Questo è un post che non avrei mai voluto scrivere.
Possiamo contare sulle dita di una mano le persone che hanno avuto un’importanza determinante nella nostra vita, che hanno inciso sulle nostre scelte più rilevanti, hanno indirizzato con la loro sola presenza ciò che siamo diventati.
Valerio Evangelisti, nella mia vita, è una di queste persone.
Negli ultimi 15 anni è stato fonte di ispirazione, guida, collante di una comunità alla quale sono grato e orgoglioso di appartenere. Basta vedere quante volte compare il suo nome in questo blog (fun fact: il mio nome compare in un suo romanzo!)
Fatto non secondario, è grazie a lui che ho conosciuto Martina, che ancora oggi completa la mia esistenza.
Valerio è stato un grande intellettuale, prima ancora che uno scrittore dal talento straordinario. E nonostante la sua grandezza, l’ho visto decine di volte rimanere in silenzio ad ascoltare con vivo interesse e sincera curiosità gli sproloqui di qualche sbarbatello che incontrava per la prima volta. Ero uno di questi sbarbatelli quando ci siamo conosciuti nel settembre del 2007, mezza vita fa.
Ho sbagliato: non “nonostante” la sua grandezza. Proprio questa capacità di ascoltare, di comprendere a fondo il suo interlocutore, era una delle sue qualità più straordinarie. Con una frase dimostrava di aver capito il tuo pensiero a volte anche meglio di te stesso.
Non ultimo – e senz’altro per primo dal suo punto di vista – Valerio era un compagno coraggioso, lucido nelle analisi, che molto spesso condividevo ma che apprezzavo anche quando erano diverse dalle mie, e sempre pronto ad esporsi per difenderle, anche a costo di nuotare controcorrente.
Con i suoi libri ha contribuito in maniera enorme a formare politicamente una generazione, e questo era in fondo il motivo principale che lo spingeva a scrivere: combattere sul terreno dell’immaginario l’avanzata della reazione. Questo era ed è il senso manifesto di Carmilla on line e dei romanzi più espliciti come Noi saremo tutto (il primo che ho letto, un’autentica folgorazione) ma anche di quelli solo apparentemente meno impegnati come quelli del ciclo di Eymerich – opera geniale e unica nel suo genere.
Aveva un meraviglioso senso dell’umorismo Valerio. La battuta pronta e arguta, e una risata che non poteva non coinvolgerti. Un’espressione gioiosa, quando era in mezzo ai suoi amici, che ha sempre conservato anche dopo la malattia – e chissà quale sforzo gli costava.
Soprattutto questo è stato per me: un amico, e uno dei migliori che si possa sperare di avere.
Mi mancheranno quella risata e quel sorriso, i suoi consigli, anche le sue critiche – da compagno. Mi mancheranno i libri che non scriverà. Ma vivrà nel ricordo dei tantissimi che gli hanno voluto bene, della comunità dei lettori e soprattutto degli amici, di quella mailing-list che ha creato da vero precursore e coltivato per oltre due decenni contro ogni logica, per il gusto e il piacere di vederla crescere.
Ciao Valerio, grazie per sempre.