La necessità di accendere la luce in studio, alle sei del pomeriggio, mi ricorda che l’autunno è alle porte.
Per alcuni è iniziato lo scorso luglio, mangiandosi tutta l’estate. Per i quattrocento e passa lavoratori della GKN di Campi Bisenzio, vicino a Firenze, che pochi giorni dopo la fine del blocco dei licenziamenti hanno trovato nella posta elettronica la comunicazione dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo.
La settimana scorsa sono andato nell’ex Liceo classico Omero di Bruzzano, oggi Ri-Make, ad ascoltare Dario e Matteo, due operai e militanti del collettivo di fabbrica GKN, raccontare la loro storia.
È una storia lunga, nata quando lo stabilimento faceva parte del gruppo FIAT, per il quale ha continuato a produrre semiassi per autoveicoli anche dopo essere stata ceduta alla multinazionale GKN.
Una storia fatta di lotte sindacali anche accese che nel tempo hanno consentito di ottenere conquiste importanti, difese con le unghie e con i denti dalle controriforme che hanno imperversato negli ultimi decenni: ad esempio sulla stabilizzazione dei precari, o sul mantenimento dell’articolo 18 anche dopo che era stato abolito.
Finché la multinazionale un paio d’anni fa è stata acquistata da un fondo speculativo internazionale, Melrose Industries PLC. Se andate sul suo sito potete leggerne il motto: “Buy, Improve, Sell“.
Subito dopo aver comprato, hanno avviato i piani per il “miglioramento”: in quattro e quattr’otto hanno deciso che dovevano chiudere gli stabilimenti in cui il costo del lavoro è maggiore (oltre a Firenze, anche Birmingham sta subendo lo stesso trattamento) per concentrare la produzione nei paesi in cui costa meno – la Polonia, in questo caso.
Non c’erano ragioni produttive: i semiassi servono, hanno mercato, continuano a essere fabbricati. Infatti lo stabilimento è stato dotato di nuove linee e macchinari all’avanguardia. Il tutto destinato nei piani dei supermanager tagliatori di teste – piani che si sono ben guardati dal condividere con i lavoratori fino al fatto compiuto – a essere spostato altrove alla prima occasione.
Un meccanismo del tutto consueto: chi è attivo dalle parti di Pavia ricorderà probabilmente la vicenda pressoché identica della Elnagh, una decina d’anni fa.
La pandemia, con i divieti di licenziamento generalizzati, ha rallentato il progetto, ma non l’ha fermato: all’indomani della fine del blocco, sono partite le mail e i lavoratori da un giorno all’altro hanno scoperto che di lì a 75 giorni – questa è la durata standard delle procedure di licenziamento collettivo – sarebbero rimasti senza lavoro.
Quello che non è standard, invece, è che i lavoratori reagiscano alla notizia non con rassegnazione e demoralizzazione, ma stringendosi intorno alla fabbrica, la loro “bambina”, che hanno occupato immediatamente dopo aver ricevuto le “lettere” e che continuano a presidiare da oltre due mesi, mantenendo in perfetto stato le macchine che necessitano di cure e attenzioni quotidiane. “Potremmo ricominciare a produrre semiassi domani“, dicevano Dario e Matteo.
Per tutta l’estate, mentre i tavoli al ministero non hanno smosso di un millimetro il padrone (e come avrebbero potuto?), mentre il ministro prima ventilava e poi si rimangiava la proposta di una legge contro le delocalizzazioni, i lavoratori di GKN hanno promosso iniziative davanti ai cancelli e in tutta Italia, chiesto e ottenuto una solidarietà straordinaria e diffusa.
Per sabato 18 settembre, a pochi giorni dalla scadenza del licenziamento collettivo, hanno convocato una grande manifestazione a Firenze. Non si tratta di convincere il padrone a revocare i licenziamenti: non lo farà. Si tratta di battere un colpo e lanciare un segnale al resto della classe lavoratrice: resistere si può e si deve, e l’unico modo efficace di lottare è tutti insieme.
Se la manifestazione avrà successo, invece della fine di una lotta importante potrà essere l’inizio di un’intera stagione di lotte. Nella consapevolezza che vicende come quella di GKN non sono un’eccezione ma la regola nel capitalismo, e che l’unica vera soluzione è organizzarsi per distruggere questo sistema marcio.
Per questo sabato sarò a Firenze, e nessuno sforzo fatto per andarci sarà stato vano.