31 dicembre, occasione per guardarsi indietro un’ultima volta prima di tuffarsi nell’anno nuovo. Per me, quest’anno, guardarsi indietro significa soprattutto riandare a luoghi e momenti della mia vita pavese che sta per finire. E dal momento che tira aria di festa, non c’è luogo più indicato da celebrare che il Sottovento, uno di quei posti in cui c’è sempre qualcosa da festeggiare, e dove ci si sente sempre a casa.
Ci si va per cazzeggiare, studiare, perfino lavorare. Per sentire un concerto, vedere una partita (dell’Italia), partecipare a un’assemblea, vedere una mostra, giocare a backgammon o a Risiko!, bere un bicchiere o mangiare un boccone. È il cuore di via Siro Comi, che a sua volta è il cuore di Pavia. Ed è un posto dove succedono spesso cose interessanti.
Un pomeriggio di un fine settembre mi ci ero fermato a preparare una relazione per un’assemblea. Pioveva a dirotto. Entrò una ragazza carina che non conoscevo, con una mantellina gialla, tolse la mantellina e mi chiese se poteva sedersi di fronte a me allo stesso tavolo. Trascorremmo il resto del pomeriggio a chiacchierare sorseggiando una, due tazze di tè, poi ci scambiammo il numero di telefono. La relazione quella sera fu tragica. Evitai di chiamarla nei giorni successivi, finché – credo fosse sabato – mentre pranzavo con il mio amico Gabriele mi arrivò un messaggio che più o meno faceva così: “C’è un cavaliere che vuole svegliare una principessa con del caffè e dei biscotti? La torre del sonno si trova…” e c’era l’indirizzo. Avvisai Gabriele di preoccuparsi se non avesse avuto mie notizie per sera, e finito di pranzare andai, munito di biscotti e di caffè.
Mi accolse in camicia da notte, le preparai il caffè mentre si vestiva nell’unica stanza dell’appartamento, fece colazione e mi propose di uscire. Camminammo lungo il Ticino – era un pomeriggio glorioso di sole e di luce – parlammo, ci fermammo a chiacchierare con alcuni pescatori, tornammo indietro per l’ora dell’aperitivo, andammo con un gruppetto di miei amici (tra cui Gabriele, rassicurato) all’Autunno Pavese, li perdemmo dopo pochi minuti, rubammo una bottiglia di vino buono, corremmo a casa sua mentre cominciava a piovere, stappammo la bottiglia, e il resto è personale.
Chi frequenta il Sottovento, di storie così ne vive e ne vede di continuo. Per cui stasera voglio ringraziare i suoi fantastici osti, Riccardo, la Pia, Dario, e augurare buon anno a tutti quelli che al Sottovento si sentono a casa.