Un anno fa, di questi tempi, mi apprestavo a festeggiare il mio quarantesimo compleanno insieme ai miei amici: li avevo invitati a cena all’Osteria del Biliardo, come consuetudine da quando mi sono trasferito a Milano, per la sera di sabato 7 marzo.
Le notizie sui contagi che si inseguivano già in quelle settimane avevano ridotto la compagnia a una dozzina di persone (almeno alcuni tra i miei amici sono persone prudenti). Proprio mentre cominciavamo a sederci, l’ormai ex presidente Conte annunciava in conferenza stampa che l’Italia era “zona arancione”. Sguardi preoccupati sui telefonini, un po’ tutti cercavamo notizie e trovavamo soprattutto immagini di assalti ai supermercati e alla Stazione Centrale. Vino e pietanze avrebbero almeno disteso un po’ gli animi almeno per un paio d’ore.
Tutto avrei potuto immaginare quella sera, compresa una mutazione del virus che trasformasse gli uomini in zombie, ma di sicuro non che un anno dopo il compleanno con gli amici non solo non l’avrei potuto festeggiare in osteria, ma neppure in casa.
Siamo diventati arancione scuro. Come uno spritz con il Select invece dell’Aperol.
Lasciate che ci rida su fino a stasera, da domani ricominciamo a organizzarci per cancellare il prima possibile il sistema marcio che è il vero colpevole di questo incubo senza fine.