Ma siete voi!, ci ha apostrofato una ragazza davanti all’Università Statale mentre distribuivamo volantini, un paio di settimane fa.
Siamo noi!, abbiamo confermato.
Ho fatto il test su Facebook per vedere che partito usciva ed è uscito Sinistra Rivoluzionaria, ma non sapevo neppure chi eravate, men che meno dove trovarvi… ed eccovi qui!
Episodi come questo sono capitati spesso, in tutta Italia, nelle settimane di campagna elettorale, e sono esattamente la ragione per cui abbiamo presentato la nostra lista. Chiunque si interessa di politica almeno (se non solo) in tempo di elezioni ha avuto la possibilità di ascoltare il nostro punto di vista e di capire che è diverso da quello degli altri. L’intervista al portavoce Claudio Bellotti alla Tribuna Politica della Rai è stato visto decine di migliaia di volte e ha convinto migliaia di persone che questo sistema economico è incompatibile con tutte le politiche che sarebbero necessarie per rendere dignitosa la vita di tutti.
Alla fine abbiamo raccolto circa trentamila voti, che fanno circa lo 0,2% nei territori in cui la nostra lista era presente (ossia circa la metà dell’elettorato: il totale su base nazionale quindi si avvicina allo 0,1%). Considerato che il nostro giornale Rivoluzione è tirato in un paio di migliaia di copie a edizione, il salto è gigantesco: già così ne è valsa la pena, vedremo nei prossimi mesi quante di queste persone riusciremo a coinvolgere nella costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria.
Che cosa strana festeggiare il mio compleanno il giorno dopo le elezioni: dovrebbe essere un giorno tutto per me, invece mi pare ci siano cose molto più interessanti degli (apprezzatissimi!) auguri e perfino dei regali.
I risultati dei partiti e dei movimenti di sinistra in queste elezioni, tutti piuttosto prevedibili, si possono leggere in tanti modi. No comment, hanno scritto in queste ore alcuni amici particolarmente demoralizzati. Io invece credo che un commento valga più che mai la pena di farlo, se non si vuole rimanere al palo anche al prossimo giro. La lettura che va per la maggiore, dettata da sconforto e sfiducia, è che la sinistra sia morta. Ma a essere morto è “solo” il Partito Democratico, ossia l’equivoco di un’organizzazione con un legame genealogico con la sinistra di massa, ma uno molto più solido e diretto con la grande imprenditoria e il mondo finanziario, nazionale e internazionale. Il consenso (calante) che ha raccolto in questi anni era dovuto all’illusione che si trattasse dell’unico modo per far vincere una sia pur pallidissima sinistra. Ora che è sparita ogni possibilità di considerarlo un cavallo puzzolente ma almeno vincente, possiamo sperare che si dissolverà anche l’idea che si tratti di una forza di sinistra. Questo secondo me è il risultato principale di queste elezioni, quello che apre finalmente la strada alla possibilità di ricostruire una sinistra di massa in Italia: una possibilità che non potrà essere colta da operazioni ambigue e confuse come Liberi e Uguali e in parte Potere al Popolo, piene di residuati bellici che hanno fatto già abbastanza danni legandosi a doppio e triplo filo proprio al Pd.
La vittoria del Movimento 5 Stelle è un’altra faccia di questa stessa medaglia: una parte non trascurabile dei suoi dieci milioni di elettori ha espresso un voto di protesta, in assenza di alternative, con l’illusione che un suo governo rovescerebbe il tavolo. Questi stessi elettori abbandoneranno questa barca non appena il M5S governerà davvero – che sia a questo giro o al prossimo – e farà esattamente le stesse cose dei governi che lo hanno preceduto: applicare le misure di austerità volute dai banchieri di Bruxelles, continuare a pagare miliardi di interessi sul debito pubblico con i soldi che servirebbero a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini. Non si può fare una frittata senza rompere le uova, ma non è certamente intenzione di Di Maio e soci rompere uova.
Il successo della Lega è inquietante nelle sue proporzioni ma tutt’altro che sorprendente: anni passati a inseguire la destra sul terreno del razzismo, dell’intolleranza, della repressione, hanno prodotto un clima favorevole alle forze che appaiono più determinate e attrezzate per portare avanti questo tipo di politiche.
Perlomeno, ed è davvero la miglior cosa che potesse capitare, nessuno sembra avere i numeri per governare abbastanza saldamente da poter fare troppi danni. Mentre Alien e Predator discutono su chi dovrà farci più male, abbiamo il tempo per cercare di organizzarci: siamo pochi ma molto determinati, siamo la scintilla che appiccherà il fuoco che brucerà questo sistema marcio.