Libri d’agosto

Le vacanze sono finite tre giorni fa, ma prima di mandarle definitivamente in archivio voglio condividere le mie letture di questo mese trascorso in due isole agli estremi opposti dell’Europa: Irlanda e Karpathos.

Alan Woods, Ireland: Republicanism and Revolution

La causa del lavoro è la causa dell’Irlanda, e la causa dell’Irlanda è la causa del lavoro“: queste parole di James Connolly, il grande rivoluzionario irlandese assassinato dopo la Rivolta di Pasqua del 1916, sono l’estrema sintesi del saggio di Alan Woods che mi ha accompagnato nel viaggio da Cork a Donegal.

Non può esserci una vera indipendenza nazionale senza una lotta rivoluzionaria per l’emancipazione della classe lavoratrice dalle catene del capitalismo. Lo racconta in modo straordinario Ken Loach in uno dei suoi film più emozionanti, Il vento che accarezza l’erba.

La storia del movimento indipendentista irlandese è finora la storia dei tradimenti perpetrati alla causa dell’indipendenza dai nazionalisti borghesi, anche grazie agli errori dei dirigenti del movimento operaio che hanno sistematicamente subordinato le aspirazioni rivoluzionarie dei lavoratori irlandesi agli interessi dei capitalisti repubblicani.

Non la lotta armata, né il parlamentarismo che costituisce dopo gli accordi del Good Friday l’altra faccia della stessa medaglia, potranno portare alla vittoria della causa della riunificazione repubblicana, ma soltanto la rivoluzione socialista sarà in grado di ottenere un Irlanda unita oltre i settarismi religiosi, e libera dal giogo dell’imperialismo.

Mordecai Richler, Il mio biliardo

L’autore del famoso e splendido romanzo La versione di Barney era, non sorprendentemente, un grande appassionato di biliardo – per la precisione di snooker.

In quello che è il suo ultimo libro, scritto appena prima della scomparsa nel luglio del 2001, Richler racconta “il gioco e i personaggi che lo giocano”, in una carrellata di ritratti brillanti, non privi di un’ironia tendente all’amarezza.

Anche se personalmente preferisco l’eleganza dei cinque birilli, è un testo imperdibile per tutti gli appassionati.

Vasily Grossman, Stalingrado

Da molto tempo avevo sul comodino questo libro e attendevo solo l’occasione di un periodo di relax totale in cui potessi dedicarmi quasi soltanto alla lettura: finalmente è arrivata nelle meravigliose spiagge di Karpathos.

Così, mentre Martina si immergeva in acqua con la maschera alla ricerca di pesci colorati, io mi sono immerso per una settimana nel più famoso e sanguinoso campo di battaglia della Seconda guerra mondiale, raccontato in modo commovente attraverso una straordinaria polifonia di voci.

Non sono in grado di scrivere in poche righe un commento adeguato all’importanza di questo libro, che a pieno titolo appartiene al novero dei grandi capolavori della letteratura. Quello che ho trovato sconvolgente sopra ogni cosa è la capacità di Grossman di descrivere in pochi tratti non tanto gli eventi quanto la psicologia degli esseri umani, rappresentata in tutta la sua varietà e complessità.

Gli innumerevoli personaggi, non solo quelli principali ma anche e per certi aspetti soprattutto quelli secondari, che occupano soltanto pochi paragrafi, appaiono vivi perché le loro emozioni e i loro sentimenti sono reali: sono le emozioni e i sentimenti che vedo ogni giorno nelle persone che entrano ed escono dal mio studio, che non affrontano certamente la morte ma magari un licenziamento. C’è chi sceglie di lottare, chi ha paura, chi a parole vorrebbe spaccare il mondo ma alla prima prova si scioglie e vorrebbe rinunciare, chi al contrario parte timoroso ma acquista via via consapevolezza, e forza. Così oggi, come nell’Unione Sovietica invasa dai nazisti.

E in più c’è l’idea persistente che gli uomini possano migliorare, grazie all’azione collettiva di una società più giusta fondata sulle conquiste della Rivoluzione. Un’idea bellissima, che non perde nulla della sua forza neppure alla luce della degenerazione e la corruzione di quelle conquiste, di cui lo stalinismo fu responsabile, e che affiora già nelle pagine di Grossman.

Girata l’ultima pagina, con la storia che si interrompe nel settembre del 1942 sulle rive del Volga, viene voglia immediatamente di iniziare il seguito della “duologia”: Vita e destino. Ma dovrà aspettare la prossima vacanza.

Michael Crichton, I cercatori di ossa

Forse non tutti sanno che una mia piccola passione è la teoria dell’evoluzionismo e la sua storia (qui una mia vecchia polemica con i Testimoni di Geova al riguardo).

Mesi fa ho assistito alla presentazione di Polvere e ossa, saggio di Gabriele Ferrari (noto anche come lo Stanlio Kubrick del sito di cinema “da combattimento” i400calci) che racconta della memorabile disputa tra Edward Drinker Cope e Othniel Charles Marsh, due celeberrimi paleontologi americani di fine Ottocento. Lo sto leggendo ora.

Nel mio ultimo giorno di mare, invece, ho letto il romanzo – pubblicato postumo – che Michael Crichton ha dedicato allo stessa vicenda: una storia che intreccia il Western con la scienza dei pionieri, tra pistoleri, miniere d’oro, assalti alla diligenza e un’enorme quantità di fossili di dinosauro. Non senza un occhio sensibile e “moderno” al genocidio dei nativi americani.

La più classica lettura da spiaggia, uno di quei libri che si fanno leggere tutti d’un fiato – tra un tuffo e l’altro.


E voi, che cosa avete letto in vacanza?

Condividete se vi piace!

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