… un contratto per ghermirli e nel buio incatenarli
Questa mi pare una buona sintesi dell’emendamento al disegno di legge delega che intende introdurre il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Non è esattamente un fulmine a ciel sereno: è più o meno dal giorno del loro insediamento che Renzi e il suo governo girano intorno all’idea di smantellare definitivamente l’articolo 18, come un branco di squali intorno a una barca alla deriva.
La barca alla deriva è ovviamente la classe lavoratrice italiana, e il suo inadeguato nocchiero sono i dirigenti sindacali, Camusso e Landini in testa, che sembrano essersi accorti solo ora della minaccia incombente. Leggessero di più Avvocatolaser! Qui infatti ne avevamo parlato già in maggio, ma in effetti la questione l’avevamo già esposta anni fa, nel lontano 2010, a proposito del malcagato (per fortuna) disegno di legge Nerozzi.
In questi giorni, la miglior definizione che ho letto del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti è quella di Autolesionistra (grazie a Marta per la segnalazione):
… è un contratto a tempo indeterminato temporaneamente privo di tutele
Stiamo parlando, è il caso di ricordarlo, delle tutele previste dalla legge in caso di licenziamento che un giudice abbia ritenuto ingiustificato. Perché solo di questo tratta l’articolo 18: delle sanzioni che colpiscono il datore di lavoro che licenzia senza rispettare le norme, ad esempio indicando ragioni economiche (crisi, etc.) che invece non sussistono, oppure incolpando il lavoratore per infrazioni disciplinari che invece non ha commesso. Una sanzione efficace è ciò che impedisce il dilagare degli abusi: togliete la sanzione contro i licenziamenti ingiustificati, o riducetela a pochi spiccioli, e avrete non semplicemente più licenziamenti, ma più licenziamenti illegittimi.
Come se non ce ne fossero già abbastanza, poi. Cercare di rilanciare l’occupazione rendendo più facili i licenziamenti ingiustificati è come cercare di farsi venir fame provocando intenzionalmente una diarrea. Ma è chiaro che lo scopo non è affatto questo, ma quello di consentire al padronato di pagare meno e pretendere di più: in altre parole, di trasferire un’ulteriore quota di ricchezza dai lavoratori agli imprenditori.
Questa è l’unica sostanza, tutto il resto sono chiacchiere per convincere i distratti, che sono la maggior parte.
Io credo che non sarebbe affatto impossibile convincere questi stessi distratti che è meglio invece essere pagati di più per lavorare meno. Questo dovrebbe essere lo slogan principale di una campagna di riconquista dei diritti e soprattutto dell’enorme ricchezza che in questi anni è passata dalle tasche dei lavoratori a quelle dei padroni. Ed ecco un altro slogan: tutti i contratti a tempo indeterminato, e il vecchio articolo 18 per tutti.
Non è vero che è impossibile.