Buchi neri e socialismo

Sono passati appena due giorni da quando tutto il mondo ha potuto vedere la “fotografia” di un buco nero – o meglio di ciò che gli sta intorno. Oggi invece è l’anniversario (il cinquattottesimo) del primo volo umano nello spazio, compiuto da Jurij Gagarin a bordo della Vostok.

Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini

Quella di Gagarin è una delle frasi più citate della nostra cultura, da David Bowie a (si parva licet componere magnis) Tony Bruno, autore di una splendida graphic novel premiata a Lucca nel 2016. E si presta a un collegamento molto preciso con il lavoro che ha reso possibile la ricostruzione dell’immagine di un corpo celeste situato alla (rassicurante) distanza di più di 50 milioni di anni luce da noi.

Come abbiamo letto e sentito in tutte le salse e in tutti i telegiornali, il progetto del Telescopio Orizzonte degli Eventi ha avuto successo unicamente grazie alla collaborazione di dieci centri di ricerca e grazie al lavoro di centinaia di ricercatori provenienti da una quarantina di paesi, che hanno cooperato prima per la realizzazione del “super-telescopio” virtuale in grado di rilevare dati sufficientemente precisi del buco nero; poi per l’analisi di quei dati. Nemmeno il più grande, ricco e potente degli stati, da solo, avrebbe potuto riuscire nell’impresa, o anche solo avvicinarvisi.

Questo dà l’idea di quanto siano inutili le istituzioni chiamate “stati”: entità che servono soltanto a proteggere le economie locali nella competizione globale. E quanto scrivo “economie”, intendo i quattro furfanti che, in ciascuno stato, detengono le leve produttive e finanziarie e si arricchiscono a spese della stragrande maggioranza della popolazione. Che a sua volta non solo non trae alcun vantaggio dall’esistenza di divisioni nazionali, ma al contrario ne ricava oppressione, sofferenze, ostacoli di ogni tipo.

L’esistenza degli stati (o dei raggruppamenti di stati che servono solo a permettere agli stati più piccoli “uniti” di competere con gli stati più grandi: non crediate che l’Unione Europea sia nulla di meglio di questo) è indissolubilmente legata con un modello economico e sociale basato sulla ricerca e la concentrazione del profitto: in altre parole, con il capitalismo.

Questo modello è ormai incompatibile con l’esistenza stessa della vita umana, come cominciano a realizzare in tutto il mondo milioni di giovani mobilitati intorno al tema dei cambiamenti climatici. Risultati come quello dell’EHT, che vengono raggiunti nonostante le dinamiche competitive del capitalismo, sono solo una piccola anticipazione di quello che sarebbe possibile in una società in cui l’intera capacità produttiva del pianeta venisse pianificata sotto il controllo democratico di tutti i cittadini e indirizzata non allo scopo di ottenere un profitto per pochi, ma per massimizzare l’utilità e il benessere di tutti.

Non si tratta soltanto di benessere e utilità materiali. Soltanto in un sistema del genere la scienza e gli scienziati possono riconquistare credibilità e interesse tra le masse. L’effetto più sensazionale dell’immagine ricostruita dall’EHT è stato quello di suscitare in milioni di persone (me compreso) curiosità e interesse per nozioni basilari della fisica, di spingerle a informarsi su come funziona, almeno a grandissime linee, l’universo in cui viviamo. È accaduto principalmente perché era evidente a tutti che questa ricerca fosse stata compiuta per il solo fine della conoscenza, senza che vi fosse un interesse economico immediato da parte dei “soliti”. Tutto il contrario di quanto avviene normalmente nella nostra società, in cui l’idea che ogni cosa sia finalizzata al profitto ha ormai permeato le coscienze e creato una barriera di diffidenza tra persone comuni e scienziati. Tra l’altro, ci avete fatto caso? Nessun astrofisico in questi giorni si è rifiutato di spiegare con parole semplici che cosa stavamo guardando e quanto fosse significativo a chiunque non avesse un dottorato. Non è un caso.

Lottare per il socialismo significa lottare per l’unico sistema economico e sociale in grado di assicurare la sopravvivenza materiale e morale dell’umanità: oggi vincendo la sfida dei cambiamenti climatici; domani magari per consentire a chiunque lo desideri di viaggiare nello spazio come Gagarin.

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