A volte nella vita capitano cose strane e imprevedibili, di quelle che ci lasciano a bocca aperta ad esclamare “Però, questa proprio non me l’aspettavo“.
Molto più spesso, però, gli effetti di una determinata causa si possono tranquillamente prevedere in anticipo, semplicemente esaminando con un po’ di attenzione i dati a disposizione. Ad esempio, se a cena mangio una grande quantità di cipolla cruda, posso prevedere che durante la notte avrò di che pentirmene.
Con esattezza simile era possibile prevedere già un anno fa che le aspettative suscitate dalla promessa del Reddito di Cittadinanza, ossia uno dei fattori principali del successo elettorale del Movimento 5 Stelle, sarebbero state deluse non appena la misura fosse diventata operativa: era chiaro fin dall’inizio, leggendo il programma e in generale osservando le coordinate politiche del M5S, che non ci fosse alcuna intenzione di prendere i soldi là dove si trovano – ossia nelle tasche del padronato – per finanziare una forma di sostegno al reddito davvero significativa. Questo sarebbe stato il presupposto indispensabile per “sconfiggere la povertà”: ma senza toccare i profitti e le rendite, senza cioè innescare un conflitto di classe, il “reddito” sarebbe stato nulla più di una misera elemosina.
In effetti, più o meno un anno fa scrivevo:
se questi sono i presupposti, è inevitabile il fallimento di questa proposta anche nei suoi obiettivi minimi: se ci si pone all’interno delle compatibilità di sistema, accontentandosi di quello che il padronato è disposto a concedere senza intaccare i suoi interessi, allora tutto ciò che si potrà ottenere sarà un’elemosina magari leggermente più sostanziosa di quella garantita oggi dal REI, ma soggetta a vincoli stringenti e soprattutto dipendente dalle esigenze del mercato, non da quelle dei lavoratori e delle loro famiglie.
Il tira e molla sullo spread, con la calata di braghe finale di fronte al diktat dell’UE, non ha fatto che confermare che non un centesimo sarebbe stato sottratto ai detentori di grandi rendite e profitti, e che perciò i soldi a disposizione per il RdC sarebbero stati pochissimi. Quando poi il Reddito di Cittadinanza è diventato legge, lo scorso gennaio, lo scenario era perfettamente definito. Infatti scrissi:
quando arriveranno le prime, numerose lettere dell’INPS che respinge le domande, e i primi assegni di molto inferiori alle aspettative, allora il vento comincerà a cambiare
Tre mesi dopo, ossia in questi giorni, le prime lettere dell’INPS stanno cominciando ad arrivare. Oggi sulla mia bacheca di Facebook (e anche sulla vostra, ne sono certo) comparivano decine di post che riprendevano le lamentele di chi si era visto riconoscere assegni di molto inferiori a quelli attesi, in alcuni casi di poche decine di Euro. La maggior parte di questi post era accompagnata da commenti di scherno nei confronti dei richiedenti, “colpevoli” di aver creduto alle panzane del M5S.
Ora, sia chiara una cosa – che a quanto pare non è più sufficientemente chiara: chi prende in giro i poveri non solo non è di sinistra, ma è proprio un miserabile stronzo.
La disperazione di chi ha troppo poco per vivere diventa facilmente illusione in promesse di cambiamento. Quando queste promesse non vengono mantenute, la disillusione diventa rabbia. Compito di chi è di sinistra non è (dovrebbe essere ovvio) schernire i poveri arrabbiati perché si sono fidati del partito sbagliato, ma costruire organizzazioni che possano raccogliere questa rabbia e dirigerla contro i veri responsabili della povertà: la classe degli sfruttatori e i loro rappresentanti politici, ossia il Partito Democratico e gli altri partiti liberisti e di destra.