Il centenario della Rivoluzione d’Ottobre era il 7 novembre – sono sicuro che non occorre spiegare il perché. L’ho celebrato a San Pietroburgo, là dove tutto è iniziato, grazie all’iniziativa di Mauro e al regalo di mia sorella. Nel collage di fotografie (per una volta niente fotomontaggi!) alcuni dei luoghi e delle esperienze più memorabili del viaggio.
- La Fortezza di Pietro e Paolo, dove tra l’altro fino al 1917 erano incarcerati i prigionieri politici: schede biografiche ne ricordano nomi, vicende e periodi di permanenza. Trotskij vi venne rinchiuso ancora nel luglio del 1917, per essere liberato a settembre, subito dopo il fallito colpo di Kornilov: poco più di un mese dopo, vi avrebbero soggiornato, come ultimi ospiti, i ministri del governo provvisorio appena rovesciato. Dai cannoni della fortezza giunsero i colpi che conclusero l’insurrezione di Ottobre, con la resa del Palazzo d’Inverno che sorge proprio davanti, dall’altro lato della Neva.
- La presa del Palazzo d’Inverno, in un diorama esposto all’interno dell’incrociatore Aurora: è per antonomasia il simbolo di ogni rivoluzione.
- All’interno dell’esposizione temporanea allestita nelle stanze imperiali dell’Ermitage, Lenin cerca di infondere un po’ del suo genio e della sua dedizione nella mia misera testolina e in quella di Mauro. La bellezza del Palazzo d’Inverno, lo sfarzo di ogni singola sala, la meraviglia delle opere che vi sono custodite, sono la più semplice spiegazione del perché fosse giusto rovesciare un sistema che consentiva di goderne solo a pochissimi, impedendo a tutti gli altri anche soltanto di impadronirsi degli strumenti per apprezzare tutta questa magnificenza.
- La sera del 7 novembre abbiamo cenato in una splendida bettola dove il cibo era terribile ma economicissimo, la corpulenta ostessa parlava soltanto russo (siamo riusciti a ordinare solo grazie alla mediazione di un molesto autoctono che masticava un po’ di castigliano e di un gruppo di studenti italiani), decine di sciarpe calcistiche erano appese alle pareti e vegliavano su di noi i padri della patria: Marx, Lenin e… Putin.
- Prima di cena, avevamo partecipato al corteo celebrativo per il Centenario, con partenza dalla Stazione di Finlandia, dove Lenin arrivò il 3 (16) aprile 1917 di ritorno dall’esilio, e arrivo sul molo dell’incrociatore Aurora, simbolo della rivoluzione. C’erano tutti: russi e stranieri da tutto il mondo, stalinisti, amici di Putin e autentici rivoluzionari, anziani e giovani (noi, si è scoperto, siamo giovani) centinaia e centinaia di bandiere rosse, compresa quella di Sinistra Classe Rivoluzione venuta apposta con noi dall’Italia. Una donna di San Pietroburgo con cui abbiamo chiacchierato qualche minuto ci ha raccontato che, per quanto i partecipanti fossero solo qualche migliaio, era il corteo più grande da molti anni a questa parte, sembrava felice.
- Eccolo, il cannone dell’Aurora che sparò a salve sul Palazzo d’Inverno per indurlo alla resa, la notte tra il 7 e l’8 di novembre del 1917. La visita del museo allestito all’interno della nave è imperdibile: oltre al diorama della seconda foto, ci sono cimeli di ogni tipo che aiutano a ripercorrere la storia dell’imbarcazione, della marina russa e sovietica, e la storia più generale della rivoluzione stessa. Non mancano curiosità interessanti, come il riconoscimento ai marinai russi impegnati nei primi soccorsi dopo il terremoto di Messina del 1908: fu proprio l’Aurora a portare in Russia le medaglie donate dallo stato italiano nel 1911. Che strano vedere quassù le fotografie della città della mia famiglia.
- Nel collage non si vede, ma la testata si chiama Vrag Kapitala, cioè Nemico del capitale, suppongo dal nome del veicolo blindato utilizzato dai Rossi durante la guerra civile e custodito nel museo dell’artiglieria. È il giornale dei compagni russi della Tendenza Marxista Internazionale di cui sono un militante: è stato emozionante incontrarli nel corteo del centenario e di sicuro non potevo non acquistare una copia.
- La gigantesca locandina dell’esposizione dedicata alla Rivoluzione d’Ottobre nell’Ermitage. Purtroppo non abbiamo potuto dedicare a questa mostra tutto il tempo che sarebbe stato necessario per apprezzarla. In compenso abbiamo trascorso parecchie ore nel Museo della Storia politica russa (già Museo statale della rivoluzione socialista di ottobre) in quello che tra Febbraio e Ottobre fu il quartier generale del Partito bolscevico: le tappe dalla rivoluzione di Febbraio alla dissoluzione dell’Unione Sovietica sono raccontate con molta più precisione di quanto non ci si potrebbe aspettare. Particolarmente interessante è la sezione dedicata alla burocratizzazione del Partito bolscevico dopo la morte di Lenin e negli anni Trenta: compare qua e là anche l’immagine di Trotskij, nonostante la damnatio memoriae che in Russia l’ha condannata all’oblio.
- And now, for something completely different, il Museo dei videogiochi sovietici: una vera e propria sala giochi vintage dove con il biglietto d’ingresso ti consegnano un pugno di monetine da 15 copechi per provare le versioni sovietiche degli arcade game anni Ottanta. Uno sguardo alternativo sulla vita quotidiana dei giovani e giovanissimi nell’era di Breznev e Gorbaciov.
Alcuni consigli di lettura per chi vuole approfondire il tema:
- La Storia della rivoluzione russa di Trotskij è probabilmente l’opera più completa sulla rivoluzione. Non si limita a ripercorrere gli avvenimenti dalla caduta dello zarismo alle prime settimane successive all’insurrezione di Ottobre, ma descrive le condizioni sociali, la psicologia delle masse e la loro evoluzione, analizza le cause profonde e quelle immediate dei rivolgimenti che hanno cambiato per sempre il mondo. Il tutto con l’ironia che l’autore rivendica per lo storico, che rende lo stile leggero e piacevole.
- Per chi non vuole imbarcarsi nelle milletrecento pagine della Storia di Trotskij, I dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed è un ottimo surrogato; per chi invece ha letto l’opera del Vecchio, il libro di Reed è un completamento prezioso: è l’approfondita cronaca giornalistica di un militante comunista americano, testimone diretto, concentrata sugli avvenimenti nei giorni a cavallo dell’insurrezione del 7 novembre. Lo stile brillante e la capacità di descrivere i particolari giusti per farci sentire “lì” rendono questo libro davvero imprescindibile.
- Se proprio non volete farvi lo sbatti, il sesto numero della nostra rivista FalceMartello è interamente dedicato alla Rivoluzione d’Ottobre: costa solo 3€ e saranno i soldi meglio spesi dei prossimi cento anni. Si può ordinare da qui.
Infine, un appuntamento imperdibile per chi sta a Milano e dintorni: domenica alle 16.30 alla Fondazione Feltrinelli (la nuova bellissima sede di viale Pasubio) ci sarà una presentazione del libro di Trotskij su Stalin, di cui potete leggere un’introduzione qui.