Una delle ragioni più marginali per cui non voterò Beppe Sala alle prossime comunali di Milano è che, da un mese, un suo gazebo elettorale piantato permanentemente sotto casa mia ha sfrattato il chioschetto dei burritos. La simpatica combriccola di messicani e peruviani che soddisfaceva il mio fabbisogno settimanale di cibo unto e gustoso si è trasferito davanti a un’altra stazione della metro, troppo scomoda da raggiungere. Il PD pagherà anche questa.
Sul gazebo, insieme a quello di Sala, c’è il faccione di Pierfrancesco Majorino, il suo principale avversario alle primarie. All’epoca avevo scritto: “Nella migliore delle ipotesi, personaggi come Majorino servono a portare acqua pulita al mulino del PD“. Considerato che Majorino è capolista nella lista del PD, uno dei principali volti pubblici di Sala in campagna elettorale, mi sa che non siamo neppure nella migliore delle ipotesi.
Un’altra ragione tutto sommato secondaria per cui non voterò Beppe Sala alle prossime comunali di Milano è che domani parto per Stoccolma e tornerò lunedì 6, troppo tardi per votare chicchessia.
Ammetto che un pochino mi dispiace, non solo perché partire è un po’ morire, ma anche perché alla fine della fiera qualcuno avrei votato: la lista Milano in Comune e il suo candidato sindaco Basilio Rizzo. A parte il simbolo francamente migliorabile, condivido diversi dei punti qualificanti del programma (su tutti, il no alla privatizzazione dei beni pubblici e l’impegno alla riconversione a edilizia pubblica degli spazi inutilizzati) e sono lieto che, almeno fino a oggi, non si sia sbilanciato sull’eventuale apparentamento con Sala al ballottaggio. Siccome non sono nato ieri sera tardi, già so che in un modo o nell’altro un orientamento a convogliare i propri voti sul candidato del PD nel secondo turno verrà espresso, se non già la prossima settimana, quella dopo, ma tanto io nel weekend del ballottaggio, dopo la partita dell’Italia, me ne andrò al mare.
Tra i candidati di lista, due li conosco personalmente: Roberto D’Ambrosio, operaio e sindacalista della Scala, con cui ci siamo occupati di molte vertenze, e Stefano Nespor, uno dei titolari dello studio in cui lavoro, che da trent’anni si occupa tra l’altro di diritto del lavoro (a Milano, è stato tra i principali promotori delle cause dei precari della scuola). Per l’assurdo sistema delle preferenze, che devono essere per candidati di sesso diverso, non si possono indicare entrambi: ma entrambi sono un’ottima scelta.