, nella variante del percorso tragico dell’eroe solitario. Il viaggio reale (?) di Maxwell Sim da Watford alle isole Shetland è riflesso nel viaggio raccontato del navigatore impazzito Donald Crowhurst e in quello all’interno di se stesso del protagonista.
Sullo sfondo, la crisi economica, di fatto già ampiamente prevista da Coe nei suoi libri precedenti lo scoppio, ma qui – il romanzo è del 2010 – descritta nella sua essenza e spiegata nelle sue lontane radici, attraverso una serie di espedienti narrativi efficaci. Il talento dello scrittore sta nel riuscire a intrecciare la crisi economica mondiale, e le sue origini, nella storia individuale di Maxwell Sim (di fatto prima ancora della sua nascita!) in un modo che appare perfettamente naturale, senza artifici.
La stessa struttura del romanzo, infine, in cui alle parti di prosa in prima persona sono intercalate sequenze narrative spurie – una lettera, un altro racconto, un saggio, una memoria – suggerisce il tema ulteriore sul valore della scrittura, che è pure viaggio, forse non meno reale di quello compiuto sulla strada.
E la consapevolezza con cui Coe utilizza gli strumenti narrativi, spaziando tra forme e toni, facendo ricorso a tutto il campionario di espedienti e variazioni, è la stellina finale, quella che rende la lettura davvero, davvero indimenticabile.
FILM
Sergio Leone, Per qualche dollaro in più * * * * *
Sergio Leone, Il buono, il brutto e il cattivo * * * * *
Con grande rammarico avevo perso, a giugno, Per un pugno di dollari, primo della trilogia uscita in edizione restaurata, in poche sale e per pochi giorni. A luglio con Martina abbiamo segnato le date col pennarello rosso: mancare questi altri appuntamenti con i capolavori di Sergio Leone sarebbe stato davvero imperdonabile.
Che cosa si può commentare? Li avete visti pure voi, almeno in televisione o in DVD. E se non li avete visti non ho nient’altro da dirvi, se non che no, Dio non è con voi, perché anche lui odia gli imbecilli.
Michael Bay, Transformers 4 – L’era dell’estinzione * * *
Per riequilibrare la bilancia dopo i due capolavori di Sergio Leone, non potevo che andare a vedere i Transformers. A costo di rendermi ridicolo, ammetterò che i trailer mi avevano creato notevoli aspettative: “Finalmente si levano dalle palle i bimbiminkia e il protagonista è un adulto!”, avevo pensato. Tanto che avevo buttato lì l’idea, quasi quasi, di andare a vederlo all’Arcadia di Melzo.
Lo scarso entusiasmo di Martina, rafforzato dalle pessime recensioni di amici che l’avevano già visto, avevano un po’ spento lo slancio, fino a decidere di ripiegare sull’Odeon, dove quest’estate i film costano 5 Euro, 7 quelli in 3D. Anzi no, i film costano 5 Euro, 7 quelli in 3D, tranne i Transformers che sono a prezzo pieno. Maledetti, l’Odeon e i Transformers. Ma soprattutto l’Odeon, che dopo averci spennato (anche perché come dei veri polli ci siamo scordati pure gli occhiali 3D, che abbiamo dovuto ricomprare a 1 Euro ciascuno) ci manda pure nella Sala Suite a vedere il film. Se bazzicate Milano e vi eravate mai chiesti se valesse la pena spendere un sacco di soldi per andare a vedere un film nella Sala Suite dell’Odeon, ecco la risposta: no. Intendiamoci, poltroncine supermega comode, tipo quella di mia nonna che si regola lo schienale e si alza il poggia gambe, ma lo schermo è semplicemente ridicolo, sarà grande quanto un tavolo da ping pong e mezzo. Il peggio possibile per un film la cui unica vera attrattiva dovrebbero essere gli effetti speciali.
Fortunatamente non è così, anche se so di essere solo in questo giudizio. Sì, la storia è insulsa (come tutte le storie dei Transformers). Sì, sono sbagliati tutti i tempi, a partire dalla durata davvero esorbitante (due ore e mezzo!!) fino praticamente a ogni svolta della trama. Sì, i combattimenti sono tutti uguali e alla fine stufano persino quelli. Ma! Ma a me i personaggi sono piaciuti, da Mark Wahlberg con i suoi tormenti interiori allo scienziato pazzo con la segretaria ex poliziotta e strafiga (praticamente un condensato di sogni erotici maschili). E i dialoghi sono divertenti: tra una scazzottata robotica e l’altra si ridacchia discretamente. Insomma, sono i Transformers, non Shakespeare, e tutto sommato ci si può accontentare.
Adesso aspettiamo i Mercenari 3. Buona estate!