Il testo che segue è un contributo per un seminario organizzato a Pavia dalla rivista FalceMartello, nel luglio 2006, sulla storia delle organizzazioni Internazionali del movimento operaio.
1. CRONOLOGIA
1864 28 settembre: al St. Martin’s Hall di Londra nasce l’Associazione Internazionale dei Lavoratori, su iniziativa di associazioni di operai inglesi (trade unions) e francesi. Partecipano numerosi esuli politici di altre nazioni, italiani (mazziniani), polacchi, svizzeri, tedeschi: tra questi Marx, che elabora il documento programmatico dell’Associazione, sotto forma di Indirizzo inaugurale.
1866: opposizione delle sezioni dominate da proudhoniani e mazziniani nei confronti degli indirizzi del Consiglio Generale. Marx riesce a far affermare le tendenze di internazionalismo proletario contro le istanze piccolo borghesi francesi e quelle democraticiste italiane.
1867: Marx pubblica Il Capitale. Ingresso di Bakunin nell’Internazionale. Aumentano le sezioni dell’Internazionale in tutta Europa, anche in conseguenza di un’ondata di scioperi che attraversa tutte le zone industrializzate.
1868: l’Internazionale è considerata la principale responsabile degli scioperi; aumenta enormemente la sua autorità tra i lavoratori, con giornali e riviste in tutti i Paesi europei e negli USA, contemporaneamente alle prime repressioni nei confronti dei suoi iscritti, specie in Francia. Si esaurisce la corrente proudhoniana, mentre cominciano i dissensi con Bakunin, che ha costruito una struttura parallela all’Internazionale e semi-clandestina, l’Alleanza internazionale della democrazia socialista, ammessa solo l’anno seguente nell’Internazionale.
1869: sezioni dell’Internazionale in quasi tutti i Paesi europei; in Svizzera, Spagna e Italia decisiva l’influenza di Bakunin. Aumentano le lotte operaie, con l’impegno di primo piano dei militanti internazionalisti. Dispute all’interno delle singole sezioni e del Consiglio Generale sui temi della collettivizzazione della proprietà fondiaria e dell’eredità. Nasce il Partito operaio socialdemocratico su iniziativa dei marxisti Bebel e Liebknecht. Al congresso di Basilea spaccatura tra centralisti (Marx) e federalisti (antiautoritari, Bakunin).
1870: si aggravano le tensioni tra centralisti e federalisti, che tendono a formare una corrente autonoma specie in Spagna e Svizzera, dove avviene una scissione. In Francia si intensifica la repressione verso gli internazionalisti, fino allo scoppio della guerra franco-prussiana, il 19 luglio: cade Napoleone III e viene proclamata la Repubblica con la formazione di un governo di difesa nazionale. L’Internazionale prende posizione contro la guerra, condannando in particolare l’espansionismo bismarkiano. A Lione Bakunin partecipa con intenti avventuristici alla Comune popolare, che viene rapidamente sconfitta. Ampia diffusione del Manifesto e del Capitale.
1871: nel gennaio cade Parigi e in breve si giunge all’armistizio tra Francia e neonato impero germanico. Il 18 marzo nasce la Comune di Parigi, con la formazione di un governo democratico-popolare che reggerà la città fino alla settimana sanguinosa di fine maggio. L’Internazionale prende subito posizione in favore della Comune e interviene attivamente nelle sue vicende. Marx fa approvare e pubblica l’Indirizzo sulla Guerra civile in Francia. La persecuzione anti-internazionalista in Europa si aggrava, ma l’esperienza della Comune favorisce un’ulteriore espansione dell’Internazionale, con sezioni anche negli USA. Nella Conferenza di Londra è approvata la risoluzione sull’azione politica della classe operaia, con definitiva sconfitta delle posizioni proudhoniane e bakuniniane: la risoluzione non viene riconosciuta dagli antiautoritari in Svizzera, Spagna e Italia. Sulla base della risoluzione sull’azione politica e dell’esperienza del Partito operaio socialdemocratico tedesco nasceranno negli anni seguenti i partiti socialisti marxisti.
1872: il Congresso dell’Aja espelle gli antiautoritari e decide di spostare la sede del Consiglio Generale a New York; il nuovo segretario è Friedrich Sorge, legato a Marx. Si attenua l’azione organizzativa dell’Internazionale, mentre si ampliano le adesioni ad essa ed esplode la disputa tra marxisti ed anarchici, definitivamente usciti dall’Internazionale.
1875: in Germania congresso di unificazione delle varie correnti socialiste e di fondazione del Partito operaio socialista di Germania.
1876: al Congresso di Philadelphia si scioglie l’Internazionale
1877: ultimo congresso della para-Internazionale anarchica: mentre si riaccendono le lotte operaie, diminuisce quasi ovunque l’influenza degli anarchici.
2. LA NASCITA DELLA PRIMA INTERNAZIONALE E L’INTERNAZIONALISMO DI MARX.
La nascita della Prima Internazionale rappresenta il culmine di un processo di presa di coscienza della necessità di una solidarietà internazionale tra i lavoratori di differenti Paesi, iniziato fin dall’apparire dei primi movimenti operai organizzati, intorno agli anni 30 del secolo.
Il successo dell’Internazionale rispetto ai numerosi tentativi precedenti di dar vita ad associazioni internazionali deriva da un lato dal fatto che, mentre i primi raggruppamenti internazionali avevano riunito soltanto delle piccole minoranze poco rappresentative, l’Internazionale nasce invece da un’intesa tra i rappresentanti delle due classi operaie più importanti ed avanzate d’Europa, quella inglese, già da diversi decenni organizzata nelle trade unions, e quella francese, uscita molto rafforzata, perlomeno sul piano della coscienza di classe, dall’esperienza rivoluzionaria del 1848; dall’altro lato, contribuisce in modo decisivo all’affermazione dell’Internazionale l’indirizzo politico che Marx riesce a far prevalere – nel tempo e attraverso numerosi scontri – che meglio è in grado di dare una lettura e una risposta alle esigenze politiche e organizzative del crescente movimento operaio europeo.
Internazionalismo significa, nelle intenzioni di Marx, il superamento di una visione nazionalistica della lotta di classe, in favore di una prospettiva più ampia: dal momento che il capitale si organizza, sul piano economico e politico, a livello internazionale, è necessario che il proletariato sia allo stesso modo unito in una associazione internazionale che dia un indirizzo teorico e politico omogeneo alle singole lotte nazionali, e che sia in grado altresì di fornire a queste lotte una solidarietà non solo materiale, ma anche politica.
Segno caratteristico di questa idea internazionalista saranno le prese di posizione dell’Internazionale contro la guerra austro-prussiana prima, e franco-prussiana poi, e in favore dei movimenti indipendentisti polacco e irlandese.
Internazionalismo non significa però la creazione di un sovra-partito in grado di sostituire le organizzazioni nazionali del movimento operaio: Marx promuoverà incessantemente la creazione di partiti politici operai nazionali, stretti tra loro da legami internazionali ma in grado di articolare le lotte sulla base delle specifiche problematiche di ogni singolo Paese.
3. IL PERCORSO DELLA PRIMA INTERNAZIONALE.
Le vicende della Prima Internazionale segnano il percorso che porta le idee del marxismo ad imporsi all’interno del movimento operaio: non tanto per il carisma e l’abilità eccezionali di Marx ed Engels, quanto perché il marxismo esprime la teoria che è meglio in grado di spiegare e in qualche misura guidare gli eventi e le lotte del periodo tra le due grandi mobilitazioni del 1848 e della Comune del 1871.
La funzione storica della Prima Internazionale è proprio quella di tracciare la strada, di purificare il movimento operaio dalle teorie piccolo-borghesi di matrice mazziniana e preudhoniana prima, e dalle teorie avventuriste e spontaneiste – pure non esenti da caratteri piccolo-borghesi – di matrice anarchica.
Le correnti dominanti nel movimento operaio nel periodo della nascita dell’Internazionali o avevano concezioni corporative delle associazioni operaie, che in particolare i preudhoniani escludevano dalla lotta politica, o le consideravano soltanto, in specie i mazziniani, come una base organizzata per la politica democratica, riconoscendo il dovere degli operai di partecipare alla lotta politica, ma senza una politica autonoma di classe.
La storia della Prima Internazionale può essere considerata da questo punto di vista come una battaglia ideale e politica condotta da Marx ed Engels contro i principali rappresentanti di queste idee che, in un modo o nell’altro, negavano l’autonomia politica del proletariato.
Già nell’Indirizzo inaugurale dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori Marx poneva l’accento sull’unità inscindibile della lotta economica e della lotta politica, e sul carattere prettamente politico di ogni movimento di classe: ad esempio esaltava la conquista degli operai inglesi della legge sulle dieci ore di lavoro, spiegando al contempo come il nesso indissolubile tra lotta di classe economica e lotta politica consista nella portata politica delle rivendicazioni economiche. I successi nelle rivendicazioni economiche, da soli – spiegava Marx – non portano alla trasformazione del sistema dal capitalismo al socialismo: occorre, per questo, l’azione specificamente politica diretta alla conquista dello Stato.
Su questo specifico punto si scatenò la disputa tra Marx e Bakunin: gli anarchici sostenevano da una parte che a rovesciare il capitalismo fossero sufficienti le conquiste sindacali, e dall’altra che la lotta politica, proprio in quanto diretta alla conquista dello Stato, fosse un terreno dal quale il movimento operaio dovesse astenersi. In questo senso Bakunin riproponeva, da “sinistra”, quel rifiuto della lotta politica già teorizzato da “destra” dai preudhoniani. In sostanza, laddove Marx teorizzava la necessità della conquista dello Stato, Bakunin rivendicava la totale abolizione dello Stato.
Di qui lo scontro frontale tra le due tendenze sul piano organizzativo: coerentemente con il dovere di unire la lotta politica a quella economica, Marx – e con lui l’Internazionale, specie con la risoluzione sull’azione politica della classe operaia approvata alla Conferenza di Londra – spingeva per la creazione di partiti operai internazionalisti ma su base nazionale, sull’esempio del Partito fondato da Bebel e Liebknecht in Germania nel 1869. Bakunin, dall’altro lato, avversava radicalmente una simile prospettiva, tanto che su questo punto avvenne la scissione del movimento anarchico dall’Internazionale.
Con la fuoriuscita degli anarchici la linea di Marx si impose definitivamente, e la Prima Internazionale esaurì di fatto la sua funzione storica: in questo senso vanno letti lo spostamento del Consiglio Generale negli USA ed il disimpegno di Marx ed Engels dall’Internazionale: con il trionfo della teoria marxista della necessità di organizzarsi in partiti politici con autonomia di classe nazionali, collegati però internazionalmente, si apriva la strada per la nascita della Seconda Internazionale, che, nelle parole di Engels, “dopo che i libri di Marx avranno esercitata la loro influenza per alcuni anni, sarà puramente comunista e propagherà direttamente i nostri principi”.